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Banca Etruria, ostacolo alla vigilanza: sentenza slitta a fine novembre

Slitta a fine novembre la sentenza sul primo filone di inchiesta su Banca Etruria. Il procedimento giudiziario sull'ostacolo alla vigilanza, che vede imputati l'ex presidente dell’istituto bancario aretino Giuseppe Fornasari, l’ex dg Luca Bronchi...

Slitta a fine novembre la sentenza sul primo filone di inchiesta su Banca Etruria. Il procedimento giudiziario sull'ostacolo alla vigilanza, che vede imputati l'ex presidente dell’istituto bancario aretino Giuseppe Fornasari, l’ex dg Luca Bronchi e il direttore centrale Davide Canestri si concluderà tra oltre un mese (30 novembre), anziché, come da calendario, il 26 ottobre prossimo. Oggi presso il tribunale di Arezzo di fronte al gup Annamaria Loprete sono state pronunciate le arringhe dei difensori. Al termine dell'udienza, di fronte agli imputati presenti in aula, il gup ha chiesto più tempo per formulare la sentenza.

Il procuratore capo Roberto Rossi e il pm Julia Maggiore avevano avanzato richieste di condanna a due anni e otto mesi per Fornasari e Bronchi e due anni per Canestri. NElla stessa udienza Bankitalia aveva presentato istanza di risarcimento danni per 320mila euro. Oggi gli avvocati difensori (Carlo Baccaredda Boy e Antonio Bonacci per Bronchi, Stefano Lalomia e Luca Fanfani per Canestri e Antonio D’Avirro per Fornasari) hanno cercato di smontare le accuse e hanno chiesto l'assoluzione.

L'INCHIESTA

Questo filone d'inchiesta ha preso il via a fine 2013, in seguito ad una ispezione di Banca d'Italia e alla conseguente relazione degli ispettori nella quale erano evidenziate possibili criticità di rilevanza penale nel bilancio 2012 dell’istituto bancario aretino. Tra le operazioni che avrebbero concorso a causare il dissesto e celare le effettive condizioni economiche della banca ha una rilevanza la vicenda della cessione di immobili.

I legali difensori oggi hanno sostenuto che gli imputati avevano comunicato a Bankitalia tutti gli elementi fondamentali ed eventuali omissioni non avrebbero ostacolato la corretta conoscenza dello spin-off immobiliare che comunque ha avuto il via libera dalla Consob. "I legali dei tre imputati - si legge in una agenzia Ansa - hanno poi fatto presente al Gip come non ci sia stato alcun collegamento tra i prestiti alle società satellite e l’acquisto delle quote da parte del consorzio di imprese".

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