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Una targa per Pierino, dopo 74 anni risolto il mistero dell'ignoto di Giovi. Presto la salma del giovanissimo ucciso dai fascisti sarà restituita alla famiglia

Dopo 73 anni il giovane seppellito nel cimitero di Giovi ha un nome: Pietro Montagna. L'ultima conferma è arrivata lo scorso settembre, e oggi a Giovi, nel giorno in cui si celebra la Liberazione, una targa in memoria di questo giovane...

Dopo 73 anni il giovane seppellito nel cimitero di Giovi ha un nome: Pietro Montagna. L'ultima conferma è arrivata lo scorso settembre, e oggi a Giovi, nel giorno in cui si celebra la Liberazione, una targa in memoria di questo giovane barbaramente ucciso è stata scoperta.

Per essere sicuri dell'identità del giovane è stata necessaria un'indagine genetica che ha richiesto prelievo di campioni e un lungo lavoro in laboratorio. Quasi un anno per avere i risultati dei test. A portare avanti con tenacia le ricerche è stato Roberto Carnesciali, che ha contattato la famiglia Montagna e insieme a loro ha seguito tutte le tappe della vicenda. "Si conclude così - scriveva Carnesciali lo scorso 23 settembre sul suo profilo Facebook - la storia dell’Ignoto che la gente di Giovi ha da sempre accudito con affetto e ritorna alla luce quella di Pierino brutalmente ucciso alla Stazione di Giovi una domenica mattina di 73 anni fa e inutilmente ricercato dai suoi familiari. Bentornato Pierino, è giunto il momento di tornare a casa, a Castello dalla tua gente, tra i vigneti e le verdi colline dell’Oltrepò pavese!"

La targa è stata apposta alla stazione di Giovi, alla presenza della nipote di Montagna, del vicesindaco Gamurrini, dell'assessore Ceccarelli, di Lucia De Roobertis, di Roberto Vasai e di rappresentati dell'Anpi proprio nel luogo dove venne fucilato Pierino e presto la sua salma verrà riportata a casa.

Ma chi era Pierino e perché dall'Oltrepò Pavese arrivò ad Arezzo? Oggi la sua storia è chiara, ma per anni è stata un mistero. Classe 1925, Pietro Montagna, detto Pierino, all'inizio della guerra fu dispensato perché troppo giovane. Ma le milizie fasciste del luogo non la pensavano allo stesso modo e aggredivano i giovani obbligandoli ad arruolarsi nell'esercito. Una escalation di intimidazioni e violenza, tanto che i familiari iniziarono a fare pressione affinché il ragazzino si arruolasse. Lui obbedì, ma il suo obiettivo era quello di disertare alla prima occasione. Partì così con un amico e si reco dapprima alla caserma di Novi Ligure , nella compagnia di Genio Guastatori. Poi venne spostato ad Arezzo. Sabato 11 marzo 1944 arrivò in città e dove avrebbe dovuto essere impiegato nelle realizzazione di trincee lungo la Linea Gotica. Proprio nei pressi della caserma aretina Pierino conobbe un altro ragazzino, Oliviero Fusai, che si propose di metterlo in contatto i partigiani. La sua idea di disertare si stava concretizzando.

Martedì 14 marzo Pierino si allontanò, e dopo qualche giorno di vita da fuggiasco salì sul treno per il Casentino, forse per raggiungere qualche formazione partigiana. Era una domenica mattina quel 19 marzo. Il treno partì alle 8,05. Dopo qualche minuto il tragico epilogo, alla stazione di Giovi. Un gruppo di fascisti lo fermò: lui aveva ancora la divisa. Lo "processarono" e condannarono sul posto. Lo uccisero. Poi andarono a festeggiare nella bottega del paese. La sua famiglia per anni non ha avuto più notizie, mentre un paese intero, quello di Giovi, accudì la tomba di quel ragazzino senza nome proprio come se fosse uno dei propri figli. E proprio uno di quei paesani - Roberto Carnesciali - decenni dopo, con tenacia e determinazione è riuscito a ricostruire la sua storia. E a far restituire la salma di Pierino ai familiari. .

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