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Non solo Fisco

#NonSoloFisco

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A cura di Enrica Cherici

Il più alto numero di società di capitali in utile è ad Arezzo. I dati e l'analisi

Nuovo approfondimento della rubrica #NonSoloFisco realizzata in collaborazione con l'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili della provincia di Arezzo

Quella di Arezzo è la provincia con la percentuale più alta di società che sono in utile se si considera il confronto con il resto della Toscana e con l'Umbria. Questo uno dei dati che emerge dall'osservatorio sui bilanci delle società di capitali. A spiegarlo, nell'ultima puntata di #NonSoloFisco, il presidente dell'Ordine dei commercialisti aretini Roberto Tiezzi. 

Il Pil italiano

Nel corso del 2023, a causa del prolungarsi dell’incertezza economica legata alle tensioni geopolitiche e delle pressioni inflattive sui mercati delle materie prime, l’attività economica nell’area dell’euro e in Italia è andata via via rallentando. Secondo i dati ufficiali Istat, il Pil italiano è cresciuto di appena lo 0,9% nel 2023 contro il +4% del 2022 e il +8,3% del 2021.

Nel 2024, le più recenti previsioni dell’Unione europea stimano una crescita di +0,7%. In linea con l’andamento del Pil, anche i bilanci delle imprese tendono a flettere verso il basso. Secondo gli ultimi dati provenienti dalle statistiche sui flussi mensili della fatturazione elettronica, nei primi dieci mesi del 2023, l’imponibile Iva totale è diminuito del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. La produzione industriale, nell’intero anno, si è ridotta del 2,5%. Il fatturato delle imprese industriali, nel corso del 2023, fa registrare un calo dello 0,5%. Nel settore terziario, invece, il fatturato cresce anche se in misura contenuta (+3,9% nel 2023)

Sulla base dei dati congiunturali relativi al 2023, stimiamo un calo del fatturato delle società di capitali che fanno parte dell’Osservatorio Fnc. In particolare, il fatturato complessivo, dopo una crescita nominale del 25,5% nel 2021 e del 26,1% nel 2022, è previsto aumentare del 3,1% in termini nominali e ridursi del 2,8% in termini reali per il 2023 con una possibile tenuta nel 2024 per il quale al momento prevediamo un risultato pari a +2,2% in termini nominali e +0,2% in termini reali.

Dopo la grande ripresa post-covid del biennio 2021-2022, che insieme alla crescita del fatturato ha visto un miglioramento complessivo delle condizioni economiche e finanziarie delle società osservate, nel biennio 2023-2024 assisteremo ad una fase di contenimento, che in alcuni casi potrebbe determinare anche situazioni di crisi.

Pertanto, il livello generale di monitoraggio dovrà necessariamente divenire più stringente e i sistemi di controllo e prevenzione dovranno supportare un’attività di sorveglianza più mirata.

Sulla base dei bilanci relativi all’anno 2022, le società in utile sono pari al 75,4% del totale, in decremento rispetto al 2021 (76,8%). La quota di società che presentano un bilancio in utile è più elevata tra le piccole imprese (10-49 dipendenti) (87,6%), mentre la quota più bassa si registra tra le grandi imprese (+250 dipendenti) (71,5%).

Le PMI (10-250 dipendenti) fanno registrare un miglioramento: +0,5 punti percentuali, mentre sia le micro che le grandi imprese presentano un peggioramento dell’indicatore (rispettivamente, -1,8 punti e -3,7).

La quota di società in utile è più elevata tra le società per azioni (81,7%) rispetto alle società a responsabilità limitata (75,1%). In particolare, la quota più elevata si registra tra le Srl di piccola dimensione (87,7%), mentre quella più bassa tra le Spa di dimensioni micro (70,3%).

La variazione percentuale dei ricavi sul piano settoriale (che complessivamente mostra un incremento pari al 26,1%) appare piuttosto diversificata. Si va dal +78,8% del settore «Energia, acqua e rifiuti» al +3,4% del settore «Attività sportive». Da segnalare «Information technology» e «Servizi professionali e altri servizi» con tassi di crescita superiori al 30%. Alcuni settori mostrano percentuali comprese tra il 20 e il 30%: Industria manifatturiera (+22,5%), Commercio (+23%), Altre attività di servizi alla persona (+21,2%).

Diversi settori presentano tassi di crescita del fatturato tra 10 e 20%: «Agricoltura, Industria estrattiva», «Riparazioni meccaniche e di macchinari», «Costruzioni», «Trasporti e logistica», «Ristoranti e alberghi», «Sanità», «Arte e cultura». I settori con tassi di crescita del fatturato inferiori al 10%, ma comunque positivi, sono, oltre alle «Attività sportive», «Editoria, Cinema e telecomunicazioni» (+4,5%), «Attività immobiliari» (+5,9%), «Istruzione» (+8,1%).

Ricavi, addetti e utili nei territori

Di seguito sono riportati i dati territoriali relativi alle variazioni percentuali dei ricavi e degli addetti e la percentuale delle società in utile nel 2021. Le regioni che fanno registrare la crescita più elevata dei ricavi sono Lazio (+53,6%), Valle d’Aosta (+42,8%) e Sardegna (+42,5%). Le regioni con la crescita dei ricavi più bassa sono Umbria (+12%), Marche (+16%) e Piemonte (+16,4%). Invece, le province con la crescita dei ricavi più elevata sono Siracusa (+153%), Latina (+63,4%) e Cagliari (+60,4%).

Per quanto riguarda i dipendenti, le regioni con la crescita più elevata sono nel Sud e sono Calabria (+12,7%) e Sicilia (+8,1%), mentre altre due regioni del Sud fanno registrare il calo maggiore e sono Basilicata (-8,6%) e Molise (-4,6%). Tra le province, Sondrio fa registrare una crescita molto elevata (+284,8%) seguita da Agrigento (+28,4%) e da Cosenza (+25,7%).

Le province con un calo dei dipendenti sono Potenza (-13,8%), Campobasso (-11,3%), Nuoro (-9,7%), Siracusa (-9,4%), Salerno (-2,4%) e Benevento (-1,2%). Infine, la Campania è la regione con la quota di società in utile più elevata (78,1%), mentre il Lazio è la regione con la quota più bassa (69,4%). Tra le province, quelle con la quota più alta di società in utile sono Salerno (79,6%), Belluno (79,5%) e Caserta (78,7%). Le province con la quota più bassa di società in utile sono Grosseto (64,7%), Imperia (66%) e Savona (66,5%).

dati bilanci territori

Le nuove Aliquote Irpef 2024 - Da 4 a 3 aliquote

    •23%per i redditi fino a 28.000 euro;

    •35% per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro;

    •43% per i redditi che superano 50.000 euro.

    • il primo scaglione di reddito è stato innalzato a 28.000 euro a parità di aliquota al 23 per cento, assorbendo il precedente secondo scaglione;

    • l’aliquota al 25 per cento, in precedenza applicabile al secondo scaglione, per i redditi oltre 15.000 euro e fino a 28.000 euro, è stata soppressa;

    • il secondo e terzo scaglione, con le rispettive aliquote, sono rimasti invariati rispetto ai precedenti terzo e quarto scaglione.

L'Assegno Unico

Per ottenere l'Assegno Unico adeguato alla propria situazione economica nel 2024, è fondamentale agire tempestivamente. Infatti, entro il 29 Febbraio era necessario aggiornare il proprio Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee). In caso contrario, a partire dal 1° Marzo, si è ricevuto automaticamente l'importo minimo dell'assegno, pari a 57 euro per figlio minore. È importante evidenziare che il valore Isee non è solo un semplice dato burocratico, ma costituisce il fulcro per determinare l'entità dell'assegno unico e universale destinato alle famiglie con figli a carico. Questo supporto finanziario varia in base alla composizione del nucleo familiare e al valore dell'Isee. L'Inps ha semplificato la procedura di rinnovo automatico per coloro che già usufruiscono dell'assegno unico, eliminando la necessità di presentare una nuova domanda ogni anno. Tuttavia, è responsabilità dei richiedenti informare tempestivamente l'Inps di eventuali cambiamenti nella loro situazione economica attraverso la presentazione di una Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) aggiornata.

Pertanto, per continuare a ricevere l'importo corretto dell'assegno unico nel corso del 2024, era imprescindibile rinnovare l'Isee entro il 29 febbraio. In caso di mancato aggiornamento o per valori Isee superiori a una certa soglia, l'Inps erogherà automaticamente l'importo minimo dell'assegno.

È rassicurante sapere che gli importi non percepiti a partire da marzo non vanno persi: c'è tempo fino al 30 giugno 2024 per inviare l'Isee aggiornato e ricevere gli arretrati. Inoltre, nel 2024 è previsto un aumento dell'assegno unico per adeguarlo alla variazione del costo della vita. In sintesi, agire tempestivamente per aggiornare l'Isee è fondamentale per garantire un sostegno finanziario adeguato alle proprie esigenze familiari nel corso del 2024.

Concordato preventivo biennale

Il patto verrà proposto a 2,7 milioni di Partite Iva e forfettari( Il concordato preventivo 2024 non è biennale per i forfettari, ma è limitato ad una singola annualità ed in via sperimentale)che hanno un reddito fino a 5 milioni di euro e che entro il 15 ottobre 2024 potranno scegliere se accettare o rifiutare. Per i contribuenti con un punteggio ISA basso accettare il concordato preventivo biennale potrebbe comportare un aumento delle imposte da pagare rispetto a quelle effettivamente dovute, basate sui redditi dichiarati. Per le partite IVA con un punteggio ISA elevato, invece, l’accettazione della proposta di concordato potrebbe offrire solo vantaggi, considerando la maggiore affidabilità fiscale già acquisita. I criteri specifici per l’elaborazione del reddito soggetto al Concordato Preventivo Biennale proposto dall’Agenzia delle Entrate:

    1.base imponibile del concordato preventivo biennale relativamente al periodo di imposta 2023 (dichiarata dal contribuente con il modello ISA 2024)

    2.valutazione degli incrementi di reddito necessari per raggiungere un punteggio ISA positivo, considerando gli indicatori che risultano al di sotto della soglia sulla base delle ultime dichiarazioni dei redditi;

    3.analisi della redditività dell’ultimo triennio del contribuente verificando in particolare l’andamento del reddito operativo nell’esercizio dell’attività economica caratteristica (il rapporto tra il reddito operativo dell’anno di applicazione e la media determinerà un coefficiente di rivalutazione della base concordataria definita attraverso i dati Isa);

    4.rilevanza dei minimi settoriali, con particolare attenzione alla spesa relativa al lavoro dipendente nel settore di appartenenza come parametro minimo di redditività;

    5.analisi macroeconomica, con un’attenzione alle previsioni di aumento del PIL per l’elaborazione della proposta di concordato per il biennio 2024-2025. Il reddito proposto sarà quindi rivalutato in base alle previsioni di crescita per quel periodo.

Concordato preventivo biennale: il calendario fiscale 2024

Il calendario fiscale 2024 risulta essere il seguente:

•15 giugno 2024: l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione l’applicativo software per l’acquisizione dei dati necessari per elaborare la proposta. Su tali basi informative, l’Agenzia delle Entrate formulerà una proposta per la definizione biennale del reddito derivante dall’esercizio d’impresa o dall’esercizio di arti e professioni e del valore della produzione netta;

•31 luglio 2024: si procederà al versamento del saldo 2023 e del primo acconto 2024 senza considerare la proposta di concordato;

•20 agosto 2024: si procederà al versamento di saldo 2023 e primo acconto 2024 con la maggiorazione dello 0.40%;

•15 ottobre 2024: sarà il termine ultimo per l’invio telematico della dichiarazione dei redditi e per l’adesione al concordato;

•30 novembre 2024: in sede di versamento del secondo acconto 2024 si procederà al conguaglio tenendo conto dell’eventuale adesione al concordato.

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