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Rifiuti, arrestato il direttore dell'Ato Toscana Sud. Inchiesta per corruzione

Il direttore dell'Ato Toscana Sud è stato arrestato questa mattinaa dagli agenti della guardi di finanza di Firenze per un'inchiesta della procura del capoluogo di regione per turbativa d'asta e corruzione. L'operazione ha preso il nome di "Clean...

Il direttore dell'Ato Toscana Sud è stato arrestato questa mattinaa dagli agenti della guardi di finanza di Firenze per un'inchiesta della procura del capoluogo di regione per turbativa d'asta e corruzione. L'operazione ha preso il nome di "Clean city".

L'Ato Toscana Sud è l'autorità che si occupa del servizio di gestione integrata dei rifiuti per le province di Arezzo, Siena e Grosseto. Per il direttore, Andrea Corti, originario di Montevarchi, ma residente a Firenze, sono scattati gli arresti domiciliari, contemporaneamente tre professionisti toscani si sono visti arrivare l'interdizione dai pubblici uffici.

L'inchiesta ha al centro l'appalto ventennale di circa 3,5 miliardi di euro vinto da Sei Toscana per la gestione completa del ciclo dei rifiuti nelle tre province. Secondo gli inquirenti il bando era strutturato per favorire quel raggruppamento di imprese capeggiato da Siena Ambiente. Dalle indagini della Fiamme gialle sarebbe emerso un sistema di "commistione tra controllori e controllati.

Gli inquirenti, in conferenza stampa hanno spiegato come gli indagati avevano concordato preliminarmente i dettagli della procedura e la stesura materiale dei documenti necessari, con un bando costruito su misura per favoriree il raggruppamento con a capo Siena Ambiente e per scoraggiare altri possibili concorrenti nel settore della gestione dei rifiuti.

L'appalto nel 2013 fu effettivamente aggiudicato a Progetto Sei, composto da Siena Ambiente con un consorzio di 6 imprese. Sempre secondo le risultanze investigative il direttore generale dell'Ato Toscana sud avrebbe ottenuto guadagni illeciti per oltre 380mila euro, tramite compensi che figuravano come consulenze, prestazioni d'opera professionale o altri costi tipo rimborsi spese. L'indagine, come hanno evidenziato il procuratore Giuseppe Creazzo e il procuratore aggiunto Rodrigo Merlo, è scaturita da una segnalazione anonima molto dettagliata, "con particolari che non si potevano trascurare".

E' un lancio dell'agenzia Ansa a riportare anche le dichiarazioni del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e di quello aggiunto Rodrigo Merlo:

"Questa è un'altra tappa del tentativo di combattere la corruzione in ambito pubblico, fenomeno da cui pare che nemmeno in Toscana si sia immuni": è il commento del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo all'inchiesta sul maxi appalto da 3,5 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti ad Arezzo, Siena e Grosseto, che ha portato all'arresto del direttore generale dell'Ato Toscana sud e all'interdizione dai pubblici uffici di 3 professionisti, tra cui un avvocato fiorentino. "Il direttore generale dell'Ato Toscana sud - ha spiegato Creazzo - ha fatto mercimonio delle proprie funzioni pubbliche al fine di favorire un intreccio di intese davvero sconcertante a vantaggio dell'aggiudicatario dell'appalto e traendone vantaggi personali. Ha agito nonostante le incompatibilità funzionali. Controllati e controllori agivano insieme per raggiungere il risultato comune di far ottenere l'appalto ad un preciso raggruppamento di imprese". Il procuratore aggiunto di Firenze, Rodrigo Merlo, parlando delle indagini della guardia di finanza, ha riferito che "l'inchiesta è partita dalla nota di un anonimo indirizzata a questa procura, alla Gdf e alla Corte dei conti. Sono scritti che spesso non vanno molto al di là del pettegolezzo quelli anonimi, ma stavolta c'erano informazioni di dettaglio che non potevamo trascurare. Così la guardia di finanza, partendo da fonti aperte, materiali reperiti su Internet, ha dato il via alle indagini", iniziata nel 2014, mentre la gara di appalto era stata bandita nel 2010 e assegnata nel 2013. "E' emerso che l'appalto ha favorito un privato da parte di una realtà pubblica - ha aggiunto Merlo - quando invece sarebbero dovuti sussistere criteri di imparzialità per evitare commistioni e conflitti di interessi".
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