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Panico da vermi velenosi, tra bufale e verità. Parla il ricercatore aretino che li ha scoperti

“Ho una bambina di 4 anni. E ho paura per via di questi vermi. Cosa devo fare?”. Non farsi prendere dal panico, per prima cosa. Si moltiplicano le richieste di spiegazioni al ricercatore aretino Mattia Menchetti, che ha avuto il merito di...

“Ho una bambina di 4 anni. E ho paura per via di questi vermi. Cosa devo fare?”. Non farsi prendere dal panico, per prima cosa.

Si moltiplicano le richieste di spiegazioni al ricercatore aretino Mattia Menchetti, che ha avuto il merito di alzare il velo su un fenomeno finora sconosciuto: la presenza di una popolazione di planarie, vermi terrestri voraci e invasivi, in un giardino di Bologna. Invertebrati da studiare, poco noti e, potenzialmente, molto pericolosi. Per l'ambiente, principalmente.

Quanto allarme: cosa c'è di vero

“Sono usciti alcuni articoli sulla stampa nazionale in proposito - spiega Menchetti - la notizia è stata diffusa sui social ed è emersa molta confusione. Si è parlato di vermi velenosi, 'planarie killer', letali per l'uomo, in grado di riprodursi molto rapidamente e praticamente impossibili da uccidere. Balle, in buona parte. E allarmismo ingiustificato”.

Diversibipalium_multilineatum,_France,_MNHN_JL59,_green_background

Creature piatte, gialle e nere: almeno 70 in un giardino a Bologna

Lo studio è partito da una segnalazione di Bologna. Una giovane coppia ha notato nel giardino di casa – in pieno centro cittadino - creature anomale, gialle e nere, appiattite e striscianti. Ce n'erano almeno una settantina. Lunghe più di 10 centimetri, erano diverse dai tradizionali vermi. Così, i padroni di casa hanno chiesto lumi a conoscenti più esperti in materia. Il passaparola ha avuto come esito il coinvolgimento di Mattia Menchetti, biologo aretino dell'Università di Firenze, specialista in tema di specie aliene (non autoctone) e invasive. Alle spalle già molti studi sull'impatto ambientale di pappagalli e scoiattoli alieni, Menchetti ha cercato – assieme ad altri studiosi come Emiliano Mori, Giuseppe Mazza, Elena Tricarico e Luca Cavigioli – di approfondire il caso dei vermi bolognesi, classificati come Diversibipalium multilineatum. “Ci siamo immaginati che potessero appartenere a una specie di planarie molto invasiva, originaria dell'Est asiatico e stretta parente del Bipalium kewense”. Una specie – questa sì – dotata di veleno, oltre che di una particolare testa a martello. I tessuti del Bipalium kewense contengono infatti tetrodotossina, una sostanza pericolosa, molto potente, e potenzialmente letale per l'uomo.

Velenose? Forse. Pericolose? Sì, per l'ambiente

“Ci sono però da fare alcune puntualizzazioni – dice Menchetti -. In primo luogo, non è detto che gli esemplari studiati da noi siano velenosi. Per questo necessitiamo di approfondire la materia: stiamo lavorando con ricercatori dell'Università di Barcellona, del Naturalis Biodiversity Center di Leida e il Museo di storia naturale di Parigi”. E pure se queste planarie fossero velenose, le possibilità di rimanere intossicati, o addirittura uccisi, sarebbero davvero irrisorie. “Le ho maneggiate senza guanti – dice Menchetti – non esistono pericoli. Si rischierebbe qualcosa mangiandole, probabilmente”. Certo, il mondo è vasto e prevede anche questa (documentata) casistica. “In Giappone una planaria velenosa è stata ritrovata nell'apparato digerente di una donna; un'altra nell'apparato respiratorio di un bambino, sempre in Giappone. Un altro bambino ha presumibilmente ingoiato un verme ad Atlanta, negli Stati Uniti”. Presumibilmente, perché l'animale è stato ritrovato nel pannolino. Casi rarissimi, nel complesso. E comunque, per scongiurare il pericolo, basta astenersi dall'ingoiare vermi velenosi.

Mattia Menchetti Mattia Menchetti

La specie più aggressiva: la Planaria killer

“Ma il reale pericolo della diffusione di questi invertebrati è legato all'ambiente. La Planaria Killer esiste (foto sotto: mentre attacca una chiocciola, fonte PeerJ), si chiama scientificamente Platydemus manokwari, perché stermina lumache e chiocciole. Ma anche quella da noi studiata, la planaria Diversibipalium multilineatum che si nutre di lombrichi e lumache, può essere pericolosa. Ce ne sono altre specie, ancora da classificare, in base a segnalazioni arrivate da Palermo, Firenze, Grosseto. Alcune molto dannose per l'ecosistema”.

Uccide prede 10 volte più pesanti

L'attacco a una chiocciola L'attacco a una chiocciola

E Mattia Menchetti rivela il perché. “Sono animali molto voraci: hanno dei recettori che permettono loro di fiutare le prede. Seguono, ad esempio, le scie di muco delle chiocciole, poi le attaccano. Le planarie riescono ad uccidere una preda anche 10 volte più pesanti di loro, agendo magari in gruppo. Si avvolgono attorno ad essa e la divorano attraverso una bocca piazzata sotto il ventre”. Una leggenda emersa in questi giorni vuole che se si tagliano le planarie in mille pezzetti, questi sopravvivono, generando mille nuovi esemplari. “Fantascienza – dice Menchetti. Qualcuno ha anche scritto che non bisognerebbe schiacciarle, perché potrebbero moltiplicarsi a migliaia in un lampo. In realtà, se si divide il corpo di una planaria in poche parti, forse – e dico forse – sopravvivono tutti i pezzi, dando origine a nuovi individui. Se si aumenta la frammentazione, le possibilità di sopravvivenza delle parti scendono. Comunque, stiamo studiando le possibilità riproduttive di questi vermi. Probabilmente, depongono anche uova. Inoltre aggiungo che le planarie vivono in ambienti umidi e muoiono in quelli secchi. Pertanto gettarle in un bidone non le condanna affatto, come qualcuno ha scritto".

La "testa" del verme La "testa" del verme

I danni per l'agricoltura e le aree verdi

E le conseguenze per l'ambiente? “Ogni ecosistema ha un equilibrio. Le planarie che stiamo studiando, essendo di una specie introdotta ed invasiva, rompono questo equilibrio. Ad esempio, un sottosuolo senza lombrichi è meno areato. I danni recati a campi coltivati ma anche aree verdi urbane potrebbero essere considerevoli. Il nostro studio è il primo del genere in Italia. Abbiamo la possibilità di far luce su questo fenomeno: ancora non si ha la percezione delle conseguenze che possa avere. Per questo è importante che, chiunque si imbatta in questo tipo di animali, ce lo segnali. Potrebbe essere un contributo fondamentale alla nostra ricerca”.

La ricerca del gruppo di Mattia Menchetti

Per approfondire sulle planarie

Per contattare Mattia Menchetti: www.mattiamenchetti.com; mail: mattiamen@gmail.com

@MattiaCialini

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