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Banca Etruria. Risparmiatori in procura: "Noi truffati, si apra un'inchiesta"

Turbativa di mercato, false notizie agli organi di vigilanza, appropriazione indebita e truffa. Sono queste le tipologie di reato che, secondo Federconsumatori, potrebbero profilarsi nella vicenda legata a Banca Etruria. Una storia interamente...

Turbativa di mercato, false notizie agli organi di vigilanza, appropriazione indebita e truffa.

Sono queste le tipologie di reato che, secondo Federconsumatori, potrebbero profilarsi nella vicenda legata a Banca Etruria. Una storia interamente riassunta nel testo dell’esposto che la sezione aretina dell'associazione ha presentato al procuratore capo del Tribunale di Arezzo Roberto Rossi chiedendo di fare luce sui fatti e sulle responsabilità. Già, perché nel testo dell’esposto si legge chiaramente come, secondo l’associazione, debbano essere accertati i ruoli tenuti durante gli ultimi anni dal consiglio di amministrazione e da tutto il management della Popolare dell’Etruria. “Invitiamo caldamente ad indagare su questo – sottolinea Pietro Ferrari, presidente provinciale della Federconsumatori di Arezzo - Sono stati emessi dei titoli spazzatura in un periodo in cui la era banca era sotto vigilanza da parte di Bankitalia. Nel 2013, in seguito agli accertamenti fatti dagli ispettori, sono stati elevati due milioni e quattrocentomila euro di multa nei confronti del vecchio consiglio di amministrazione. In una situazione così è abbastanza anomalo, a nostro avviso, che vengano venduti titoli come le obbligazioni subordinate. Chiediamo di indagare su queste circostanze per capire di chi sono le responsabilità”.

Parole dure anche nei confronti di Bankitalia che, secondo la Federconsumatori, avrebbe dovuto vigilare maggiormente su tutta la situazione.

“Bankitalia si è lavata le mani mandando gli ispettori e facendo una multa – spiega Ferrari - Ma non si è minimamente preoccupata di adoperarsi per cambiare subito il management dell’istituto di credito pur avendone pienissima facoltà. Queste persone, che hanno portato la banca nel baratro, sono ancora lì”.

L'obiettivo dunque, è riuscire a convincere la Procura della Repubblica ad aprire un'inchiesta (che sarebbe la quarta legata alla vicenda Banca Etruria) che vada a fare luce sui danni subiti dai detentori di obbligazioni subordinate e sulle modalità di vendita di questi titoli. Un obiettivo condiviso anche dagli oltre cento obbligazionisti che questa mattina si sono presentati davanti alla sede del Tribunale di Arezzo in attesa che il procuratore Roberto Rossi ricevesse l'esposto.

Cento uomini e donne che in questa vicenda si trovano appesi ad un filo e che non sanno ancora quando e se rivedranno il denaro investito in quei titoli che, almeno ad oggi, valgono come carta straccia.

Congiuntamente ad Arezzo, anche in città come Roma e Milano sono stati depositati esposti sulla vicenda.

Inviato esposto anche del Codacons

E’ stato inviato oggi alla Procura della Repubblica di Arezzo l’annunciato esposto del Codacons sul caso di Banca Etruria. Un atto durissimo quello dell’associazione, più incisivo e articolato di quello presentato da altri enti e dai singoli risparmiatori, perché da un lato chiede di accertare il comportamento del management della banca alla luce di una serie di reati ben precisi, dall’altro chiama direttamente in causa gli organi di vigilanza.

Nell’esposto finito sul tavolo della Procura il Codacons fa un breve excursus sulla storia dell’istituto di credito, per poi ipotizzare fattispecie penalmente rilevanti. Si legge nell’atto:

le prime emissioni di bond risalgono al 2006 ma nel 2013 le vendite di titoli proseguirono, nonostante il deterioramento dei dati patrimoniali avrebbe dovuto impedire di immettere sul mercato titoli potenzialmente ad alto rischio e comunque i risparmiatori avrebbero dovuto essere avvertiti del deterioramento E’ di tutta evidenza la necessità di accertare il legame tra il dissesto bancario e le condotte degli ex amministratori e vertici, legame che le Autorità in intestazione dovranno valutare per quanto attiene ai profili penali dei comportamenti illeciti eventualmente verificati, in tema di reati societari e contro il patrimonio”.

In particolare il Codacons sollecita la Procura ad indagare su eventuali illeciti “da parte degli ex vertici amministrativi e gestionali della banca, e dagli organi di vigilanza e controllo istituzionale, Consob e Banca d’Italia, per aver permesso il prorogarsi di una situazione grave e pericolosissima per i risparmiatori e gli azionisti, ed invece di tutelare il risparmio e la proprietà – entrambi costituzionalmente garantiti - hanno permesso il disastro di perdite che oggi tutti conosciamo. Infatti, l’iter che ha condotto il Governo a varare i provvedimenti di azzeramento del valore delle azioni e delle obbligazioni subordinate, è verosimilmente frutto di due concause gravissime: da una parte gli atti degli organi amministrativi e di controllo della banca, dall’altra la mancata vigilanza di fatto degli organi predisposti. Perché Banca d’Italia e Consob non hanno diffuso le notizie circa il gravissimo rischio di insolvenza della banca? Perché non sono intervenute a tutela dei risparmiatori negli anni in cui questi investivano inconsapevoli in una banca già irrimediabilmente malata? La tutela del mercato e della stabilità finanziaria deve essere garantita IN PRIMIS contro le frodi a danno del risparmio costituzionalmente garantito, pena il costituirsi di un perverso meccanismo collusivo”.

Tutto ciò considerato, il Codacons ha chiesto alla Procura di Arezzo “di voler compiere tutte le indagini necessarie al fine di accertare se nei fatti esposti siano ravvisabili eventuali comportamenti di organi pubblici e/o istituzionali e/o soggetti privati che configurino gli estremi dei reati di truffa ex art. 640 c.p. che afferma la responsabilità di “Chiunque, con artifici o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”, o dei reati di cui agli artt. 2621, 2622, 2625, 2638, 2391 del Codice Civile che dovessero essere ravvisati riguardo ai fatti enunciati in premessa e, in caso affermativo, di voler esperire nei confronti di chi sarà ritenuto responsabile, l’azione penale per tutti quei reati che Le S.V. riterrà ravvisabili”.

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