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"Così lo abbiamo salvato dal New Delhi". Parla Cristiano, il medico che ha guarito il paziente

La testimonianza è quella resa dal vicedirettore della Cinica di Riabilitazione Toscana (Crt), struttura dove si è registrato l'unico caso di infezione dal batterio in provincia di Arezzo

"Dal New Delhi si può guarire".
A dirlo è Cristiano Scarselli, il medico nonché vicedirettore della Clinica di Riabilitazione Toscana (Crt), che è stato testimone del ritorno in salute di un uomo, risultato positivo al batterio nel mese di marzo, e adesso fuori pericolo alle cure ricevute all'interno della struttura.

Quello del Crt è l'unico caso che si è verificato in provincia di Arezzo dal novembre 2018 al 31 agosto dell'anno corrente ed è stato censito nel report dell'Agenzia Regione di Sanità (Ars).

Le cure, in una persona ricoverata a marzo, hanno dato esito positivo e l’infezione è scomparsa - Il caso citato da Ars con riguardo alla Crt è isolato e specifico dei mesi scorsi – afferma Scarselli, vicedirettore sanitario della clinica - Si tratta di una persona che è stata trasferita all'interno della clinica da un altro ospedale per affrontare un progetto riabilitativo specifico.

Dott. Cristiano Scarselli-2

Il batterio, secondo quanto riportato dalla dirigenza della struttura sanitaria, è stato individuato grazie alle numerose analisi previste per tutti i pazienti accolti nonché, dalla collaborazione con il laboratorio di microbiologia di Arezzo. Un percorso che ha consentito agli specialisti di diagnosticare e quindi curare con esito positivo il paziente infetto.

La clinica di riabilitazione, al di là di questo momento, considerata la delicatezza dei pazienti a volte anche cerebrolesi, ha sempre adottato un meticolosissimo sistema per la rilevazione in ingresso ed il monitoraggio della possibile diffusione dei batteri multiresistenti. Questo da prima ancora che la pratica venisse estesa a tutti gli altri ospedali. Ad oggi, il paziente cui fa riferimento Ars, è guarito dall'infezione e non vi sono pazienti altri con sepsi, ovvero con batteri isolati nel sangue.

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Come si diffonde

Un approfondimento al tema lo ha dedicato la rivista britannica ‘Medical News Today’ secondo cui non tutti i soggetti che entrano in contatto con batteri resistenti ne diventano poi portatori e solo una bassa percentuale dei soggetti portatori potrà contrarre poi un'infezione. Ndm ha poi un alto rischio di diffusione tra le strutture sanitarie e la presenza di un focolaio in una zona altamente turistica, come può essere la Toscana, può anche portare ad un elevato rischio di trasmissione. Anche l’Ars della Toscana scrive che la diffusione dei batteri Ndm ha riguardato numerosi ospedali, nella maggior parte dei casi si è trattato di colonizzazioni, ma si sono verificati anche casi di infezioni gravi in pazienti già compromessi. Secondo gli esperti questi batteri, che normalmente fanno parte della flora intestinale umana, possono trasmettersi per contatto. La mancata osservanza di corrette pratiche di igiene, come la detersione delle mani da parte degli operatori sanitari negli ambienti ospedalieri, può anche essere un’altra causa di trasmissione del batterio.

I sintomi

Di solito l’infezione da Ndm si manifesta come tante altre altre infezioni sistemiche. I principali sintomi dell’infezione sono la febbre, l’infezione del tratto urinario, eruzione cutanee improvvise, dolori al torace, polmonite, problemi neurologici e in determinati casi anche disturbi gastrici e artriti.

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