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Un sarto e un calciatore per Castiglion Fibocchi: sono richiedenti asilo. Il sindaco: "L'integrazione passa dal lavoro"

“Abbiamo valutato le loro qualità ed abbiamo deciso di inserirli in due ambiti lavorativi e sociali del nostro tessuto comunitario”. Così Castiglion Fibocchi ben presto potrà contare su un nuovo sarto per il Carnevale dei Figlio di Bocco e...

“Abbiamo valutato le loro qualità ed abbiamo deciso di inserirli in due ambiti lavorativi e sociali del nostro tessuto comunitario”.

Così Castiglion Fibocchi ben presto potrà contare su un nuovo sarto per il Carnevale dei Figlio di Bocco e su un calciatore nuovo che ingrosserà le fila della formazione locale. Si tratta di due richiedenti asilo facenti parte del gruppo di otto che sono stati accolti nel sistema Sprar di Castiglion Fibocchi e che, come reso noto dal sindaco Salvatore Montanaro, diventeranno a tutti gli effetti dei membri attività della collettività.

E’ in occasione della conferenza stampa di presentazione del progetto di accoglienza diffusa, che vede uniti Capolona, Pergine Valdarno, Laterina, Castiglion Fibocchi e Oxfam Italia, che è stato fatto il punto sul sistema Sprar e sulle pratiche legate all’integrazione di richiedenti asilo.

Sono i 25 uomini, donne e bambini inseriti nel nuovo progetto per l’accoglienza e l’integrazione di migranti richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) in provincia di Arezzo. Un’iniziativa che secondo il modello di accoglienza diffusa in piccoli centri- realizzato da Oxfam già in altre città toscane - li vedrà inserirsi sempre di più, giorno dopo giorno, grazie a tante attività e progetti di formazione scolastica e lavorativa in quattro comuni della provincia di Arezzo, che hanno aperto loro le porte.

Vengono da Nigeria, Mali, Ghana, Gambia, Sierra leone, Senegal e Guinea. Si sono lasciati alle spalle storie fatte di odissee interminabili: fuga da guerra e persecuzioni nei propri paesi di origine, attraverso il deserto verso la Libia, dove in diversi casi sono stati vittime di abusi, violenze e detenzioni illegali - fino ad arrivare in Italia - dopo aver rischiato la vita in mare.

Tra loro, ragazzi come Moses, operatore umanitario, che dopo aver denunciato l’orrore delle mutilazioni genitali femminili nel proprio paese, la Sierra Leone, è stato costretto a scappare da un giorno all’altro verso la Libia, dov’è rimasto intrappolato per quattro mesi senza un motivo.

Una “rete” che si pone come primo obiettivo, la realizzazione di un percorso di integrazione continua nel tempo, il tentativo di mettere a frutto l’esperienza maturata in questi anni di impegno nell’accoglienza, da parte di Oxfam e degli enti locali coinvolti.

“Oggi è più che mai necessario andare oltre una gestione puramente emergenziale del fenomeno migratorio.ha dichiarato Bechini - Guardare oltre significa accompagnare chi arriva da noi in un processo continuo nel tempo che vada dalla formazione linguistica e scolastica, all’orientamento e all’apprendimento lavorativo. Ad esempio attraverso accordi con le aziende e le tante realtà del territorio che possano offrire nuove opportunità di inserimento a chi adesso deve ricostruirsi una nuova vita, in un nuovo paese. E proprio, grazie alla collaborazione con i comuni coinvolti, che ringrazio, continueremo a lavorare in questa direzione”.

“Abbiamo aderito con entusiasmo a questa iniziativa, perché siamo convinti che l’approccio intrapreso da Oxfam per l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo in Toscana e nella nostra provincia, possa rappresentare non solo una reale e positiva occasione di inserimento, ma anche un’opportunità di crescita per il nostro territorio”, hanno sottolineato i Sindaci dei quattro comuni.

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