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Cronaca

Ex Sacci: discarica di amianto a cielo aperto. Arriva l'ordinanza di sicurezza, Bernardini: "Bibbiena è parte lesa"

Prima il blitz degli agenti della Forestale che, su disposizione del pm Angela Masiello, avevano messo i sigilli all'intera area poiché non bonificata. E prima ancora le decine e decine di sollecitazioni e segnalazioni che i singoli cittadini...

Prima il blitz degli agenti della Forestale che, su disposizione del pm Angela Masiello, avevano messo i sigilli all'intera area poiché non bonificata. E prima ancora le decine e decine di sollecitazioni e segnalazioni che i singoli cittadini, oltre che le autorità locali, avevano effettuato agli organi competenti riportando le evidenti criticità che riguardano la ex Sacci di Corsalone.

Infine le parole lapidare e inequivocabili di Arpat e Asl: la vecchia fabbrica è una discarica di amianto a cielo aperto. Un verdetto pesantissimo che è frutto di accurati controlli effettuati appositamente all'interno dell'area per verificare la presenza di materiali pericolosi ed inquinanti.

Subito dopo le verifiche effettuate lo scorso mese dagli agenti della Forestale, dai vigili del fuoco e dal personale sanitario, la stessa Arpat ha eseguito indagini mirate all'interno del vecchio stabilimento. Qui sono stati ritrovati residui di amianto (utilizzati nella lavorazione del cemento), catrame ed altri materiali pericolosi. Una criticità talmente tanto evidente che i tecnici stessi hanno definito l’ex azienda area rossa, ovvero "off limits", se non indossando tute speciali in grado di proteggere dagli effetti nocivi dell’amianto. In seguito a tali controlli è stata l’Arpat stessa ad inviare un’ordinanza urgente ai Comuni di Chiusi e Bibbiena per mettere in sicurezza l’area. Insomma una vera e propria bomba ecologica che negli anni si è trasformata in una discarica a cielo aperto offrendo asilo anche a rifiuti abbandonati al suo interno da privati.

A rispondere della situazione saranno i Comuni di Bibbiena e Chiusi della Verna, la Regione Toscana e il proprietario dell'immobile.

La parte lesa è il Comune di Bibbiena”. Ha commentato il sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini dopo l’emanazione dell’ordinanza di messa in sicurezza dell’area ex Sacci, richiesta dalla Procura della Repubblica e dalle autorità ambientali competenti, chiarendo alcuni aspetti inerenti tutta l’annosa vicenda sfociata, negli ultimi giorni, nel sequestro dell’area.

"Il recupero dell'area Sacci è sempre stata una delle priorità dell’amministrazione - prosegue Bernardini - Non ci sono mai stati problemi di coordinamento con Chiusi della Verna e non abbiamo mai ricevuto progetti di recupero da parte della proprietà. Quella della Sacci è un'area privata, dove il piano regolatore consente qualsiasi tipo di intervento. Per questo abbiamo richiesto alla Provincia di Arezzo prima e alla Regione Toscana ora, di progettare e realizzare la variante alla Strada Regionale 71, che consentirebbe di demolire la fabbrica, attraversandola, ed avviare pertanto il recupero. Siamo ancora in attesa di ricevere il progetto preliminare, che abbiamo sollecitato. Sotto il profilo ambientale nel 2013 le autorità competenti (USL, ARPAT, PROVINCIA) hanno certificato al Comune la non necessità di bonifica del sito, a completamento delle operazioni di rimozione dei rifiuti iniziate nel 2007, e pertanto, l'assenza di rischi ambientali. Oggi queste stesse autorita' ci dicono che tali rischi, invece, sono presenti”.bernardini-daniele-sondaco-bibbiena

Il cementificio fu dismesso circa a metà degli anni ottanta. L’amministrazione di Bibbiena, non ha mai ricevuto dalla proprietà progetti di recupero, nonostante il Piano Regolare consenta, come detto, ogni intervento.

Ci siamo fidati e affidati alle autorità ambientali competenti, le stesse che oggi ci hanno chiesto di emettere un’ordinanza di messa in sicurezza complessiva dell’area, che abbiamo proceduto a fare - prosegue ancora Bernardini - Il Comune di Bibbiena vuole mettere un punto a questo problema che lede anche all’immagine della nostra valle, ma nello stesso tempo non può accettare di diventare il capro espiatorio di una vicenda che questa amministrazione, già dal suo primo insediamento, ha cercato di risolvere nel migliore dei modi, sollecitando più volte le parti coinvolte. Gli atti parlano da soli e in modo molto chiaro e non è necessario aggiungere altro”.

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