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Domenica, 28 Aprile 2024
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Sulla nave Vulcano per curare i bambini feriti in guerra. La storia di Decio, il medico salpato per Gaza

Il dottore racconta il suo mese trascorso sulla nave della marina militare italiana per curare le ferite dei bambini di Gaza

Per un mese ha lasciato il proprio lavoro all'interno delle sale operatorie dell'ospedale San Donato scegliendo di mettersi a disposizione di chi, in questo momento, sta vivendo l'inferno. Decio Viscidi è il medico anestesista di Arezzo che, lo scorso dicembre, ha risposto alla chiamata della Marina Militare offrendo la propria disponibilità e professionalità per curare i feriti della striscia di Gaza. Per 30 giorni ha fatto parte dell'equipaggio della nave Vulcano dove ha dato il proprio contributo professionale al fianco di un’equipe chirurgica costituita da ortopedici, chirurghi e altri professionisti sanitari appartenenti a Marina, Esercito e Aeronautica militare oltre agli specialisti (ostetriche, ginecologhe e chirurghi plastici) della Fondazione Rava e medici del Qatar.

L’esperienza professionale di Decio Viscidi a bordo della Vulcano è iniziata il 1 dicembre 2023. La nave è dotata di una struttura sanitaria attrezzata per il ricovero e la stabilizzazione dei feriti ed equipaggiata con sale operatorie ed equipe chirurgica, diagnostica radiologica, assistenza odontoiatrica, laboratorio e farmacia. Qui sono stati curati sia i bambini, molti dei quali con amputazioni subite in Palestina oltre a lesioni e ferite addominali, sia pazienti adulti con lesioni complesse. Fra gli interventi effettuati anche il trapianto di un nervo periferico per restituire a una donna l’uso parziale di un arto compromesso durante un bombardamento.

"Durante la mia attività di medico ospedaliero – racconta Decio Viscidi - ho visto molti traumi complessi ma mai ferite di guerra. Queste persone non avevano solo le ferite visibili, che abbiamo curato, ma anche quelle non visibili fatte di traumi, di lutti da elaborare e di storie da raccontare. Nel tempo in cui sono stato sulla Vulcano ho convissuto sia con i colleghi dell’equipe che con i pazienti ricoverati condividendone gli spazi, le esperienze e le ferite. Non avevo mai visto nulla del genere. Questa esperienza mi ha fatto prendere consapevolezza di una situazione terribile che viviamo da lontano e che si pensa non ci riguardi. Poi la tocchiamo con mano e allora tutto cambia. Lì sulla nave non c’era la separazione fra casa e lavoro. Tu sei lì 24 ore su 24 a contatto con il personale medico e sanitario e con i pazienti. Ci si lega con tutti. I risultati conseguiti in quei giorni sono il frutto di un lavoro di squadra in cui ciascuno dava forza e supporto al collega: una collaborazione che ci ha permesso di trattare al meglio i 43 pazienti che in quel periodo sono passati sulla nave militare".

Viscidi ha assistito anche alla nascita di una bambina a bordo della Vulcano, ormeggiata nel porto egiziano di Al-Arish. La piccola Ilin è nata mentre la madre, una donna palestinese di Gaza, era a bordo della nave per assistere l’altra figlia rimasta ferita. Oltre al bagaglio di esperienze professionali e personali, il medico aretino ha portato con sé in Italia le foto dei disegni fatti dai bambini curati sulla Vulcano.

Guerra in Palestina: i disegni dei bambini salvati dalla nave Vulcano

"Questi descrivono perfettamente le ferite dello spirito subite – spiega Viscidi - Conservo ancora alcune foto di quei disegni che raccontano i bombardamenti ma anche la vita prima e dopo la guerra. Noi abbiamo fatto da ponte per le strutture sanitarie esterne. I piccoli che abbiamo accolto erano malnutriti, feriti e con traumi enormi. Per molti di loro salire a bordo della Vulcano ha rappresentato un punto di passaggio verso una nuova vita. Molti sono andati in Qatar. Attraverso i social sono rimasto in contatto con alcune delle persone che ho curato e ho anche ricevuto delle videochiamate da un paio di bambini attraverso l’account social che hanno aperto dopo essere usciti da Gaza".

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