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Cronaca

Crollo a Montedoglio, in aula i testi della difesa: battaglia di perizie

Dopo il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, chiamato in aula dal responsabile civile per parlare, nelle vesti di consulente, del crollo avvenuto all'interno dell’invaso di Montedoglio, oggi saranno i consulenti della difesa a passare...

Dopo il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, chiamato in aula dal responsabile civile per parlare, nelle vesti di consulente, del crollo avvenuto all'interno dell’invaso di Montedoglio, oggi saranno i consulenti della difesa a passare all'attacco. Va avanti il procedimento che vede sul banco degli imputati l'ex direttore dell’ente irriguo Umbro-Toscano Diego Zurli e dell’ingegnere Stefano Cola, entrambi accusati di disastro ambientale colposo.

E' un processo che si basa sulle perizie e sulle parole dei tecnici. Ghinelli, ripercorrendo la storia delle varie fasi di costruzione negli anni Settanta e Ottanta, aveva avanzato l’ipotesi che i motivi della rottura del concio potessero essere ricercati proprio nei lavori svolti in quel periodo.

La difesa, sostenuta dal legale Piero Melani Graverini, ha risposto nella scorsa udienza con le parole dell'ingegner Marco Mora, il quale ha sostenuto che "la fuoriuscita dell’acqua, nonostante il crollo, non sarebbe andata oltre le aree previste dai progetti dell’invaso. E se ci sono stati danni, sarebbero stati causati dal fatto che gli argini non erano stati ripuliti a dovere. Insomma si sarebbe trattato di una mancanza di manutenzione". Oggi è prevista l'audizione di un altro consulente: anche in questo caso si tratta di un ingegnere strutturista, che andrà ad approfondire le motivazioni della difesa. Oltre a lui, dovrebbero esser ascoltati altri due testimoni.

Secondo la tesi della Procura invece sarebbero state le infiltrazioni – da addebitare al materiale scadente utilizzato durante le fasi di costruzione – a far crollare il calcestruzzo e a causare poi la fuoriuscita delle acque. In particolare ai due imputati è contestatato il fatto che sarebbe stata sottovalutata una crepa che si aprì in uno dei conci a partire dal 2006.

La vicenda Il crollo avvenne il 29 dicembre 2010. Parte della struttura collassò determinando un’enorme fuoriuscita d’acqua dal lago artificiale di Montedoglio che ingrossò il letto del Tevere, provocando allagamenti lungo il corso del fiume. Entrambi gli imputati, Zurli e Cola, sono chiamati a rispondere dell’accusa di disastro ambientale aggravato perché- sostiene l’accusa, sottovalutarono la crepa che si aprì in uno dei conci a partire dal 2006.

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