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Cronaca

Delitto di Lucignano, il 18enne lucido: "Ho fatto quel che dovevo". Studio e rapporti personali, il logoramento padre-figlio

Un omicidio pianificato quello di Raffaelle Ciriello. Il fabbro di 51 anni era appena rientrato nella sua villetta, quando il figlio Giacomo, 18 anni compiuti lo scorso dicembre, si è fatto trovare con il fucile da caccia del padre, una doppietta...

Un omicidio pianificato quello di Raffaelle Ciriello. Il fabbro di 51 anni era appena rientrato nella sua villetta, quando il figlio Giacomo, 18 anni compiuti lo scorso dicembre, si è fatto trovare con il fucile da caccia del padre, una doppietta calibro 12, in braccio. Appena il genitore ha varcato la porta, il giovane ha rivolto le canne dell'arma verso il suo volto e ha fatto fuoco. Il pallettone esploso ha colpito lo zigomo sinistro dell'artigiano, sfigurandolo e uccidendolo sul colpo. Così la ricostruzione del delitto di Lucignano.

"Ho fatto quel che dovevo"

Non un omicidio d'impeto, come era sembrato in un primo momento. Nessuna lite furiosa conclusa tragicamente. Davanti ai carabinieri il ragazzo è rimasto sempre lucido: "Ho fatto quel che dovevo", avrebbe detto. L'interrogatorio a cui è stato sottoposto - nella caserma di Lucignano prima, in quella di Cortona poi - è stato spiazzante per gli inquirenti: il giovane pare avesse programmato l'omicidio. Quell'arma, che Raffaele usava per andare a sparare nei boschi e che lo faceva sentire più tranquillo dopo una sgradita visita dei ladri, ha rappresentato la sua fine.

La dinamica

Il colpo è stato esploso a mezzanotte. La casa teatro dell'uccisione è isolata lungo il vialetto; distante qualche centinaio di metri c'è soltanto un'altra abitazione. Forse solo la nonna di Giacomo, che abita nella porzione di casa accanto, avrebbe potuto udire la fucilata, ma così non è stato. L'anziana signora non aveva compreso quel che stava accadendo nell'appartamento a fianco. E' stato Giacomo che, senza perdere lucidità, ha completato quel che aveva in mente. Ha preso in mano il telefono di casa e ha composto il 112. "Venite - ha detto ai carabinieri - sono Giacomo Ciriello, abito a Lucignano. Ho ucciso mio padre". I primi ad arrivare sono stati i militari di Lucignano, a cui Giacomo si è consegnato senza opporre resistenza.

Casa e fucile sequestrati

In breve il vialetto ha iniziato a formicolare: i carabinieri del Ris hanno iniziato i rilievi per le indagini scientifiche, la casa è stata interamente sequestrata e transennata. L'arma, consegnata dal ragazzo, verrà analizzata. Il corpo, dopo l'accertamento del decesso da parte del medico legale, è stato rimosso e portato nell'obitorio dell'ospedale San Donato per essere sottoposto ad ispezione. Oltre all'autore del delitto, nella notte, sono state ascoltate la nonna e la madre del ragazzo. E' stato assegnato a Giacomo un avvocato d'ufficio, il giovane è stato trattenuto in caserma (Lucignano e Cortona), poi il trasferimento nel carcere San Benedetto di Arezzo dove, probabilmente domani, si terrà l'interrogatorio di garanzia. "Ho fatto quel che dovevo", ha detto l'arrestato agli inquirenti.

Il logoramento del rapporto padre-figlio

Perché l'omicidio? I carabinieri lavorano sul logoramento, da tempo, del rapporto tra padre e figlio. Difficile entrare nelle pieghe di una convivenza normale in apparenza, ma segnata nel profondo. Quattro anni fa la separazione tra Raffaele e la moglie Catia, per la quale il figlio Giacomo soffrì. Ma con il padre mantenne un buon rapporto, tanto da continuare a scegliere di vivere con lui. Poi si raccontano di contrasti legati allo studio del giovane: il ragazzo, dopo la terza media, si dava parecchio da fare sui libri. Aveva iniziato a studiare, con profitto, da geometra all'istituto Fossombroni di Arezzo. I buoni risultati lo avevano indotto a cambiare in corsa, scegliendo il liceo scientifico, dove - con applicazione e sacrifici - era riuscito a farsi ammettere. Una scelta, pare, non condivisa dal padre. Nella nuova scuola Giacomo, particolarmente sensibile, aveva faticato e aveva lasciato dopo pochi mesi, convinto dai voti bassi. Poi l'iscrizione all'istituto Margaritone, prima di lasciare definitivamente la scuola senza diploma. Infine aveva seguito il babbo nell'azienda di famiglia. Ad incrinare ulteriormente il rapporto tra padre e figlio, si suppone, anche il nuovo legame affettivo stretto da Raffaele. La scorsa notte, l'epilogo che ha lasciato esterrefatte le comunità di Lucignano e Monte San Savino.

@MattiaCialini

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