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Nascosero e salvarono due famiglie ebree durante la guerra: coppia di Monterchi tra i "Giusti delle Nazioni"

Oly aveva 18 anni, parlava cinque lingue e suonava il pianoforte. Più volte, grazie al suo tedesco fluente, aiutò alcuni monterchiesi a togliersi dai guai di fronte a soldati tedeschi in ritirata che chiedevano cibo. Rispondeva a chi le rivolgeva...

Oly aveva 18 anni, parlava cinque lingue e suonava il pianoforte. Più volte, grazie al suo tedesco fluente, aiutò alcuni monterchiesi a togliersi dai guai di fronte a soldati tedeschi in ritirata che chiedevano cibo. Rispondeva a chi le rivolgeva parola, ma di sé non parlava mai: avrebbe rischiato di tradire il suo segreto, quello della sua famiglia e quello di una famiglia di Monterchi. Perché Oly, al secolo Olga Lukac, era slovena di religione ebrea e visse per circa due anni durante la seconda guerra mondiale nascosta in una casa di Vicchio. Lei, la sua famiglia e quella degli zii, erano destinati al campo di concentramento di Renicci: la loro sorte sembrava segnata. Ma sulla loro strada incontrarono una coppia di monterchiesi: i coniugi Gonippo e Nova Massi che li ospitarono e si presero cura di loro. Li salvarono.

Da allora sono passati 70 anni e il gesto di altruismo e di coraggio di Gonippo e Nova, che sembrava destinato a finire tra le pieghe della storia, non solo è stato reso pubblico ma sarà anche celebrato. Domani infatti presso la Sala Consigliare di Palazzo Massi a Monterchi, avrà luogo la cerimonia di consegna della medaglia di “Giusto tra le Nazioni” alla memoria dei due sposi.

"La nomina di “Giusto tra le nazioni” - afferma in una nota il Comune di Monterchi - è un riconoscimento per i non-ebrei che hanno rischiato la vita per salvare quella anche di un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Premio che viene conferito dall’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto Yad Vashem, istituito dal Parlamento Israeliano nel 1953, con il compito di commemorare e documentare gli eventi dell’Olocausto". Era l'inverno del 1942 quando le due famiglie slovene arrivarono ad Anghiari: provenivano da Lubiana, erano a bordo di uno di quei convogli speciali con i quali venivano deportati ebrei. Treni della disperazione, che a Renicci trasferirono oltre 10mila prigionieri. Ma i Lukac a Renicci non arrivarono mai.

"Il figlio di Gonippo, ormai ottantenne, è tornato a Monterchi e ci ha lasciato un plico con le memorie di quei giorni - spiega Lina Guadagni, direttrice del Museo della Madonna del Parto, alla quale sono stati consegnati i documenti - aveva paura che si perdesse la memoria di quanto accaduto. Così abbiamo scoperto che Massi il giorno dell'arrivo del convoglio si recò con un carro ad Anghiari e che trasse in salvo le due famiglie, ovvero i due fratelli Lukac, le loro mogli e i loro figli, probabilmente 8 persone tra adulti e bambini".

Come entrarono in contatto le famiglie ebree con la famiglia Massi? E' ancora un mistero: quello che è certo è che Gonippo era una figura di riferimento per la comunità monterchiese, la sua onestà era riconosciuta da tutti, così come la sua capacità imprenditoriale. E dato che le due famiglie ospitate erano benestanti (uno dei fratelli era un alto funzionario bancario) è probabile che i primi contatti siano nati per lavoro. "Gonippo e Nova ospitarono fino alla fine della guerra le due famiglie - spiega Guadagni - dai documenti emerge che davano loro consigli per non esporsi troppo, suggerivano di vestirsi in modo dimesso, e quando si muovevano per andare al lavoro, nei campi, o comunque fuori da Vicchio, restavano insieme". In quel periodo non furono in molti a conoscere i Lukac e il loro segreto. Di sicuro i giovani della famiglia Massi erano al corrente dell'intera vicenda e qualche altra famiglia che frequentava il podere di Vicchio, li avevano incontrati. La giovane e talentuosa Olga aveva stretto amicizia con alcuni coetanei, aveva un'amica a Pocaia, dava anche lezioni di inglese. Finita la guerra sarebbe voluta rimanere a Vicchio: aveva un prezioso anello e lo offrì in pegno a Gonippo affinché la ospitasse ancora. "Lui rifiutò l'anello, le disse che sarebbe potuta rimanere quanto voleva, non voleva niente in cambio. Ma poi lei ci ripensò e tornò in Slovenia". Gonippo e Nova ormai non sono più in vita, il ricordo del loro gesto però - grazie all'interessamento dell'Ambasciata di Israele che ha deciso di conferire la medaglia - è sopravvissuto e resterà impresso nella storia. La famiglia Lukac nel 1976 (anno della morte di Gonippo) tornò in Valtiberina per rivedere quei luoghi e per ringraziare ancora una volta la famiglia Massi. Oggi cinque dei loro eredi saranno di nuovo a Monterchi: potranno visionare il plico con le memorie di Gonippo e le foto scattate in quei lunghi mesi. E forse riconosceranno nei volti di quei giovani ospitati a Vicchio i loro padri, madri o nonni.

Lunedì parteciperanno alla cerimonia: il programma della mattinata prevede i saluti del sindaco del Comune di Monterchi Alfredo Romanelli, l'intervento dei Rappresentanti delle Autorità locali, intervento della prima Assistente dell’Ambasciata di Israele in Italia Sara Ghilad che consegnerà delle onorificenze alla memorie dei Giusti.

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