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L'artista Maffucci dona una sua opera al Museo Archeologico Mecenate

Si tratta di una riproduzione di una corona etrusca con foglie d'alloro, la direttrice Maria Gatto: "L'opera del maestro sarà esposta a fini didattici"

Ha avuto molto successo la rassegna intitolata "Tesori antichi nell'opera del maestro orafo Alano Maffucci”, realizzata in collaborazione con Confartigianato Imprese Arezzo che resterà aperta fino al 2 febbraio 2020.

La mostra, aperta dal 30 novembre nell'ambito del ciclo di incontri "Percorrendo l'antichità" ha permesso di ammirare accanto ai capolavori del museo le riproduzioni artistiche che Alano Maffucci ha realizzato di straordinari esempi dell’oreficeria antica: la corona etrusca con foglie d’alloro conservata al Museo Archeologico Nazionale di Arezzo, il famosissimo diadema del “Tesoro di Priamo” scoperto da Schliemann nel sito dell’antica Troia e gli eccezionali orecchini della “principessa” della civiltà Saka, scoperti nel 2012 nel Kazakhstan occidentale.

Passione e dedizione hanno accompagnato e sostenuto lo studio attento dei pezzi antichi e il lavoro paziente e lunghissimo di ricerca e di realizzazione di gioielli che non sono - né vogliono essere - copie degli originali, ma il prodotto di un'autentica sfida, una delle tante imprese di un uomo animato da entusiasmo, curiosità e caparbietà fuori dal comune.

L'esposizione delle opere di Maffucci permette di accostarsi ad alcune altissime testimonianze dell'oreficeria orientale, vicino-orientale ed etrusca e di seguire attraverso le immagini lo straordinario lavoro di riproduzione-interpretazione: un'occasione preziosa per comprendere, attraverso le mani capaci e la passione di un maestro dei nostri tempi, l'elevatissimo livello tecnico raggiunto dagli antichi artigiani, detentori di saperi che ancora oggi possono essere considerati eccezionali nella loro unicità.

Maffucci ha già donato al museo una delle sue opere, la riproduzione della corona etrusca risalente al 300 a.c. ed è sua intenzione di donare anche la riproduzione dell'altro diadema, quello rinvenuto da Schlieman negli scavi di Troia e chiamato diadema di Elena di Troia databile fra i 2400 e i 2200 anni a.c.

"Sono molto affezionato al Museo archeologico di Arezzo - racconta - ci andavo spesso con la scuola orafa quando ero ragazzo. Ritornandoci ho voluto riprodurre il diadema, con una mia libera interpretazione, e ho pensato di donarlo al museo. Ho intenzione di donare anche la riproduzione dell' altro diadema che oggi é conservato al Museo Puskin di Mosca. Sono opere alle quali ho dedicato tanta passione e diverse centinaia di ore di lavoro. Ho pensato di donarle perché devo molto al museo nel quale ho studiato da ragazzo".

La direttrice del museo Maria Gatto esprime il suo ringraziamento.

"L'opera del maestro sarà esposta a fini didattici in una sala che sarà costituita per mettere in evidenza l'importanza della tradizione orafa aretina e il legame fra l'artigianato artistico di oggi e le opere antiche. Siamo molto soddisfatti dell'iniziativa che ci ha permesso di ospitare le opere del maestro Alano Maffucci, che è servita a rendere omaggio alla sua arte, ma anche a dare luce al museo, e ci ha permesso di ammirare, seppure riprodotte  anche due opere che sono molto lontane da noi come il diadema attribuito ad Elena di Troia, che si trova a Mosca e gli orecchini della principessa del Kazakistan che si trovano ad Astana e sono uno dei ritrovamenti archeologici più recenti perché sono stati rinvenuti nel 2012. Siamo grati - conclude la direttrice - per la decisione di Maffucci di donare la sua opera al museo, sarà un contributo importante per valorizzare la tradizione orafa aretina".

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