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Cronaca

Procura, Rossi sulla mancata conferma: "Deluso, decisione ingiusta. Subito ricorso al Tar"

"E'una decisione contraddittoria - dice Rossi - mi giudicano sugli stessi fatti e sulle stesse circostanze già oggetto dell'esame e della decisione della prima commissione. In quel caso ci fu l'archiviazione"

La decisione era apparsa chiara fin dalle ultime ore prima della seduta di ieri del Csm. Il voto espresso dal plenum è stato netto: in 16 si sono dichiarati a favore della proposta di Piercamillo Davigo di non confermare alla guida della procura di Arezzo Roberto Rossi, in quattro contrari e uno si è astenuto. Così Rossi non è più procuratore capo. E' stata infatti accolta la proposta che si basava su una tesi legata alla vicenda di Banca Etruria: Rossi - ha sostenuto Davigo - avrebbe compromesso "almeno sotto il profilo dell'immagine" il requisito "dell'indipendenza da impropri condizionamenti" mantenendo l'incarico presso il Dipartimento affari giudiziari (Dagl) della Presidenza del Consiglio dei ministri,  nonostante l'inchiesta sull'istituto di credito aretino fosse già stata avviata. Perché in quella stessa inchiesta, il procuratore avrebbe potuto indagare anche sul padre dell'allora minsitro Maria Elena Boschi.  

"Sono deluso per una decisione che ritengo ingiusta e contraddittoria - dice Rossi - mi giudicano sugli stessi fatti e sulle stesse circostanze già oggetto dell'esame e della decisione della prima commissione. Quello fu un esame molto più approfondito e si concluse con una completa archiviazione. Le conclusioni furono chiarae: con la mia condotta non avevo in nessun modo compromesso il prestigio e la credibilità della magistratura". 

Il consiglio superiore della magistratura non conferma Rossi alla guida della Procura

Rossi nella memoria che ha sottoposto al plemun ha spiegato anche quali fossero a sue avviso le incongruenze e gli equivoci alla base della proposta di Davigo.

"Mi rimproverano di aver svolto attività al dagl mentre erano in corso le indagini per Banca Etruria. Ma non è così. Il mio incarico finisce nel 2015 e le indagini sono partite dal 2016, in seguito alla dichiarazione di insolvenza dell'istituto di credito. A questo punto farò ricorso al Tar: a mio avviso ci sono profili di criticità talmente manifesti da non potermi esimere dall'impugnare la decisione. 

I tempi per sapere se il Tar del Lazio accoglierà o meno il ricorso non saranno lunghi: potrebbero essere sufficienti venti giorni.

"Nel frattempo continuerò il mio lavoro: la decisione del plenum riguarda l'attività di tipo organizzativo e amministrativo. Nulla cambia per l'attività giuridistizionale. Domattina (oggi ndr) sarò in aula per il procedimento sul viadotto Puleto".

Ma cosa succederà adesso nella Procura di Arezzo? Rossi continua la sua attività di magistrato. Al suo posto con funzione direttiva, subentrerebbe il sostituto anziano, ovvero la pm Elisabetta Iannelli. Il compito di Iannelli si dovrebbe poi esaurire nel momento in cui verrà bandito un nuovo incarico e il Csm avrà nominato un nuovo procuratore. Ma c'è la variabile del ricorso al Tar del Lazio che potrebbe di nuovo cambiare le carte in tavola nel giro di poche settimane.

Roberto Rossi è diventato procuratore capo  nel 2014. Sessantenne, originario di Assisi, in dal 1997 lavora ad Arezzo e ha seguito i più importanti casi che hanno riguardato la provincia. Da Variantopoli a Banca Etruria, fino alla riapertura del caso di Martina Rossi. Al termine del suo mandato, di 4 anni, aveva fatto la richiesta per la riconferma nella posizione di procuratore capo. Conferma che non è arrivata dal Csm. Adesso l'ultima parola spetta al Tar. 

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