rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Delitto del fiume. Il gip: "Polverini può reiterare il reato", verso l'interrogatorio in carcere

“E’ pericoloso e può reiterare altri reati gravi”. Sarebbero queste le motivazioni che hanno spinto il gip del tribunale di Arezzo, Anna Maria Loprete, a decidere per la custodia cautelare in carcere di Piter Polverini. Il 24enne è il presunto...

“E’ pericoloso e può reiterare altri reati gravi”. Sarebbero queste le motivazioni che hanno spinto il gip del tribunale di Arezzo, Anna Maria Loprete, a decidere per la custodia cautelare in carcere di Piter Polverini. Il 24enne è il presunto colpevole dell’uccisione di Katia Dell’Omarino la biturgense trovata cadavere sul greto del torrente Afra lo scorso 12 luglio.

Il giovane da venerdì scorso si trova richiuso all’interno del carcere San Benedetto di Arezzo. Ieri gli avvocati difensori del ragazzo, Roberta Blasi e Mario Cherubini, lo hanno incontrato per concordare la linea difensiva. Domani invece sarà il momento dell’interrogatorio di garanzia con il gip.

Chissà se il 24enne sceglierà di avvalersi della facoltà di non rispondere o se, come aveva fatto in un primo momento davanti ai carabinieri, confesserà di essere il responsabile dell’uccisione della donna. Per il momento l’accusa che pesa sulla testa del ragazzo è quella di omicidio volontario e la pena che rischia è di 21 anni di reclusione (14 se sceglierà il rito abbreviato). All’arresto di Piter Polverini gli inquirenti sono giunti dopo settimane di grande lavoro e di riscontri schiaccianti.

Il 20 agosto il ragazzo venne convocato nella sede della tenenza dei carabinieri di Sansepolcro per essere ascoltato. A lui i militari erano arrivati dopo la testimonianza di alcuni avventori del bar La Perla Nera, luogo dove lui e la Dell'Omarino si sono incontrati nella sera dell'11 luglio. E poi c'erano anche quelle immagini ricavate dalla telecamera del museo Aboca dove si vedevano la C1 della vittima seguita dal suv blu di proprietà di Bruno Polverini, padre del 24enne.

Il racconto di Piter fornito durante il primo faccia a faccia in caserma destò non pochi dubbi sulla sua veridicità. Troppo dettagliato, a quanto pare, per essere autentico. Nella stessa circostanza i militari gli chiesero di prelevare un campione per sottoporlo all’analisi del dna. Piter accettò.

Il 26 agosto dai laboratori dell’Università di Pisa arrivò la conferma: il dna del 24enne combacia con quello prelevato dal corpo di Katia Dell’Omarino. Da quel giorno Piter è stato tenuto sotto strettissima sorveglianza da parte delle forze dell’ordine fino alle 6,35 del 16 settembre giorno in cui i militari aretini e biturgensi sono andati a casa sua a San Giustino Umbro per arrestarlo. Una tragedia che ancora cela delle domande e nodi da sciogliere. Primo tra tutti il movente. Tra le ipotesi più accreditate quella di raptus scattato dopo una prestazione sessuale per la quale Katia avrebbe chiesto del denaro a Piter. Una discussione feroce iniziata in auto e terminata fuori dall'abitacolo dove la furia del 24enne avrebbe avuto la meglio e lo avrebbe portato a finire la donna con un martello.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Delitto del fiume. Il gip: "Polverini può reiterare il reato", verso l'interrogatorio in carcere

ArezzoNotizie è in caricamento