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Assalto in banca a San Cipriano, arrestati tre rapinatori ventenni

Erano in tre, appena giunti dalla Sicilia. Età compresa tra i 22 e i 27 anni, ma rapinatori di professione. Avevano studiato il colpo nei minimi particolari: partenza in auto con il traghetto da Messina, la sera di domenica scorsa; poi in Toscana...

Erano in tre, appena giunti dalla Sicilia. Età compresa tra i 22 e i 27 anni, ma rapinatori di professione. Avevano studiato il colpo nei minimi particolari: partenza in auto con il traghetto da Messina, la sera di domenica scorsa; poi in Toscana, a San Cipriano, nel comune di Cavriglia, per rapinare la Banca del Valdarno. Un colpo facile, pensavano, la zona non è molto trafficata e le vie di fuga sono infinite.

Ieri, alle 13.10, la banda è entrata in azione. A quell’ora non c’erano clienti e, a breve, il temporizzatore della cassaforte si sarebbe sbloccato. Uno dei tre, passata la porta girevole, ha scavalcato il bancone e minacciato il direttore, consentendo l’ingresso ai due complici, che attendevano fuori, sdraiati sui sedili di un’auto per non farsi notare.

Due banditi avevano il volto in parte coperto dal cappuccio di

una felpa. Il capo della banda, invece, era a volto scoperto. I tre, con accento siciliano, hanno intimato al direttore e all’impiegata di consegnare i "picciuoli". Le vittime, impaurite, hanno capito subito che i tre erano veri professionisti e che per evitare il peggio andavano assecondati. La banda ha razziato oltre 50.000 euro in contanti e, prima di fuggire con una Fiat Uno, hanno "consigliato" alle vittime di non chiamare per 10 minuti la Polizia.

I poliziotti, intervenuti immediatamente, dopo aver visionato le immagini a circuito chiuso della banca hanno diramato in ambito provinciale le ricerche dell’auto e dei rapinatori, fornendo nella circostanza particolari sul loro abbigliamento. Dettagli che, in seguito, risulteranno decisivi ai fine dell’identificazione.

I banditi non sapevano che, su input della Direzione Centrale delle Specialità della Polizia di Stato e del Servizio Polizia Stradale del Dipartimento P.S., sulla rete viaria della Toscana è attivo il noto dispositivo a reticolo, che dall’inizio dell’anno ha consentito agli equipaggi della Polstrada di arrestare 49 malviventi e denunciarne 126 a piede libero. Nella rete sono cascati anche i 3 rapinatori che, dopo avere cambiato la Fiat con una Mercedes, credevano di poter raggiungere senza problemi il porto di Villa San Giovanni (RC), per poi imbarcarsi per la Sicilia.

Ma il loro viaggio si è concluso molti chilometri prima: un equipaggio della Sottosezione di Arezzo, infatti, li ha intercettati in tarda serata sull’A/1, all’altezza di Lucignano. Gli agenti, esperti investigatori, hanno visto che uno di loro cercava di nascondersi sdraiato sul sedile posteriore, ricollegando quanto era stato loro comunicato su abbigliamento e tratti somatici dei tre ai rapinatori della Banca del Valdarno hanno deciso di approfondire il controllo.

L’immediata perquisizione ha portato al rinvenimento della somma complessiva di 52.756,80 euro, che i tre si erano già divisi. Il cerchio si è quindi chiuso a Battifolle, presso la caserma della Polizia Stradale, dove si sono recati immediatamente gli investigatori del Commissariato di P.S. di Montevarchi insieme al direttore della banca, il quale procedeva al riconoscimento e in particolare dell’abbigliamento dei malviventi che, nel frattempo, si erano spogliati degli abiti utilizzati per la rapina e che venivano recuperati all’interno dello stesso veicolo.

Contestualmente gli esperti della Polizia Scientifica della Questura di Arezzo avevano provveduto a rilevare sull’auto utilizzata dai rapinatori e successivamente abbandonata, un’impronta digitale compatibile con quelle di uno dei soggetti sottoposti a fermo. I tre pregiudicati, che già nel passato si erano resi responsabili di analoghi reati, sono stati pertanto sottoposti a fermo di polizia giudiziaria, in quanto gravemente indiziati del reato di rapina aggravata e sussistendo il concreto ed attuale pericolo di fuga, atteso che gli stessi, come segnalato avevano già provveduto ad indossare abiti diversi da quelli utilizzati per la commissione del delitto. Espletate le rituali formalità i tre sono stati associati alla casa circondariale di Arezzo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

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