A Firenze Francesco ha incoraggiato i giovani a farsi protagonisti della loro esistenza e nel mondo, senza limitarsi a guardare tutto da un balcone. Questo significa che secondo lui i nostri giovani sono troppo timorosi di scendere nell'arena, come se il mondo non gli appartenesse.

Francesco probabilmente ha ragione, ma siamo noi, la nostra generazione e le precedenti, ad aver costruito quell'arena in cui un nugolo di pazzi disonesti cercano di sbranarsi a vicenda. Cosa può pensare mia figlia diciottenne di una società così corrotta? Può essere vogliosa/orgogliosa di entrare a farne parte? E quante possibilità ha di incidere per cambiarla?

Sono domande cui è difficile dare una risposta, ma di certo la speranza non può prescindere dal coraggio e dall'entusiasmo dei giovani.