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Terremoto nel Reatino. Parola all'Ingv, Braun: "In provincia evento simile a Monterchi cento anni fa"

Un evento simile a quello di Accumoli, registrato alle 3,36 di questa notte, si è verificato anche in provincia di Arezzo. Era il 1917 e Monterchi venne gravemente colpita da una scossa di terremoto di magnitudo 5.8. Venti in tutto le vittime di...

Un evento simile a quello di Accumoli, registrato alle 3,36 di questa notte, si è verificato anche in provincia di Arezzo.

Era il 1917 e Monterchi venne gravemente colpita da una scossa di terremoto di magnitudo 5.8. Venti in tutto le vittime di quell'episodio che, per intensità dinamica, ricorda molto quanto successo nelle scorse ore nel Reatino. A confermarlo è Thomas Braun dell'Isitituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Arezzo che ricorda l'evento avvenuto cento anni fa.

"Sicuramente - spiega l'esperto - quello di Monterchi è l'esempio nella storia della provincia aretina che più si avvicina a quanto successo questa notte. L'epicentro venne registrato proprio a Monterchi e le conseguenze furono devastanti. A Citerna e nelle frazioni limitrofe furono venti le persone che persero la vita".

Sempre guardano alla storia passata dell'Aretino, tra gli episodi più violenti e con l'impatto maggiormente aggressivo c'è quello del 15 febbraio 1796. Il giorno che gli aretini ricordano come quello del miracolo della Madonna del Conforto.

"Non possiamo sapere con certezza dove venne registrato l'epicentro - spiega ancora Braun - la storia riporta che la città venne rasa al suolo ma, di fatto è molto complicato individuare il punto esatto da dove partì la scossa perché all'epoca non esistevano le tecnologie di oggi. Potrebbe essere Arezzo come Capolona, Ceciliano o un'altra frazione. Quello che sappiamo è che la violenza fu davvero impressionante". Nella storia recente, sempre secondo quanto riportatoci dall'Ingv, il terremoto di questa notte è simile a quello registrato nel 1997 ad Assisi e quello del 6 aprile 2009 a L'Aquila. "Diciamo che siamo a metà strada come intensità e violenza - spiega ancora Braun - E' presumibile e altamente probabile che ci saranno delle ulteriori scosse di assestamento nei prossimi mesi. Anche nel caso di Assisi e de L'Aquila negli otto, sei mesi successivi la terra ha continuato a tremare. Non è da escludere che la scia sismica possa continuare il suo percorso. Come sappiamo tutta l'area dell'Appennino è sempre molto a rischio. La faglia sottostante è in continua evoluzione e, purtroppo, l'intensità è sempre la solita: magnetudo 5.0 o 6.0". Le rilevanze per il territorio provinciale aretino in seguito all'evento di queste ore sono pressoché nulle. La distanza che separa la città dal luogo dell'epicentro, 150 chilometri in linea d'aria, è sufficientemente ampia. "Certo - prosegue Braun - la scossa è stata avvertita distintamente da un sacco di persone. Questo perché intensità e durata sono particolarmente importanti. Ma non ci saranno ripercussioni sulla nostra provincia". Ma un evento del genere, come del resto quelli registrati negli anni passati, è prevedibile?

"

Diventa davvero molto spiacevole parlare con il senno del poi e dire: 'io ve lo avevo detto' oppure 'io lo sapevo' - prosegue Braun - quello che conosciamo ad oggi è lo stato in cui versano le faglie presenti in Italia. Facendo un esempio, il terremoto del 2012 di Reggio Emilia era stato previsto come luogo e come magnitudo ma non come data. Non possiamo mai sapere con assoluta precisione i tempi con i quali si verificherà una scossa. Le uniche misure preventive da mettere in atto sono gli adeguamenti sismici delle strutture e degli edifici. Chi sa di vivere in una zona ad alto potenziale dovrebbe trovare delle soluzioni per mettere al sicuro il proprio patrimonio strutturale, artistico e cittadino".

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