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Giovedì, 18 Aprile 2024
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"Le mani d'oro di Muzio Boncompagni" rivivono grazie agli studenti di Orafi. La donazione di Felici

A distanza di 60 anni, un vecchio armadio di una soffitta della casa della zia di Muzio ha riportato alla luce la raccolta di bozzetti poi consegnata al cugino, Giancarlo Felici

La storia e le caratteristiche delle produzioni artigiane aretine, il valore della scuola Margaritone nella città dell'oro, le emozioni e la generosità della famiglia Felici, un progetto che dà il via ad un percorso che pone al centro il lavoro come volano per la cultura e che ha come luoghi simbolo la scuola e il palazzo di Fraternita. C'è tutto questo e molto altro racchiuso nel lancio di "Le mani d'oro di Muzio Boncompagni".

Muzio era un giovane studente dell'Istituto per orafi di Arezzo negli anni del boom economico, quelli che stavano trasformando la città a forte vocazione orafa, frequentava il 2° anno, era il 1958 ed il giovane aretino realizzava bozzetti di gioielli e disegni per decorazioni, frutto di una passione da trasformare in futuro in una professione. Poi nel 1961 il cammino di Muzio si interruppe bruscamente: a 18 anni la morte prematura a causa di un’appendicite trascurata.

Ma a distanza di 60 anni, un vecchio armadio di una soffitta della casa della zia di Muzio ha riportato alla luce la raccolta di bozzetti poi consegnata al cugino, Giancarlo Felici, personaggio noto ad Arezzo nell’ambiente della Giostra, che lo ha mostrato all’amico Gabriele Veneri.

“Il ragazzo era sicuramente un talento naturale in possesso di notevole inventiva e creatività che un destino avverso ha impedito di esprimere in tutte le sue forme – è il commento di Giancarlo Felici, custode dei bozzetti - Parenti ed amici sono lieti oggi di evidenziare non solo la passione di Muzio ma anche le capacità della scuola aretina già 60 anni fa, visto che i disegni dei gioielli risalgono agli anni 1958-1960”.

Da qui è partita l'idea progettuale di mettere in rete tutti e trasformare questi bozzetti in materiale didattico per gli studenti di Orafi, farli lavorare insieme alle aziende artigiane aretine, per poi donare i gioielli così ricavati al museo dell'oro in Fraternita.

“E’ un progetto che dà valore al tempo, un passaggio di testimone da un allievo di fine anni 50 ad un gruppo di studenti che, da qui a poco, dentro la stessa scuola di Muzio trasformeranno gli elaborati, realizzati con cura e perfettamente conservati, in prototipi a fianco delle imprese orafe del territorio – spiega Gabriele Veneri, portavoce degli Orafi di CNA – Quella “scoperta” ha fatto nascere un percorso storico, documentale, didattico, economico e culturale testimoniato dalla rete di soggetti coinvolti che già progettano l’appuntamento dedicato all’esposizione dei manufatti”.

Entusiasti gli studenti di Orafi presenti alla conferenza stampa insieme a due insegnanti e al preside:

“I disegni mostrano un livello di creatività e di ricerca stilistica straordinariamente attuale – osserva Roberto Santi dirigente scolastico dell’Istituto “Margaritone” Orafi - a testimonianza di una competenza in materia di design e di espressione artistica legata alla lavorazione orafa trasmessa dalla nostra scuola e aderente alla tradizione produttiva sempre viva nella nostra città. Un pezzo di storia che mantiene intatta la sua contemporaneità e dimostra, oggi come ieri, gli ingredienti vincenti nella creazione del gioiello: cultura artistica, tecniche operative, sensibilità personale”.

Destinatario finale sarà appunto il Museo dell'Oro e quindi i lavori diventeranno uno strumento di divulgazione della cultura orafa aretina e di valorizzazione della scuola che li ha prodotti, in collaborazione con le aziende orafe.

“Lo spirito del progetto è perfettamente in linea con l’interesse della Fraternita dei Laici ad ospitare idee, creatività e progetti che coniugano cultura, tradizione ed economia ed aprono le porte ai giovani – è il commento di Pier Luigi Rossi, I° rettore della Fraternita dei Laici – Questa è l’occasione per dare avvio a progettualità in partnership con le scuole del territorio e ad animare i nostri luoghi simbolo, a partire dal Museo dell’Oro, da vivere come laboratori creativi e sperimentali sia per la città che per i turisti”.

C'è stato anche l'appoggio convinto dell'amministrazione comunale, presente con il sindaco Ghinelli che ha anche un legame affettivo particolare con la scuola, perché ci insegnava sua madre e porta ancora in tasca con sé un piccolo metro che gli studenti le regalarono.

“Il progetto dimostra le grandi potenzialità di questa città, capace di proiettare nel futuro le sue memorie e di trasformarle in programmi immediatamente operativi grazie a partnership spontanee che legano insieme scuola, oreficeria e cultura - osserva il Sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli – Felice esempio di una città operosa che dà il meglio di sè in progetti di rete e che vuol essere da stimolo per la formazione dei giovani. Quando più eccellenze si mettono in gioco, la città non può che moltiplicare le esperienze positive con l’appoggio convinto dell’Amministrazione Comunale”.

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