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Raro festival e cultura, le reazioni. Macrì: "Serve un assessore competente", Valenti: "Con un decimo si farebbe tanto"

Valenti e Macrì hanno avuto uno stesso pensiero: "Bene che ci siamo cifre importanti per la cultura ad Arezzo, la differenza la fanno i modi in cui spendono."

Due personaggi molto diversi tra loro, per professione, per sensibilità culturale, passione artistica, per i segni lasciati ad Arezzo. Pasquale Giuseppe Macrì l'uomo di Icastica (e non solo) e Mauro Valenti quello di Arezzo Wave e della prima vera Fondazione culturale in città. Hanno però reazioni simili alla lettura del bilancio della Fondazione Guido d'Arezzo e del capitolo di spese preventivate per il Raro Festival.

990mila euro il contributo del Comune, 666mila euro per il Raro Festival, 226mila per la mostra di Paladino: tutti i numeri del bilancio della Fondazione Guido d'Arezzo

"Bene che ci siano cifre importanti per la cultura, quasi due milioni di euro non sono pochi, ma per la città di Arezzo ne servirebbero ancora di più. Il nocciolo della questione è come queste risorse vengono spese."

macri-ghinelli-icastica-2Ha le idee chiare, come sempre, Giuseppe Pasquale Macrì, ex assessore alla cultura del Comune di Arezzo, che dal 2013 organizzò Icastica, la rassegna di arte contemporanea che ancora fa discutere nell'opinione pubblica nonostante l'ultima edizione ci sia stata nel 2015. "Il budget era tutto frutto di sponsorizzazioni private, non istituzionali, le prime due edizioni sono costate 200mila euro, l'ultima 150mila." Ha letto e commentato le notizie che riguardardano il bilancio della Fondazione Guido d'Arezzo e il bugdet previsionale del Raro Festival in corso in città. "Sono indignato come consigliere comunale, perché non si deve pagare l'autorefenzialità. Perché fare le Cantatrici Villane? Un'opera del '700 mai realizzata prima, un motivo ci sarà. E noi puntiamo ad essere il Festival dei Due Mondi? E' quasi finito anche quello" spiega Macrì. E ancora: "Dico bravo a Ghinelli se ha messo quasi due milioni sulla cultura, ma l'opera all'aperto non si fa, costa come 10 stagioni sinfoniche. Così si è voluto creare un festival autoreferenziale".

"Cose difficili da trasmettere, da far capire, che non attirano pubblico e sono allo stesso tempo molto costose. Anche noi facevamo cose difficili, ma le spiegavamo, sono stato in tutte le scuole a raccontare Icastica ad esempio." E il budget come si conteneva? "Facendo economia, alloggiando gli artisti presso le case degli amici, cosa che mi fece avere qualche nemico in più. E poi non pagando i giornalisti, Sky Arte venne a sue spese, mentre se ho capito bene qui si è speso 22mila euro per Sky ghinelli-icasticaClassica. Per il vitto coinvolsi i quartieri della Giostra che si aprirono per gli ospiti."

"La cultura non si improvvisa - conclude Macrì - non è un giochino, andrebbe trattata da un assessore competente che il sindaco non ha mai nominato."

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Andando ancora a ritroso nel tempo ad Arezzo si incontra la prima Fondazione culturale della città che per tanti anni ha organizzato il Love Festival, al Prato, all'ex campo militare, allo Stadio, portando grandi promesse della musica, artisti internazionali, cantanti pop italiani. "Il Comune di Arezzo è ancora proprietario a mezzo del marchio, perché non lo sfrutta?" si domanda il patron Mauro Valenti "Adesso la Fondazione Guido D'Arezzo ha in mano la proposta per lavorare insieme per il prossimo Sud Wave di novembre, con il quale porteremo in città il meglio dell'industria musicale internazionale e tanti giornalisti esteri. Ma aggiungo di più, il 4 e 5 aprile 2020 saremo a Parigi per un grande evento con la Siae, perché Arezzo, con le sua aziende, con il suo marchio non viene con noi per promuovere la città dal punto di vista culturale e perché no turistico?"

"Quando ho letto del Raro Festival ho detto siamo molto contenti che ci siano queste disponibilità economiche, vorremmo essere verificati sul campo, con un decimo di tutto quello si potrebbe fare tanto, si potrebbe valorizzare il nome di Arezzo."

Perché la Fondazione Arezzo Wave era, ed è una fondazione a partecipazione pubblica e privata.

arezzo-wave-mauro-valenti-2"Quando organizzavamo il Love Festival ad Arezzo il Comune partecipava con cifre intorno ai 100mila euro, che coprivano tra l'8% e il 12% del budget, riempivano gli alberghi da Castiglion Fiorentino al Casentino, al campeggio servivamo 96mila pasti, avevamo un fatturato da 1 milione e 400mila euro, con grosse ricadute economiche sulla città di Arezzo" ricorda Valenti snocciolando numeri.

Come arrivavano gli artisti, che cachet c'erano all'epoca? 

"Il concerto più costoso è stato quello dei Chemical Brothers a Livorno, li abbiamo pagati 200mila euro, ma ricordo 18mila dollari per Moby nel 2000 allo stadio di Arezzo, il giovane Ben Harper ad un anno dal debutto prese mille dollari e 5 biglietti di sola andata dall'Italia alla Danimarca. Tutti questo è stato ed è ancora frutto di scouting internazionale che facciamo con la fondazione, con la quale siamo tra i fondatori della Federazione Europea dei Festival."

Il sindaco difende la sua creatura

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