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Cronaca

E45, amianto nella piazzola franata: quantità del 350 per cento superiore ai limiti di legge

C'era anche dell'amianto nel terreno sottostante la piazzola della E45 franata lo scorso febbraio. In quantità almeno tre volte superiore a quanto consentito dalla legge. E' questo uno dei risultati - forse il più eclatante - emerso dalla...

C'era anche dell'amianto nel terreno sottostante la piazzola della E45 franata lo scorso febbraio. In quantità almeno tre volte superiore a quanto consentito dalla legge. E' questo uno dei risultati - forse il più eclatante - emerso dalla relazione tecnica consegnata in questi giorni alla Procura di Arezzo. Uno studio attento e dettagliato, eseguito dallo studio Boeri di Livorno. Lo stesso che ha svolto accertamenti nella Terra dei Fuochi e che si è occupato del caso Moby Prince.

Secondo alle prime indiscrezioni che stanno filtrando da ambienti investigativi, sotto a quella piazzola non c'era solo terreno di riporto o roccia, ma erano presenti anche rifiuti speciali. I sospetti avanzati dalla Procura di Arezzo e dai Carabinieri Forestali del gruppo ambiente della Procura, incaricati di svolgere le indagini, avrebbero trovato importanti riscontri.

I dati provenienti dai campioni analizzati parlerebbero di ben 3470 milligrammi per chilo di amianto presenti sul terreno perlevato dal sito. Il limite ammesso per legge però è di 1000 millimetri: pertanto in quel terreno ci sarebbe stata una concentrazione del 350 per cento superiore al limite consentito.

I primi sospetti erano emersi lo scorso marzo: a meno di un mese dalla frana a ridosso di Pieve Santo Stefano (tra le uscite Pieve Santo Stefano Nord e Sud), fu infatti sequestrata anche l'area dove il materiale che era stato stoccato mentre i lavori di risistemazione della piazzola proseguivano. Il procuratore Roberto Rossi aveva aperto un fascicolo ipotizzando il reato di "disastro colposo".

La perizia su quel materiale fu affidata dal gip in seguito alla richiesta di incidente probatorio avanzata del legale dell'azienda incaricata da Anas di spostare il materiale in un ulteriore sito, che poi fu anch'esso posto sotto sequestro. Adesso dunque i risultati della perizia avranno un valore di prova nel caso di un procedimento giudiziario.

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