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Banca Etruria, nulla di fatto dall'udienza. I giudici si riservano di decidere sulla bancarotta VIDEO

Si è chiusa intorno alle 11,30 l'udienza al tribunale di Arezzo per decidere sullo stato d'insolvenza della vecchia Banca Etruria. Il collegio fallimentare si è riservato di decidere, nell'arco di venti giorni sul merito della dichiarazione...

Si è chiusa intorno alle 11,30 l'udienza al tribunale di Arezzo per decidere sullo stato d'insolvenza della vecchia Banca Etruria. Il collegio fallimentare si è riservato di decidere, nell'arco di venti giorni sul merito della dichiarazione d'insolvenza avanzata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni e sulla questione di incostituzionalità del bail in avanzata dai legali dell'ultimo presidente Lorenzo Rosi, Desario e Giunta. E' stato proprio Michele Desario a soffermarsi con la stampa fuori dal tribunale di Arezzo, al termine dell'udienza che è durata poco più di un'ora, spiegando i contenuti della memoria depositata da Rosi, con le motivazioni per cui la Banca non potesse fallire e gli articoli della costituzione che sarebbero stati violati (2 e 47).

Intanto fin da questa mattina alle 8:30 fuori dalla Vela si sono radunati una cinquantina di risparmiatori, vittime del decreto salva-banche, arrivati anche da Empoli.

"Siamo qui per far vedere a tutti che non siamo dei numeri - ha dichiarato Simone Calori dell'associazione - ma delle persone che chiedono indietro i propri risparmi, ci sentiamo derubati."

Ci sono obbligazionisti e azionisti da Empoli e dalla provincia di Arezzo: "La mia banca è differente, ci metto i soldi e non ci ritrovo niente." Intona proprio uno di loro. Mentre una signora aggiunge: "Ho grande fiducia nella magistratura, faccio un appello perché faccia bene il suo lavoro, perché qualcuno paghi per quello che è successo, noi rivogliamo indietro tutti i nostri risparmi."

Ulteriori novità sono rimandate di qualche giorno, quando il collegio comunicherà la decisione presa sui due principi di incostituzionalità presentati da Rosi e sul ricorso presentato da Santoni. Se arrivasse la dichiarazione dello stato di insolvenza della Popolare si aprirebbe un nuovo squarcio su cui indagare con il reato di bancarotta fraudolenta che passerebbe in primo piano. Prima però i giudici Galantino, Picardi e Masetti dovranno sciogliere il nodo dell'incostituzionalità del provvedimento del governo. Se fosse accolta questa richiesta fatta da Rosi, le carte passerebbero alla Corte Costituzionale perché si pronunci in tal senso ed i tempi si allungherebbero.

L'udienza si è svolta a porte chiuse, risparmiatori e stampa sono stati tenuti fuori dal palazzo del tribunale, mentre nelle altre aule adiacenti non si è svolta nessuna attività. Dal tunnel in vetro sono sfilati i protagonisti presenti, il commissario liquidatore Giuseppe Santoni, gli uomini che hanno guidato per alcuni mesi il commissariamento nel 2015 Antonio Pironti e Riccardo Sora, poi gli avvocati di Lorenzo Rosi, Michele Desario e Antonio Giunta. Presente anche l'avvocato di Bankitalia con la delega del governatore Ignazio Visco. In aula anche il procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi che coordina le indagini, con un pool di magistrati, portate avanti dalla Guardia di Finanza. Rossi resta così in attesa della decisione del collegio fallimentare, dopo che in aula ha chiesto che venga dichiarato lo stato di insolvenza di Banca Etruria perché ci sono tutte le condizioni per farlo, e che invece vengano rigettate le questioni di incostituzionalità. Sulla stessa falsa riga si sono espressi i commissari Sora e Pironti ed il legale di Bankitalia.

Intanto si apprende che il Consiglio dei ministri di mercoledì 10 febbraio dovrebbe varare un provvedimento sul settore bancario che comprenderebbe la riforma delle Bcc, l'accelerazione del recupero crediti, dettagli sulle garanzie statali per la cessione dei crediti in sofferenza e forse anche le norme sugli indennizzi per gli obbligazionisti delle 4 banche colpite dalla risoluzione.

La presentazione E' guidata dalla stessa presidente del tribunale Clelia Galantino, l'udienza, presso il tribunale fallimentare di Arezzo, che deve decidere entro poche ore, se dichiarare lo stato d'insolvenza della vecchia Banca Etruria. La corte è composta anche dal giudice relatore Antonio Picardi con a fianco Paolo Masetti. rosi_lorenzo L'ex presidente Lorenzo Rosi L'udienza, che si tiene nelle aule della Vela, è scaturita dal ricorso presentato proprio dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni e vede tra gli illustri convocati, il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, che è rappresentato da un legale, l'ultimo presidente della Bpel Lorenzo Rosi insieme agli avvocati Michele Desario e Antonio Giunta e poi gli uomini che guidarono il commissariamento del 2015, Riccardo Sora e Antonio Pironti. Due le memorie che sono state depositate entro la scadenza fissata presso la cancelleria fallimentare. La prima dello stesso liquidatore Santoni, la seconda invece di Lorenzo Rosi, con la quale solleva eccezioni di costituzionalità del decreto del 22 novembre, per aver violato l'articolo 3 l'articolo 47 della costituzione, il primo sul principio di uguaglianza, il secondo sulla tutela del risparmio, chiedendo così che sia la corte costituzionale a pronunciarsi. Non è stata ammessa invece la richiesta fatta da Vincenzo Lacroce, personalmente come azionista/socio della banca e come presidente dell'associazione Amici di Banca Etruria, che voleva depositare la sua memoria in merito ai numeri di bilancio e sul fatto che non potesse fallire. La corte inizierà l'udienza ascoltando la relazione di Santoni che numeri alla mano chiede che sia dichiarato lo stato d'insolvenza: la sua relazione conta fino ad un miliardo e 167 milioni di euro di deficit della banca in liquidazione e poi 305 milioni di euro di debiti della banca in piccola parte verso alcuniobbligazionisti subordinati e la maggior parte da riversare al fondo di risoluzione. pironti_commissario_bancaetruria Ex commissario di Bpel, Antonio Pironti Subito dopo toccherà ai legali di Rosi che avanzeranno l'eccezione d'incostituzionalità sulla quale la corte è chiamata a pronunciarsi subito riunendosi in camera di consiglio. Se i giudici accetteranno l'eccezione, l'udienza si chiuderebbe subito e la decisione sarebbe rimandata alla corte costituzionale, altrimenti l'udienza andrebbe avanti ascoltando Bankitalia, poi toccherebbe a Sora e Pironti. Nel caso in cui i giudici dichiarassero l'insolvenza della vecchia Banca Etruria, si potrebbe aprire uno squarcio enorme dentro il quale indagare e per alcuni ex amministratori si potrebbe prefigurare il reato di bancarotta fraudolenta. Ad accompagnare l'entrata in aula dei protagonisti, un presidio delle vittime del salva-banche, risparmiatori giovani e anziani in lotta ormai da due mesi e mezzo per ottenere indietro il valore dei propri titoli: "Ci siamo perché devono vederci in faccia, non siamo numeri, siamo delle persone."
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