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Banca Etruria, la parola ai truffati. La vedova 88enne: "Pensavo di investire in Bot più redditizi, nessuno mi ha spiegato i rischi"

Ottantotto anni, una licenza elementare e una vita di lavoro, come sarta. E' stata lei, la signora Laura, la prima a deporre raccontando la propria storia questa mattina in aula nel processo per truffa che vede nel banco degli imputati 5...

Ottantotto anni, una licenza elementare e una vita di lavoro, come sarta. E' stata lei, la signora Laura, la prima a deporre raccontando la propria storia questa mattina in aula nel processo per truffa che vede nel banco degli imputati 5 funzionari e 32 tra dirigenti di filiale e impiegati.

LE STORIE

Ha parlato di Bot la signora Laura, che ha sempre vissuto a Castiglion Fibocchi e che non sapeva cosa fossero i titoli subordinati. "Mi dissero di sottoscrivere dei Bot che erano più redditizi, così io tolsi i soldi da una parte e firmai dall'altra. Firmai anche per mia figlia: l'ho adottata nel 1974, quando aveva 10 anni, ma ha sempre avuto bisogno di cure e un giorno, quando io non ci sarò più, resterà sola". La tenace ottuagenaria ha detto di aver capito di avere perso tutto l'investimento guardando la televisione: "Ne parlavano tutti. Io non leggo giornali finanziari, mi sono sempre fidata della banca. Ma a quel punto mi sono rivolta a un'avvocato". La signora nel 2013 investì 85mila euro, parte di un cospicuo patrimonio, soldì che però vide sfumare improvvisamente. Oggi ne ha recuperato una parte importante. Ma non si ferma e vuole andare fino in fondo.

Storia diversa, ma stessa tenacia, quella della signora Raffaella, anche lei pensionata di Castiglion Fibocchi: "Conoscevo il direttore della filiale, mi chiamò per dirmi che c'era un'occasione da non perdere: risposi che a me interessavano solo investimenti semplici e di breve durata perché i soldi potevano servire per i miei figli. E mi assicurarono che avrei potuto riaverli indietro facendo una richiesta, in soli 4 o 5 giorni. Invece non è stato così". La donna, vedova e madre di due figli, ha raccontato di aver capito che i titoli non erano poi così sicuri, perché il rendimento diminuiva. Allora si rivolse prima alla filiale e poi per due volte alla sede centrale per smobilizzarli. "Mi dissero che non era il momento, che sarebbero risaliti e poi mi dissero una cosa che mi lasciò perplessa: se avevo bisogno di soldi mi avrebbero dato piuttosto un fido". Il Mifid, secondo la parte civile, non corrispondeva al profilo reale della donna, e solo in seguito alle sue richieste "mi fecero notare una comunicazione che non avevo mai ricevuto in cui si diceva che il mio profilo Mifid non era adeguato per quel tipo di investimento". Anche la signora Raffaella e i suoi figli hanno ripreso buona parte di quanto perso, ma non demordono.

Durante la giornata saranno ascoltati altri testimoni: tutte persone che hanno sporto denuncia nei confronti dei dirigenti di filiale e dei dipendenti. Una decina in tutto seguiti da uno stuolo di legali oggi presenti in aula.

Altri risparmiatori, in tutto, dopo essere stati rimborsati, hanno deciso di ritirare la querela.

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