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Cronaca Via Andrea della Robbia

"Tabulati e filmati: così è stato incastrato l'assassino di Maria". Arrestato 37enne: "Ha usato una sbarra di ferro"

Ieri mattina la svolta: gli agenti della Mobile hanno individuato l'uomo e nel pomeriggio lo hanno interrogato. Avrebbe fatto "pesanti ammissioni"

Non è crollato. Ma di fronte agli inquirenti ha vacillato, facendo imporanti ammissioni. Così, al termine di una giornata convulsa e di un lunghissimo interrogatorio, un 37enne del Casentino - incensurato - è stato arrestato con l'accusa di aver ucciso Maria Aprecida Venancio De Sousa.

Dietro al delitto di via della Robbia ci sarebbe una lite e forse a scatenarla potrebbero essere stati motivi banali, legati ai soldi. Il 37enne era un cliente della donna. Maria lo aveva ricevuto nella sua casa, si erano accomodati in camera. Poi qualcosa non sarebbe andato come previsto o come lui si era aspettato e così - stando a quanto ricostruito dagli inquirenti - avrebbe colpito la donna con un oggetto contundente. Secondo alcune indiscrezioni, si tratterebbe di una sbarra di ferro, scagliata sulla parte frontale della testa di Maria due, forse tre volte. Quindi l'uomo si sarebbe allontanato dall'abitazione. 

Un lunghissimo interrogatorio poi l'arresto

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Dietro di sé però avrebbe seminato una scia di indizi rilevati dagli inquirenti. A incastrarlo sarebbero state però delle tracce impalpabili: quelle lasciate tra i contatti dei telefoni cellulari di Maria e quelle impresse nei filamti delle telecamere di sorveglianza della zona (come ad esempio quelle della vicina farmacia). Gli inquirenti - sul delitto indagano gli agenti della Squadra Mobile guidati da Francesco Morselli e coordinati dalla pm Chiara Pistolesi - hanno incrociato i dati risalendo al contatto tra Maria e il giovane, ma anche alla posizione della sua auto nella zona di via dello Robbia e ai suoi movimenti registrati dalle telecamere. Un'indagine di tipo tradizionale che adesso potrebbe essere avvalorata anche dai riscontri sulle tracce biologiche che sono in corso di analisi presso il laboratorio di genetica forense dell'osepdale di Careggi.

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Una serie di riscontri pesanti come macigni che sono stati snocciolati di fronte al giovane durante il lunghissimo interrogatorio di ieri. A partire da quella telefonata, pare l'ultima registrata sul cellulare di Maria, che ha portato gli inquirenti sulla pista che hanno ritenuto più importante.

Il 37enne sarebbe stato identificato nella tarda mattinata di ieri. Poi nel pomeriggio portato in Questura e interrogato. Non è arrivata una confessione. Ma avrebbe pronunciato quelle che la Procura di Arezzo ha definito "pesanti ammissioni". Quanto è bastato per far scattare il fermo e per far firmare alla pm Pistolesi il provvedimento. 

Alle 20,30 le carte erano pronte e il giovane è stato portato dagli agenti della Mobile presso il carcere aretino. 

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