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Domenica, 28 Aprile 2024
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Migranti: ad Arezzo 1200. Il prefetto: "Questione cibo? Risolta. Ora stop ai falsi allarmi sanitari o scattano le denunce"

C’è un punto da tenere presente. Gli sbarchi sono una realtà. Continuano a ritmi incessanti. Nuovi ingressi ogni giorno dalle coste italiane. “E continueranno anche in futuro - spiega il prefetto di Arezzo, Clara Vaccaro - per tanto, dobbiamo...

C’è un punto da tenere presente. Gli sbarchi sono una realtà. Continuano a ritmi incessanti. Nuovi ingressi ogni giorno dalle coste italiane.

“E continueranno anche in futuro - spiega il prefetto di Arezzo, Clara Vaccaro - per tanto, dobbiamo gestire al meglio la situazione e fare di tutto affinché il sistema accoglienza funzioni. Dobbiamo anzitutto dare un orizzonte a queste persone in modo da poterli aiutare a costruire il proprio futuro”.

La condizione riguardante la presenza di richiedenti asilo nel territorio aretino è tornata alla ribalta dopo la recente manifestazione per il cibo inscenata da circa 40/50 ospiti delle strutture di prima accoglienza che, lunedì passato, si sono prima recati in prefettura e poi in questura.

“Soltanto pochi giorni fa - ha spiegato ancora il prefetto Vaccaro - abbiamo avuto un confronto lungo e approfondito con i gestori delle strutture. Abbiamo ascoltato anche le richieste dei migranti in modo da confrontare le versioni. Siamo sempre disposti ad intervenire qualora se ne ravvisino le necessità. Ma in questo caso, la situazione si è sgonfiata subito. Il cibo che viene somministrato nelle strutture di accoglienza, in molti casi, viene consegnato nelle mani degli ospiti i quali poi, in base alle proprie necessità nutrizionali e religiose, lo cucinano quando e come vogliono”.

Si è ipotizzato che dietro alla protesta si celassero motivazioni differenti e che riguardassero la possibilità da parte dei migranti di ricevere denaro anziché viveri. “Ma questo per contratto non è assolutamente possibile - prosegue il prefetto - nei bandi con i quali affidiamo i servizi alle varie cooperative e operatori del terzo settore è specificato chiaramente che questi devono provvedere ai pasti (colazione, pranzo e cena) per sette giorni alla settimana seguendo delle specifiche direttive anche sul menù che deve essere conforme alle necessità alimentari. Dunque, niente denaro ma cibo”.

Sono all’incirca 30 le cooperative che si occupano della gestione di richiedenti asilo nella provincia di Arezzo. Mentre 150 sono le strutture presso le quali i migranti trovano accoglienza.

Gli ospiti provenienti per lo più dal nord Africa, nel territorio provinciale aretino sono 1.200.

Per loro è previsto anche un "kit" che comprende oltre al cibo, vestiario, prodotti per l’igiene personale, biancheria da camera e da bagno, una ricarica telefonica di 15 euro e 2,50 euro al giorno di pocket money (cifra utilizzabile per l’acquisto di materiale vario).

“Il telefono cellulare - spiega il prefetto Vaccaro - è un bene che, molto spesso, quando arrivano qua hanno già con sé. Il denaro invece che ricevo al giorno molto spesso lo mettono da parte”.

Il costo calcolato pro capite e pro die, come si evince dal bando della prefettura di Arezzo, è pari a 35 euro per un complessivo annuo di 22.139.074 euro (cifra ottenuta tenendo conto in via prudenziale del numero massimo di posti disponibili in tutta la provincia che sono pari a 1.733).

Poi c’è il capitolo lavoro.

Il dibattito pubblico molto spesso si è infiammo sul tema dell’impiego e dell’utilità pubblica e sociale dei richiedenti asilo presenti nel territorio aretino.

“Dal momento in cui escono dalla questura, dopo aver espletato le operazioni di identificazione, - spiega il prefetto Vaccaro - possono trovare impiego. Possono essere assunti. Il problema è che molto spesso si accontentano di piccoli stipendi e di impieghi stagionali. Come prefettura abbiamo richiesto esplicitamente che ci venga comunicato dai gestori dei centri di accoglienza di segnalarci queste situazioni. Intendiamo creare iniziative specifiche per sensibilizzare sindacati, associazioni di categoria e gli stessi migranti ad una corretta conoscenza dei diritti e doveri nel mondo del lavoro”.

Per quello che invece riguarda i lavori socialmente utili, i migranti possono svolgerli senza alcuna difficoltà, a patto che: “le amministrazioni comunali diano il proprio assenso - spiega il prefetto - le cooperative che li hanno in carico organizzino delle attività specifiche e, da ultimo, i soggetti interessati siano d’accordo nello svolgerli. Per attivare queste iniziative ci deve essere la volontà di tutti e tre questi soggetti”.

E’ anche vero però, che molti, non hanno alcun impiego. “Sì è così - continua il prefetto - In passato abbiamo anche riscontrato delle situazioni di criminalità. In questo caso abbiamo provveduto a fare accertamenti e avviare le procedure giuridiche necessarie. Ci sono state denunce e talvolta anche arresti e, ovviamente l’espulsione dal centro di accoglienza”.

Quello che invece, secondo le normative vigenti attuali, è più complicato è l’espulsione dal territorio italiano.

“Questo può essere applicato solo a termine del procedimento per l’ottenimento di una forma di protezione internazionale o di rifugiato - spiega Vaccaro - In Italia esistono vari tipi di espulsione per gli stranieri “irregolari”, cioè che non dispongono di un permesso per rimanere sul territorio italiano (né turistico, né lavorativo, né una forma di protezione internazionale né sono in attesa che la loro richiesta venga esaminata). Però al momento sono procedure piuttosto macchinose. In questo senso, le persone colpite da questa disposizione, prima devono essere trasferite in centri appositi (in Italia ne esistono tre: Torino, Crotone e un’altra in Sicilia). Da qui poi devono essere rimpatriati con l’accompagnamento di personale preposto”.

Dal punto di vista sanitario invece, i richiedenti asilo appena arrivano sul suolo italiano vengono sottoposti a visite mediche presso le strutture ospedaliere locali:

“E’ il primo step - afferma il prefetto - prima ancora dell’identificazione viene controllato lo stato di salute delle persone che arrivano sul nostro territorio. Non è possibile fare altrimenti. In caso di necessità viene ovviamente fornita assistenza sanitaria presso le strutture pubbliche come per qualsiasi cittadino non italiano”.

Le strutture di accoglienza molto spesso sono state al centro di attenzione, non solo dai singoli cittadini, ma anche delle forze politiche che in più di una occasione ne hanno sottolineato l’inadeguatezza.

“Ci sono ambienti molto belli altri più semplici ma tutti sono più che dignitosi - continua ancora il prefetto Vaccaro - La Asl controlla in prima persona sulla idoneità delle strutture di accoglienza e fino ad oggi non vi sono stati dati pareri di irregolarità. Inoltre, rispetto ad altre realtà italiane, abbiamo cercato in ogni modo di evitare l’allestimento di tendopoli o accampamenti per l’accoglienza. Tutto è perfettibile certo. Stiamo lavorando al massimo delle potenzialità e con il massimo impegno. Siamo pronti ad accogliere suggerimenti, segnalazioni e siamo disponibili ad intervenire laddove ve ne sia necessità. Quello che non siamo disposti a tollerare sono, toni esasperati e diffusione di notizie false. In questo senso, come successo anche in passato, siamo disposti a prendere provvedimenti sanzionatori per procurato allarme”.

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