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"Insegne spente, gruppi in preghiera". La testimonianza da Las Vegas dell'operatore aretino di Sky Tg24

"Siamo arrivati da poche ore, la zona è stata evacuata. Non c'è nessuno, tranne giornalisti e piccoli gruppi di persone in preghiera". Massimiliano Bertozzi, aretino, è da 10 anni negli Stati Uniti. Lavora come cameraman ed esperto di montaggio...

"Siamo arrivati da poche ore, la zona è stata evacuata. Non c'è nessuno, tranne giornalisti e piccoli gruppi di persone in preghiera".

Massimiliano Bertozzi, aretino, è da 10 anni negli Stati Uniti. Lavora come cameraman ed esperto di montaggio per il service Mediakite su cui si appoggia Sky Tg 24. A volte collabora anche con Rai e Mediaset. E' tra i primi italiani arrivati a documentare la tragedia di Las Vegas, assieme al giornalista inviato da Sky Tg 24: ha messo piede in Nevada nella tarda serata di ieri (prime ore di questa mattina in Italia), per testimoniare con la propria telecamera quel che è avvenuto.

Quasi sessanta morti e più di cinquecento feriti: la peggiore strage con armi da fuoco nella storia degli Stati Uniti. Un attacco nel corso di un concerto, dove erano radunate oltre 40mila persone. La città del divertimento, Las Vegas, è stata insanguinata durante il Route 91 Harvest Festival, rassegna di musica country.

Gli spari sono piovuti sulla folla dalle finestre di una camera d'albergo al 32esimo piano del Mandaly Bay Hotel. L'assassino, poi suicidatosi, è stato Stephen Paddock, pensionato americano di 64 anni.

"Sono sotto l'hotel - spiega Massimiliano - c'è grande silenzio". Un silenzio irreale per una città che di notte vive più di ogni altra al mondo. "L'area è stata interamente evacuata dalla polizia. Dentro l'albergo non c'è più nessuno. Le insegne sono state spente".

Intercettiamo Massimiliano al telefono tra un collegamento e l'altro di Sky Tg24.

Ha deciso di lasciare Arezzo una decina di anni fa. Laureato in lingue, si è stabilito a New York dove ha frequentato una scuola per perfezionare il suo inglese. Al suo fianco, sempre, la fidata telecamera. La professione e la passione lo hanno spinto a seguire i principali fatti accaduti negli Usa negli ultimi tempi. C'era a Dallas e c'era a Orlando, quando nell'estate 2016 le due città furono teatro di stragi. "Ho seguito la campagna elettorale che ha portato all'elezione del presidente Donald Trump, ma, se occorre, mi muovo per tutta l'America". Come è recentemente accaduto per il terremoto che ha sconvolto il Messico. "In quell'occasione ho lavorato di nuovo al fianco di Liliana Faccioli Pintozzi, dopo l'esperienza negli Usa".

E poi: i funerali di Muhammad Ali, la riapertura dell'ambasciata americana Cuba.

E un futuro in cui l'Italia sbiadisce in lontanza: "Mi dispiace aver lasciato amici e parenti - chiude - ma ormai ho tovato qui la mia dimensione. Torno una volta, massimo due all'anno. Ma quando lo faccio, è sempre volentieri".

@MattiaCialini

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