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Cronaca

Aggredì con l'alcol la compagna e le diede fuoco: oggi il caso in Cassazione. Il processo di secondo grado potrebbe essere ripetuto

Potrebbe essere celebrato di nuovo il processo per la morte di Maria Marin, la 49enne rumena, senza fissa dimora, alla quale il compagno appiccò il fuoco dopo averla cosparsa di alcool. Oggi il caso sarà discusso a Roma, in Cassazione. La...

Potrebbe essere celebrato di nuovo il processo per la morte di Maria Marin, la 49enne rumena, senza fissa dimora, alla quale il compagno appiccò il fuoco dopo averla cosparsa di alcool. Oggi il caso sarà discusso a Roma, in Cassazione.

La vicenda risale al settembre 2014. Era pomeriggio e dopo un diverbio, avvenuto nella zona di via Duccio di Buoninsegna, il compagno della donna, Gueran Bunomi, le spruzzò addosso dell'alcol e le diede fuoco. In pochissimi secondi le fiamme avvolsero la donna, la quale scappò in cerca di aiuto. Corse fino al bar "Capolinea", di viale Mecenate e qui trovò il titolare che le prestò immediatamente soccorso: le versò addosso dell'acqua e chiamò subito il 118. Le condizioni della donna apparsero subito gravi e dopo le primissime cure fu trasferita ad un centro specializzato di Genova.

Il compagno fu rintracciato in breve tempo dai carabinieri: nella baracca dove vivevano i carabinieri trovarono due bottiglie di alcol, una piena, l'altra a metà. Proprio questa risultò essere stata utilizzata contro la donna.

Arrestato e processato, Bunomi fu condannato in primo grado presso il tribunale di Arezzoa 14 anni per omicidio volontario (il rito abbreviato permise lo sconto di un terzo della pena). In appello, di fronte alla Corte di Firenze, il reato fu derubricato a omicidio preterintenzionale in quanto, è stato riportato nelle motivazioni, l'utilizzo di mezza bottiglietta di alcool invece di tutto il liquido avrebbe denotato la volontà di ferire e non di uccidere. Questo portò ad un ulteriore sconto di pena a 10 anni di reclusione.

Oggi a Roma, di fronte alla Cassazione, il figlio della donna, un 30enne, costituitosi parte civile e assistito dal legale Domenico Nucci, chiederà che il reato torni ad essere considerato omicidio volontario. Se la Cassazione accogliesse questa ipotesi l'intero processo d'appello dovrebbe essere nuovamente celebrato. Stavolta presso un'altra Corte, probabilmente a Perugia.

Una storia triste, un dramma del degrado e dell'emarginazione, che scosse l'intera città. Del quale ancora oggi si torna a parlare, attendendo la nuova sentenza.

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