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Redazione

dovremo smettere di chiamarle good bank?

Di cosa parliamo quando scriviamo di good bank riferendoci a quel che è rinato dalle 4 banche fallite comprendenti Banca Etruria? Secondo UBI, e non soltanto, di qualcosa che oggi non ha un vero valore sul mercato e che è utile solo a risparmiare...

Di cosa parliamo quando scriviamo di good bank riferendoci a quel che è rinato dalle 4 banche fallite comprendenti Banca Etruria? Secondo UBI, e non soltanto, di qualcosa che oggi non ha un vero valore sul mercato e che è utile solo a risparmiare tasse. Sarebbero, secondo loro, dei contenitori semivuoti dove quel che c'è è ancora (ancora) infettato da crediti deteriorati. E' tristissimo scrivere queste parole, ma ormai sono uscite in forma varie dalla Banca d'Italia, dalla BCE e dalla stessa UBI banca.

Proprio la UBI ha fatto chiarezza sulle proprie posizioni, dicendo che non è conveniente pagare 600 milioni tre "good bank". Ma se così è, di cosa si parlava nel dicembre scorso e anche nei mesi successivi dipingendo quelle "good bank" come immacolate e ripartite da zero in condizioni migliori di tutte le altre banche italiane?

Secondo Ubi e gli altri possibili compratori erano chiacchiere che il vento si è portato via in pochi mesi. Ma allora cosa è stato tolto di mezzo con il crack di novembre 2015?

In questa fase in cui l'Europa impedisce un intervento diretto da parte del Governo e chi tratta l'acquisto cerca solo l'affare stringendo all'angolo chi non ha tempo per concludere le operazioni di vendita, c'è da preoccuparsi seriamente, oltre che del futuro delle good bank, di salvare il salvabile dei posti di lavoro, per evitare che il dramma diventi tragedia nelle case dei dipendenti e non solo.

E' davvero una brutta sensazione da provare, quella che Arezzo non abbia ancora toccato il fondo; e speriamo di poterla cancellare presto dalle nostre menti.

PS: ogni tanto ripropongo una mia vignetta del 2011...

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