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Attualità Via di Castelsecco

Dal motocross tra i resti etruschi, al recupero: Castelsecco, gioiello di Arezzo

La storia degli scavi, il titolo di patrimonio Unesco (poi revocato) e la nuova vita. Grazie all'attività di un'associazione

In vetta al colle di San Cornelio, che domina Arezzo a 424 msl, si trova Castelsecco. Un luogo poetico e misterioso, che nasconde un antichissimo nucleo di Arezzo, di epoca etrusco-romana. E' stato oggetto di una grande campagna di scavi nella seconda metà del '900. Nel 1976 il sito fu inserito dall’Unesco tra i patrimoni dell’umanità, ma dieci anni più tardi un ispettore dell’organizzazione capitò in visita e, data l’incuria, il titolo fu revocato. Nel 2011 l’Unesco ha inserito Castelsecco fra i 28 luoghi simbolo di pace del mondo.

L'imponente terrazza

La parte meridionale della collina - recita una dettagliata nota di Silvia Vilucchi, funzionario Mibact, sul sito del Comune di Arezzo - era sistemata in antico come un’imponente terrazza di forma pressoché ovale occupata da un complesso santuariale in età tardo etrusca (II secolo a.C.), leggermente gradonata e perimetrata sul lato Sud da una monumentale e scenografica struttura muraria semicircolare rinforzata e decorata da 14 speroni aggettanti, di cui i sei centrali con parete ricurva a formare esedre e forse in alto chiusi ad arcata. La struttura, conservata per un’altezza massima di m. 10, è realizzata a secco con grossi blocchi squadrati cavati in loco e prosegue, con blocchi più modesti, tutto intorno alla collina.

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Gli scavi di Maetzke

Dopo brevi saggi eseguiti negli anni ’60 del secolo scorso, si deve però a Guglielmo Maetzke alla metà degli anni ’70, con ulteriori approfondimenti nel 1983-84, la sistematica esplorazione dell’area e la prima corretta interpretazione del sito sotto il profilo archeologico. Si è così accertato come l’altura fosse frequentata fin dal periodo arcaico, come fosse stata oggetto di un grande intervento edilizio nel periodo ellenistico con costruzione del santuario e del muro monumentale di sostegno, cui fecero seguito rifacimenti architettonici in età romana, come fosse frequentata ed utilizzata in età medioevale e moderna, fino a tutto il XVIII secolo.

La protezione dall'inciviltà

"Successivamente - riporta Vilucchi - l’area è stata usata per coltivazioni agricole con massicci interventi di spietramento, ma anche oggetto di vandalismi ed usi impropri (pista di motocross). A partire dal 1969 la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha proceduto all’asportazione degli accumuli di terre e detriti ed alla rimozione della vegetazione infestante lungo il lato esterno del grande muro semicircolare di sostegno ed ai relativi interventi di consolidamento e restauro, restituendo all’imponente struttura tutta la sua monumentalità".

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Il teatro

La scoperta più rilevante - aggiunge Vilucchi - fu la messa in luce dei resti di un edificio per spettacoli all’estremità Sud del pianoro più prossima al muraglione semicircolare perimetrale, assiale ma distanziato rispetto agli edifici di culto, in un abbinamento teatro-tempio analogo ai complessi architettonici e cultuali dei santuari medio-italici (fra tutti, quello di Pietrabbondante); il teatro appare progettato e realizzato contestualmente al muro di sostegno monumentale.

L'associazione Castelsecco

Nel 2002 è nata l'Associazione Castelsecco, con lo scopo di recuperare e promuovere l’area archeologica della collina di San Cornelio, per costituire un parco archeologico-naturalistico. L'associaizione gode del contributo di 107 volontari che organizzano escursioni, laboratori ed eventi. Non solo, ai margini del complesso archeologico c'è una piccola chiesa sconsacrata dedicata ai Santi Cornelio e Cipriano. Abbandonata e poi profanata nel 1967, è stata recuperata proprio dall’associazione Castelsecco.

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