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E’ un bene che la Procura di Arezzo si interessi al ruolo di Banca d’Italia e di Consob nelle vicende della vecchia Banca Etruria

Rincuora leggere che la Procura della repubblica di Arezzo si starebbe interessando del ruolo avuto da Banca d’Italia e da Consob nell’emissioni dei famigerati prestiti obbligazionari subordinati e, immaginiamo, anche degli aumenti di capitale...

Rincuora leggere che la Procura della repubblica di Arezzo si starebbe interessando del ruolo avuto da Banca d’Italia e da Consob nell’emissioni dei famigerati prestiti obbligazionari subordinati e, immaginiamo, anche degli aumenti di capitale della vecchia Banca Etruria. Rincuora perché la procura di Arezzo è un ufficio di altissimo livello professionale come viene unanimemente riconosciuto. E lo vediamo tutti anche in maniera indiretta: i magistrati che lo compongono non passano il loro tempo a rendere ad ogni piè sospinto interviste a destra e a manca sui mali dell’universo, come purtroppo vediamo fare a troppi loro vanesi colleghi magari alla ricerca di un posto in Parlamento, ma si concentrano sull’importante funzione a loro affidata. Quindi siamo assolutamente tranquilli che tutto quello che dovrà essere fatto, verrà fatto. Come sta avvenendo nei confronti dei vecchi amministratori che in pochissimo tempo, e fatta sempre salva la sacro santa presunzione di non colpevolezza, sono stati portati a giudizio. Perché se verrà dimostrato che qualcuno ha messo in tasca quello che non doveva, o comunque ha fatto il furbo, è giusto che ne risponda. Poi a noi che non siamo magistrati, e che quindi guardiamo le cose da un’altra angolatura, non è che ci interessi poi un gran che se non tutte le pratiche di affidamento dovessero risultare burocraticamente perfette. Perché le aziende e le famiglie rimpiangeranno per i prossimi decenni i fiumi di denaro che la vecchia Banca Etruria ha distribuito nel territorio alle aziende ed alle famiglie nel corso dei decenni, forse qualche volta, e nel qual caso allora per fortuna, senza spulciare troppo. Ma lasciamo lavorare con fiducia i magistrati. Noi abbiamo un altro lavoro da fare perché la lettura dei giornali riserva ultimamente delle chicche. Pare infatti che negli addebiti mossi in sede civile ai vecchi amministratori ci sia anche la mancata aggregazione con Popolare di Vicenza. La cosa letta oggi appare abbastanza curiosa per come sono andate a finire le cose anche lì: un altro disastro. Da quello che si è capito forse la proposta poteva essere interessante per gli azionisti, ma non è mai stata fatta chiarezza su come sono andate realmente le cose. Certo la questione di Popolare di Vicenza incuriosisce anche per altri aspetti. Arezzo e Vicenza sono state per decenni le capitali dell’oro italiano. E guarda caso le due banche sono crollate a poca distanza di tempo l’una dall’altra. Poi, a monte, ci sarebbe anche la stranezza madre di tutte le altre stranezze per la quale le banche popolari dovevano trasformarsi in società per azioni per decreto. Una scelta mai compresa visto che in tutta Europa esistono colossi bancari in forma di cooperativa, quale per esempio il Crédit Agricole che, guarda sempre il caso, sta annettendosi una serie di casse di risparmio italiane a quattro soldi. Banche, anche queste, reduci dalla solita cura su i crediti in sofferenza che va avanti da quasi un paio di anni, cioè partita con la “risoluzione” della vecchia Banca Etruria. E di sicuro la trasformazione delle banche popolari in società per azioni, facendo perdere il voto capitario, avrebbe comportato l’acquisto a saldo e stralcio di queste banche dal grande capitale. Ma gli interessi finanziari sono stati tutelati lo stesso, anzi meglio visto che sono stati (s)venduti i crediti in sofferenza, o che qualcuno ha dichiarato o voluto essere in sofferenza, al grande capitale finanziario internazionale che ha trovato il paese di Bengodi in Italia. Svendita, e si ritorna al punto di partenza, che ha preso il via con il patatrac della vecchia Banca Etruria. Insomma altre pietre miliari sulla strada della pianificata distruzione dell’economia nazionale. Ma perché stanno avvenendo queste cose? Pavidità? Incapacità nella difesa degli interessi nazionali? Connivenza? Ma fermiamoci qui, per ora. Tanto ci saranno molte altre puntate.

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