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Cronaca

Mamma e nonna uccise, la testimonianza del figlio 16enne di fronte al giudice

Le parole del figlio di Sara Ruschi adesso avranno valore di prova. Il giovane, con a fianco una psicologa, ha ripercorso quelle drammatiche ore

I momenti di crisi dei mesi prima del delitto, la scoperta della morte della madre e della nonna, la richiesta d'aiuto inviata al 112. Quella terribile notte tra il 12 e il 13 aprile scorso, quando la 35enne Sara Ruschi e sua madre, Brunetta Ridolfi, furono uccise dal compagno della giovane, Jawad Hicham, è stata ripercorsa in incidente probatorio dal figlio 16enne di Sara. In un'aula protetta del Tribunale di Arezzo, affiancato da una psicologa, il ragazzo ha parlato per circa due ore, ieri mattina, rispondendo alle domande del Gip Giulia Soldini e del pm Marco Dioni.

Quelle drammatiche ore sono state ripercorse, così come è stato raccontato quanto avvenuto nel periodo che ha preceduto quel terribile evento, cercando negli episodi che si sono verificati nelle settimane e nei mesi prima, di tratteggiare un possibile movente. La testimonianza del giovane avrà così il valore di una prova e sarà agli atti del procedimento per duplice omicidio che vede il padre imputato. L'adolescente, assistito insieme alla sorellina e al nonno materno dall'avvocato Alessandra Panduri, adesso non dovrà tornare più in aula durante il processo in Corte d'Assise e non dovrà rivivere più quei terribili momenti. 

Nelle lunghe ore di incidente probatorio, è apparso chiaro come la coppia stesse affrontando da alcuni mesi un periodo di crisi. Forse da parte del 38enne c'era un sentimento di gelosia e probabilmente la possibilità di una separazione ha acuito lo stato di tensione. In passato nei confronti dei figli non ci sarebbe stato mai nessun episodio di violenza, mentre negli ultimi mesi pare ci fossero state almeno due situazioni critiche con la compagna. 

Quella terribile notte, il ragazzo sarebbe stato svegliato dalla nonna, tremante e ferita. Avrebbe visto il padre uscire e sarebbe corso ad aiutare la madre e poi anche sarebbe tornato dalla nonna. Ha chiamato i soccorsi e avrebbe anche cercato di fare il massaggio cardiaco alla nonna. Poi le luci delle ambulanze e le sirene della polizia si sono stagliate nella notte più buia di San Lorentino. 

Durante l'udienza, ma in un'altra stanza, era presente anche Hicham, assistito dalla legale Maria Fiorella Bennati. Nessun incontro  però tra i due. Il 38enne è sempre chiuso nel silenzio.

Adesso il pm potrebbe chiedere il giudizio diretto, saltando direttamente al procedimento in corte d'assise ed evitando le fasi dell'udienza preliminare. La richiesta potrà essere presentata entro settembre. 

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