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Cronaca

Scandalo Coingas. "Un milione in più per i soci" ma l'accusa è certa: "Le vittime sono i Comuni affiliati"

Le vittime delle presunte consulenze gonfiate sarebbero i soci dell'azienda. Ancora presto per eventuali azioni di responsabilità

Ingiusto profitto e ingiusto danno.
Perché, se da una parte le consulenze dello scandalo Coingas hanno permesso al commercialista Cocci e all'avvocato Rason di riscuotere per le loro prestazioni, dall'altra avrebbero provocato un impoverimento dei soci dell'azienda.

La tesi sostenuta dalla procura della Repubblica è molto semplice: gli indagati avrebbero utilizzato il denaro dell'azienda "per fini personali" e le consulenze costate 448mila euro altro non sarebbero che "coperture contabili" poiché eseguite "in assenza di alcuna utilità per la società pubblica concedente".

Accuse pesantissime che si sintetizzano con le imputazioni per peculato, abuso di ufficio e favoreggiamento nei confronti di nove indagati. Ma le vittime? Chi sono per la procura, i danneggiati di questa operazione?

Presto detto. Sono il Comune di Arezzo e gli altri Comuni soci dell'azienda ad essere parte lesa. Almeno sulla carta. Almeno sino a prova contraria e ovviamente, solo se sarà dimostrato che vi sia stato un reato reale.

Per comprendere bene le motivazioni è giusto partire da un assunto, ovvero quello secondo il quale le amministrazioni comunali di tutta la provincia detengono percentuali di Coingas che, a sua volta possiede 57 milioni di euro in azioni di Estra spa. Di fatto Coingas è una società finanziaria che consente alle amministrazioni di avere una rappresentanza all'interno della grande società di energia dalla quale ogni anno riceve utili da impiegare nel proprio territorio.

Come si evince dal decreto di perquisizione disposto dal pm Andrea Claudiani, alcuni degli indagati avrebbero "intenzionalmente procurato ingiusto profitto a Merelli Alberto, Staderini Sergio, Cocci Marco, Olivetti Rason Pier Ettore ed ingiusto danno al Comune di Arezzo, socio di maggioranza della Coingas spa, nonché agli ulteriori Comuni della provincia di Arezzo, anch'essi soci della stessa Coingas, omettendo di rilevare l'ingiustificata elargizione di somme a terzi ad opera della partecipata (con relativa diminuzione di utili da dostribuire ai soci) e ponendo in essere delle attività volte ad occultare tali elargizioni ed assicurare il definitivo profitto in capo ai beneficiari".

Dunque, stando alle carte i piccoli comuni avrebbero subito una danno poiché, visti gli incrementi relativi alle voci di costo di esercizio (+54,64%) e oneri per servizi e consulenze (+50,26%), avrebbero ricevuto meno denaro del previsto.
Un danneggiamento che, se accertato, si ripercuoterebbe sulle tasche dei cittadini perché i rispettivi municipi avrebbero meno fondi da investire nella comunità.

Nei giorni passati il bilancio di Coingas 2018, quello contenente appunto le consulenze "dopate", è stato approvato dall'assemblea dei soci. Approvato sì ma con riserva e da solo due comuni, Arezzo (socio di maggioranza) e Castiglion Fiorentino. Il segretario generale di palazzo Cavallo, delegato dal governo aretino di fare le veci della giunta, ha espresso chiaramente di dare il proprio ok ma di voler capire meglio i contorni inerenti ai giustificativi delle consulenze incriminate.

Un nodo niente affatto banale visto che sarà proprio dalle ulteriori indagini della magistratura che i Comuni della provincia potrebbero sceglie di intraprendere azioni di responsabilità e costituirsi, eventualmente, parte civile in un futuro processo.

Al momento, anche questo è bene ricordarlo, nessuno dei sindaci si è fatto avanti per farsi promotore di azioni così. Troppo presto, troppo incerta la situazione per comprendere dove e su chi avvalersi.

Altro elemento emerso nelle indagini condotte dalla Digos di Arezzo per conto della procura, è quello contenuto all'interno di un'intercettazione telefonica tra Franco Scortecci e Giovanni Minetti, presidente del collegio dei sindaci revisori che per primi hanno mosso riserve nei confronti delle consulenze a Cocci e Rason. 

In questo scambio di parole, Scortecci spiegherebbe di essere "pronto per l'approvazione del bilancio di Coingas e che, a suo modo di vedere, aveva ottenuto dei buonissimi risultati quali, in particolare, la risoluzione del contratto di Cocci senza dover pagare delle penali, la restituzione da parte di Rason, attraverso una nota di credito, di 52mila euro..." e poi avvrebbe aggiunto di "poter ottenere da Estra spa un aumento della cifra del dividendo per 1 milione di euro... da distribuire ai rappresentanti dei comuni soci". 

Un passaggio quest'ultimo che, secondo l'accusa, testimonierebbe l'evidenza di un rapporto di illecita sussiediaretà con l'azienda presieduta da Francesco Macrì (anche lui indagato) e il tentativo dell'attuale amministratore unico di supplire a delle perdite derivare anche dalle consulenze.

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