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Carte Vasari, i fratelli Festari chiedono aiuto a Mattarella: "Una commissione parlamentare per fare chiarezza sulla vicenda"

La lunga missiva racconta la storia, incredibile e straordinaria delle 31 filze (alle quale se ne aggiungono altre 3 attualmente di proprietà dell'Università di Yale) e di come il padre dei quattro fratelli, il Conte Giovanni Festari Rasponi Spinelli, scoprì per puro caso di essere il proprietario del preziosissimo Archivio. 

Una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un "grido disperato d'aiuto", come commenta l'avvocato della famiglia Festari Guido Cosulich. La missiva è stata scritta e inviata quest'oggi da Tommaso Festari, uno dei fratelli che hanno subito l'esproprio dell'Archivio Vasari. E chiede espressamente un intervento del capo dello Stato sulla intricata questione delle preziosissime carte. 

Io sottoscritto Tommaso Festari sono personalmente ad informarLa - si legge nella lettera recapitata anche ai ministri Bonisoli e Bonafede -, chiedendo il Suo personale interessamento ed aiuto, circa le numerose, gravi e costanti vicissitudini, che in qualità di proprietario dell’Archivio Vasari, assieme ai miei fratelli Francesco, Leonardo ed Antonio, dall’ottobre del 2009 fino ad oggi, ho dovuto subire, sopportare e contrastare con tutte le mie forze.

La lunga missiva racconta la storia, incredibile e straordinaria delle 31 filze (alle quale se ne aggiungono altre 3 attualmente di proprietà dell'Università di Yale) e di come il padre dei quattro fratelli, il Conte Giovanni Festari Rasponi Spinelli, scoprì per puro caso di essere il proprietario del preziosissimo Archivio. 

Solo nel 1989, in una villa ereditata a Firenze, nel mentre si svolgevano i lavori di sgombero necessari per un trasloco, casualmente, nello smontare un mobile del 700, mio padre ritroverà nascosti all’interno del sottofondo del mobile vari oggetti e documenti, tra cui l’Inventario di tutto l’Archivio Rasponi Spinelli (quello sottratto nel 1980) e, in una "scatola del tempo", conservato all’intero di un cilindro in ottone, il Contratto originale di Deposito redatto dal Conte Luciano Rasponi Spinelli nel 1921, relativo alle 31 Filze dell’Archivio Vasari depositate presso Casa Museo Vasari in Arezzo.

Fino ad allora, il Conte pensava che il suo avo avesse donato l'archivio al Comune di Arezzo e che quindi l'Istituzione ne fosse proprietaria. Dal quel lontano 1989 c'è stato un tira e molla infinito tra la famiglia e le istituzioni: nel 1990 una causa (vinta dai Festari) contro il Comune di Arezzo per lo "stato di incuria" in cui vertevano le 31 filze; poi una denuncia del 1994 contro l’Università di Yale, al fine di agevolare ed ottenere il recupero delle 3 filze mancanti, che secondo i Festari furono rubate e in seguito acquistate dall'atene. Una causa persa perché non risulterebbero denunce di furto. Sempre al 1994 risale il vincolo pertinenziale, che legava indissolubilmente le Carte al luogo dove erano conservate, ovvero Casa Vasari. E poi progetti di valorizzazione portati a termine e progetti bloccati quasi in fase conclusiva. E infine una minuziosa ricostruzione dell'aspra diatriba con la Soprintendenza. Passo, passo, l'intera vicenda è stata raccontata al presidente Mattaralla, al quale i fratelli chiedono intervento: 

Qualora queste mie considerazioni personali, nonché esplicite denunce, fossero da Lei Signor Presidente condivise e recepite, sarei estremamente grato se, finalmente, venisse fatta piena luce e chiarezza su tutta questa incredibile vicenda.

Inoltre, chiederei anche che venisse con urgenza istituita una apposita Commissione Parlamentare di Inchiesta, ta a verificare e valutare nel dettaglio, tutte le questioni, della vicenda. 

Ma cosa potrebbe fare il presidente della Repubblica di fronte ad una richiesta come questa? "In teoria - spiega il legale Guido Cosulich - può essere interpretata con un ricorso straordinario al presidente della Repubblica il quale potrebbe intervenire revocando l'esprorpio".

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