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Vite umane salvate col defibrillatore, ad Arezzo arriva il primo servizio Sms Alert

Nel 2010 erano stati appena otto. Nel 2015, saranno almeno 50. Parliamo di vite umane recuperate ad una buona qualità di sopravvivenza dopo aver subito un infarto. Una patologia che ogni anno colpisce nella nostra provincia 340/350 persone. Ogni...

Nel 2010 erano stati appena otto. Nel 2015, saranno almeno 50. Parliamo di vite umane recuperate ad una buona qualità di sopravvivenza dopo aver subito un infarto. Una patologia che ogni anno colpisce nella nostra provincia 340/350 persone. Ogni minuto che passa dall’evento, le possibilità di recupero diminuiscono del 10%. Ma già dopo 4 – 5 minuti, anche se la vita si riesce a salvare, il rischio di riportare lesioni cerebrali gravissime, è elevato.

Il fattore tempo è la maggiore discriminante. E assieme a questo anche le capacità di assistere la persona colpita da arresto cardiaco, dapprima con un allarme immediato al 118, poi, in attesa dell’arrivo dei soccorsi sanitari, adottando misure immediate. Oggi lo possono fare i cittadini comuni che hanno seguito un corso di Bls-d. Sono già 15.000 in provincia di Arezzo. Capaci di valutare il pericolo nella area dove è avvenuto l’arresto cardiaco, le condizioni di coscienza e di respiro della persona, di avviare un massaggio cardiaco in autonomia o guidati telefonicamente dalla centrale per aumentare i tempi in attesa di un ripristino delle funzioni cardiache, e l’uso del defibrillatore. Eccolo, l’oggetto che ha stimolato un autentico cambiamento di mentalità e di capacità di intervento. Il defibrillatore, strumento di facile utilizzo, oggi abbastanza diffuso (ma non basta) con ben 535 apparecchi tutti censiti nella mappa a disposizione della centrale 118. Un cuore che sta fermo oltre 5 – 6 minuti porta o a morte o a condizioni di infermità gravissime. Se c’è un defibrillatore e lo si utilizza nei modi semplici e corretti che lo stesso apparecchio fornisce, si salvano vite.

Essere passati da 8 a 50 è già un successo incredibile, ma lavorando bene sulla maggiore diffusione e sull’aumento dei cittadini formati, si può migliorare ancora. E una vita salvata, non ha prezzo. IN ARRIVO DUE GRANDI NOVITA’

La Asl, la Fondazione Cesalpino e la Soc. coop Etrusco, sono i soggetti che guidano questo processo.

Da oggi partono due servizi. “Sms alert” è l’unico esistente al momento in Italia; l’app Progetto vita, sta partendo in alcune province del nord Italia e ad Arezzo.

Il primo, cofinanziato da “marino fa Mercato”, prevede l’iscrizione in un apposito registro gestito dal 118, dei numeri di telefono cellulare dei cittadini che nel tempo sono stati formati all’uso del defibrillatore. Sono suddivisi per comune e, nei centri più grandi, anche per zona. Quando arriva una richiesta di soccorso al 118 per un soggetto in arresto cardiaco, questi cittadini vengono avvisati da un sms con il quale si indica il luogo dove serve aiuto e l’indicazione del più vicino defibrillatore. Chi si trova in quella area, può rendersi subito utile e partecipare all’assistenza di quel cittadino in attesa dell’arrivo del 118.

L’App è a disposizione di tutti, cittadini formati e no. E’ un sistema più sofisticato e con molteplici funzioni. Si scarica direttamente dalle applicazioni in rete, oppure si trova sui siti della Asl (www.usl8.toscana.it ) , della fondazione Cesalpino (www.fondazionecesalpino.arezzo.it ) e della coop etrusco (www.etrusco.org).

Con il cellulare acceso, e il dispositivo di gps in funzione, premendo il pulsante si chiama direttamente la centrale, che immediatamente riconosce il chiamante, ma soprattutto la posizione in cui si trova e vede la mappa con i defibrillatori presenti nella zona. Il 118 ha modo di interloquire con chi ha chiamato (che può essere anche un non formato al bls-d) . Tramite questa applicazione vengono fornite tutte le indicazioni necessarie, anche sul massaggio cardiaco o sull’uso del defibrillatore.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

Chiave di volta del progetto, che ha consentito di aumentare enormemente il numero di vite salvate, è stata indubbiamente la formazione. Nel tempo 118, Fondazione Cesalpino e Coop Etrusco hanno moltiplicato il numero di cittadini in grado di prestare un primo soccorso, partendo ad esempio da tutte le forze dell’ordine e dai vigili del fuoco (Il defibrillatore è in moltissimi automezzi dei cc, polizia, vigili urbani, forestale e pompieri, oltre che in tutte le ambulanze in servizio disseminate nella provincia). La Formazione è elemento essenziale per un buon funzionamento del sistema. Ogni due anni è bene fare un re training, un aggiornamento, un ripasso. Nel corso del Forum Management in programma al centro affari, il 25, 26 e 27 novembre istruttori del 118 sono a disposizione gratuitamente per eseguire un ripasso delle principali cose da conoscere per un primo soccorso e per l’utilizzo corretto del defibrillatore. Subito dopo saranno formati altri 30 insegnanti di educazione fisica (ce ne sono già 110 attivi), che verrà a loro volta insegnato il primo soccorso e la defibrillazione nelle scuole fino al quinto anno delle superiori, creando così ogni anno quasi 2.000 cittadini pronti a dare soccorso in un arresto cardiaco. DOVE DEVONO ESSERE COLLOCATI

535 non sono pochi. Ma non bastano a coprire le reali esigenze della popolazione. L’Oms calcola che sarebbe adeguato avere un defibrillatore ogni 350 abitanti. In provincia di Arezzo siamo a metà percorso. Il luogo idea è Pieve Santo Stefano dove di apparecchi ce ne sono già 13, con una evidente forte sensibilizzazione della popolazione locale.

“Ma - e qui c’è l’appello di Massimo Mandò (118) e Luigi Vignaroili (Fondazione Cesalpino) – prima ancora che la legge lo imponga (come prima o poi accadrà), sono le comunità a doversi muovere. Ogni punto di aggregazione lo deve avere, dislocati in luoghi raggiungibili in tre minuti (si pensi ai supermercati, quasi nessuno fornito) ai centri di aggregazione, alle chiese, ai mercati. E soprattutto agli impianti sportivi. Qui la deroga lascia tempo fino a luglio, ma è assurdo rischiare la vita dei ragazzi per un investimento tutto sommato piccolo. Poi quando succede (e ogni sport ha purtroppo i suoi morti proprio per arresto cardiaco improvviso), si piange e ci si dispera”. UNA CULTURA CHE SALVA LA VITA

Da cinque anni il continuo tam tam su questi temi, ha accresciuto fortemente la conoscenza sui corretti comportanti. E’ migliorato il modo di chiamare il 118, collaborando con l’operatore che risponde, senza urlare richieste che se non chiare, non servono a nulla. E’ aumentata la capacità di collaborare a distanza, seguendo le disposizioni dell’operatore del 118 che dice cosa fare al paziente, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza. E poi sono diminuiti coloro che a fronte di un dolore toracico, si presentano da soli al pronto soccorso: se il dolore è forte si deve chiamare il 118 e attendere istruzioni o soccorso. Andare in ospedale con le proprie gambe o con auto privata è rischioso per se e per gli altri.

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