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Il terremoto vissuto da Arezzo

Alle tre e trentasei di ieri notte ero sveglio e stavo scrivendo un articolo seduto davanti al computer. Vivo al quarto piano di Via Giotto, una zona nella quale i terremoti si avvertono più che altrove per via delle caratteristiche geologiche del...

Alle tre e trentasei di ieri notte ero sveglio e stavo scrivendo un articolo seduto davanti al computer. Vivo al quarto piano di Via Giotto, una zona nella quale i terremoti si avvertono più che altrove per via delle caratteristiche geologiche del terreno sottostante. Fuori tirava un vento piuttosto forte e il finestrone del mio soggiorno era socchiuso. Quando mi sono sentito leggermente spostare ho pensato a quel vento come al responsabile, ma poi, quando la sedia ha cominciato a ballare sinistramente, allora ho capito che si trattava di un terremnoto piuttosto forte. Un certo timore si è fatto strada dentro di me, sopratutto quando a muoversi rumoreggiando erano le mie librerie e a dondolare i lampadari. A quel punto mia figlia e mia moglie si sono svegliate e hanno cominciato a parlare di terremoto. La vicina di pianerottolo, che vive da sola, ha aperto il portone di casa per vedere se nessuno si stesse preoccupando di quel che accadeva. In tutto questo temnpo, che sinceramente mi è parso eterno (altro che venti secondi!) ho prima sperato che il palazzo, costruito tra i primi nella zona (nel 1960), non subisse danni, poi, a scossa conclusa, io e i miei familiari abbiamo espresso l'augurio che Arezzo fosse l'epicentro del sisma. Era chiaro che se lo fosse stato tutto si sarebbe risolto in un nulla di fatto sostanziale, ma lo era altrettanto il fatto che più lontano era stato l'epicentro e più danni quel terremoto avrebbe provocato. Quando, nel corso di una telefonata con il direttore Di Arezzo Notizie Mattia Cialini, ho appreso che l'epicentro era nel reatino, allora ho avuto subito la quasi certezza che i danni sarebbero stati veramente ingenti. Due accessi a facebook mi hanno permesso di scoprire che eravamo in molti ad essere svegli e ad avere avvertito chiaramente la scossa. Poi le prime notizie di agenzia cominciavano a parlare di un sisma di 6.4 gradi (poi ridotti a 6.0) della scala Richter e allora il pensiero è andato a L'Aquila, quando alla stessa ora di sette anni prima la terra aveva tremato allo stesso modo.

Arrivata la notizia che l'epicentro era nei dintorni di Accumoli e Amatrice è stato chiaro che i soccorsi non avrebbero raggiunto i luoghi colpiti con immediatezza e che le frazioni sparse di quelle zone impervie avrebbero complicato ulteriormente le cose.

Una seconda scossa, più breve della prima, ma piuttosto intensa, mi ha sorpreso ancora sveglio alla ricerca di notizie, e la paura si è fatta tangibile.

Poi la notizia dei crolli e dei primi morti, che era chiaramente l'inizio di una conta che sarebbe stata lunga, lunghissima.

Purtroppo quello che abbiamo vissuto io e molti altri aretini si è rivelato essere nientaltro che una lontanissima eco del disastro di Amatrice e dintorni.

Arezzo è in un territorio sismicamente a rischio e noi aretini lo sappiamo; ogni volta che la terra trema seriamente ce lo ricordiamo con un certo timore. Da noi l'ultimo terremoto che ha causato danni importanti è di un centinaio di anni fa; il precendente, di altri cent'anni prima, fu quello cui pose fine il "miracolo" della Madonna del Conforto. Nel mezzo tante scosse, ma mai così forti da fare grandi danni.

Voglio esprimere sincera solidarietà alle famiglie della zona del sisma di ieri notte, dove non una sola casa, per quanto in piedi, pare essere agibile. Intanto i morti sono diventati 250 e gli sfollati 2500, ma non sono i numeri definitivi di questa tragedia che per chi ne è stato vittima è solo cominciata.

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