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Cronaca

Delitto della discoteca: "Una manciata di minuti potrebbe scagionare Izvoranu". La requisitoria della difesa

Una manciata di minuti potrebbero essere determinanti per le sorti di Vasile Izvoranu. Il giovane rumeno imputato per omicidio volontario in seguito alla morte del 29enne albanese Mocka Piro, pur essendo stato presente alla rissa che insanguinò...

Una manciata di minuti potrebbero essere determinanti per le sorti di Vasile Izvoranu. Il giovane rumeno imputato per omicidio volontario in seguito alla morte del 29enne albanese Mocka Piro, pur essendo stato presente alla rissa che insanguinò quella drammatica notte tra il 7 e l'8 settembre 2014, si sarebbe allontanato velocemente dal parcheggio del locale. Una manciata di minuti che secondo i periti - compreso il medico legale chiamato in causa dal pm - sarebbe incompatibile con l'ora della morte. Se ne andò prima che fosse inferto il colpo fatale? E' questo il ragionevole dubbio al quale la difesa, sostenuta dagli avvocati Gianni Bertuccini e Michele Passione, sta cercando di dare voce.

Ieri, di fronte alla Corte d'Assise, si è svolta la requisitoria della difesa. Dopo le richieste del pm di una condanna a 26 anni (22 per l'omicidio dell'albanese e 4 per il tentato omicidio dell'amico del giovane) i difensori hanno sostenuto per ore le loro tesi. In conclusione hanno chiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto. Tutto, secondo la difesa, accadde nel giro di pochi minuti.

"Piro Mocka arrivò al pronto soccorso alle 3 e alle 3,06 morì hanno sostenuto i legali. Secondo i periti la ferita era talmente profonda che in seguito all'aggressione il giovane sarebbe sopravvissuto al massimo 15 minuti. Perciò si potrebbe collocare il colpo fatale alle 2,50". Ma già alle 2,44 il rumeno si era allontanato: lo testimonierebbero le telecamere di un locale vicino, dove comparirebbe proprio a quell'ora. E poi le analisi sul dna trovato sugli indumenti dell'imputato: niente che possa ricondurre alla vittima. La Corte d'Assise si trova adesso a decidere. E la sentenza è attesa per il prossimo 8 luglio. LA VICENDA

Il delitto avvenne nella notte tra il 7 e l’8 settembre 2014, all’esterno di un locale in seguito ad una rissa che vide contrapposti la vittima, due amici e i due fratelli. All’origine della tragedia ci sarebbe stato un equivoco: una spallata inferta alla ragazza, mentre tutti quanti erano all’interno del locale, che fu interpretata come un segno di “mancato rispetto”. L’alcol avrebbe fatto il resto, impedendo di vedere con obiettività un gesto che altrimenti, forse, sarebbe passato inosservato.

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