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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Vaccinazioni, lento crollo anche ad Arezzo: meno 3 per cento in pochi anni

Vaccino si, vaccino no.  E' ormai un vero dilemma che affligge chi ha bimbi in età di vaccinazione. Neonati e non solo. Un argomento sul quale l'opinione pubblica si spacca. Da un lato il fronte del no, che cresce e si nutre di informazioni che...

Vaccino si, vaccino no. E' ormai un vero dilemma che affligge chi ha bimbi in età di vaccinazione. Neonati e non solo. Un argomento sul quale l'opinione pubblica si spacca. Da un lato il fronte del no, che cresce e si nutre di informazioni che circolano soprattutto sul web. Dall'altro i sostenitori, che si affidano alle istituzioni e ai vari sistemi sanitari regionali. Nel mezzo le statistiche, che spiegano come la percentuale di bimbi vaccinati stia lentissimamente diminuendo.

Arezzo ne è un esempio lampante: meno di una manciata di anni fa erano vaccinati il 98 per cento dei bimbi. Oggi il dato è sceso al 95 per cento. Ma per alcuni tipi di malattie (morbillo, rosolia, parotite e pertosse) il dato è crollato al 90 per cento.

"In 35 anni che svolgo questa professione - spiega il dottor Ugo Pancani, pediatra che ha curato generazioni di bimbi - non mi erano mai capitati genitori che rifiutassero i vaccini. Quest'anno invece ho trovato tre mamme che hanno detto no. E' un fenomeno da non sottovalutare. E vanno presi provvedimenti, perché non si può chiudere il cancello quando i buoi sono già scappati". Se i vaccinati scendono fino all'85 per cento, infatti, viene meno il cosiddetto "effetto gregge": quell'effetto cioè che grazie alle vaccinazioni impedisce la circolazione delle malattie e quindi, di riflesso, fa sì che anche quella minoranza che non può vaccinarsi e non sopravvivrebbe a queste malattie, sia comunque protetta.

"Le statistiche mostrano come la situazione aretina - spiega Maria Teresa Maurello Direttore U.O.C. Igiene e Sanità pubblica della Ausl 8 - sia in media con il resto della Toscana. Con vaccinazioni per morbillo, parotite e rosolia lievemente superiori alla media. Non si può però abbassare la guardia: i vaccini sono l'unico tipo di medicina preventiva che abbiamo in questi casi".

Ma che cosa succede nel resto della Toscana? Le statistiche riportano percentuali superiori rispetto a quelle nazionali. Secondo i dati del 2014 - tratti da Corriere della Sera - per poliomelite, difterite, tetano, pertosse ed epatite b, i vaccinati oscillano dal 95,1% al 95,7 %, contro dati nazionali che oscillano dal 94,6 al 94,8 per cento. Si scende all'89,2 per cento (Arezzo resta di un punto superiore) per parotite e rosolia e all'89,3 per il morbillo. In questi ultimi tre casi, il dato nazionale si attesta sul 86 per cento circa.

VACCINO TOSCANA ITALIA
Poliomelite 95.4% 94,70%
Difterite 95,60% 94,60%
Tetano 95,70% 94,80%
Pertosse 95,60% 94,60%
Epatite B 95,40% 94,60%
HIB 95,10% 94,20%
Morbillo 89,30% 86,60%
Parotite 89,20% 86,60%
Rosolia 89,20% 86,60%
Varicella 77,10% 36,00%
Antinfluenzale 49,90%
Antimeningococco C 87,80% 74,90%
Antipneumomeningococco 93,80% 87,60%

"Ci sono campagne, mai confermate - spiega Maurello - che condizionano negativamente la scelta dei genitori. Ad esempio legano l'insorgere di gravi malattie alle vaccinazioni (come l'autismo o l'encefalite ndr), oppure sostengono che le vaccinazioni siano un modo per arricchire le case farmaceutiche. In realtà quella per i vaccini rappresenta solo il 10 per cento della spesa farmaceutica. E molti medicinali che ci vengono prescritti, e per i quali la spesa è ben superiore, non sono stati monitorati attentamente come invece lo si fa con i vaccini". Eppure sempre più famiglie aretine restano con il dubbio. Vaccinare o non vaccinare. "In effetti - spiega Dario Grisillo, segretario provinciale FIMMG - c'è una letteratura esigua ma molto pubblicizzata sul web relativa ai danni che provocherebbero i vaccini. Invece sull'ampia letteratura che spiega la loro importanza si trova pochissimo. Di fatto manca una cultura su questo argomento".

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