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Lecci al Porcinai, Wwf Arezzo: "Chiesto incontro urgente al sindaco, si può risolvere senza abbatterli"

In merito alla vicenda della riqualificazione dei giardini pubblici di Viale Michelangelo e dell’area interessata dalla stazione ferroviaria, il WWF Arezzo, appurato che il progetto prevede l’abbattimento delle 70 secolari piante di leccio, ha...

In merito alla vicenda della riqualificazione dei giardini pubblici di Viale Michelangelo e dell’area interessata dalla stazione ferroviaria, il WWF Arezzo, appurato che il progetto prevede l’abbattimento delle 70 secolari piante di leccio, ha chiesto un incontro urgente al Sindaco Ghinelli e all’Assessore Gamurrini.

“Al momento possiamo basarci solo su quanto contenuto su alcuni documenti reperibili sull’Albo Pretorio del Comune” – dichiara Simona Perugini Presidente del WWF Arezzo – “poiché non è dato modo di avere i dettagli del progetto, pertanto attendiamo di poter parlare con gli amministratori prima di dare una valutazione definitiva. Se da un lato possiamo dirci sostanzialmente favorevoli al progetto generale di riqualificazione di tutta l’area, che prevede tra l’altro una riduzione del traffico veicolare a favore di quello pedonale, dall’altro lato, quanto letto sulle carte a disposizione, basta a far sorgere assolute riserve sulla parte relativa ai giardini ed alla necessità di abbattere i lecci”.

L'analisi del Wwf di Arezzo

Nel documento di fattibilità emesso dalla Giunta Comunale nell’aprile del 2017, infatti, si legge che sarebbe necessario abbattere i lecci anche al fine di aumentare la visibilità notturna dell’area, riducendo i rischi per la sicurezza dei cittadini che vi si trovano a transitare. Per quanto si possa concordare con questa preoccupazione e che sia necessario risolverla, non ci troviamo certo di fronte ad un foresta impenetrabile, che necessita di essere rasa al suolo per raggiungere lo scopo prefissato. Stiamo parlando di giardini che corrono paralleli ad una delle arterie principali della città, e non riteniamo possibile che l’unico modo per garantire la sicurezza di quest’area sia quello di eradicare gli alberi secolari presenti, che sono parte acquisita del paesaggio cittadino.

Considerato la ragguardevole somma di denaro necessaria ai lavori (circa 1 milione di euro), riteniamo che il risultato lo si possa raggiungere comunque progettando un’adeguata illuminazione e con delle potature mirate e fatte nei periodo giusti. Le moderne tecnologie di illuminazione permettono di ottenere risultati efficaci, ma ovviamente serve una progettualità mirata a tal scopo. “La scelta di abbattere i lecci – prosegue il Presidente WWF Arezzo – risulta chiaramente la soluzione più veloce e più semplice, ma si tratta anche dell’opzione estrema che a nostro parere creerebbe un danno, non solo paesaggistico alterando pesantemente il panorama di viale Michelangelo, ma soprattutto ambientale”.

Non si può pensare’ infatti, di limitare la presenza “verde” solo ed esclusivamente ai parchi cittadini, direzione che questa amministrazione pare in qualche modo avere intrapreso. La presenza di piante in tutto il tessuto urbano è indispensabile per innalzare la qualità dell’aria, attenuando la rumorosità del traffico, riducendo l’escursione termica e limitando l’effetto della pioggia battente favorendo l’infiltrazione graduale delle piogge. Tutti benefici che non siamo noi a indicare, ma sono illustrati in uno dei lavori relativi alla forestazione urbana del Prof. Francesco Ferrini, ordinario in arboricoltura all’Università di Firenze e considerato uno dei maggiori esperti del paese. La rimozione degli storici lecci, comporterebbe la perdita, per anni (se la sostituzione con i tigli avesse successo), di tutti i benefici che queste piante apportano quotidianamente a quella parte della città.

La storia

Anche sul reimpianto di altre specie arboree riteniamo si debba fare chiarezza, perché se dalle dichiarazioni lette sui media si parla di tigli, nella proposta di fattibilità si parla di acero campestre. A questo proposito riteniamo doveroso spendere due parole sulla storia di questi giardini e sul fatto che dalle ricerche effettuate da fonti attendibili emerge che già da subito furono i lecci ad essere messi a dimora. Nell’area erano presenti alcuni filari con Olmi, Ailanti e acacie che il progettista in un primo disegno rintracciato nel suo archivio, pensa di recuperare ma che saranno poi sostituiti con la nuova piantagione per il loro pessimo stato.

Porcinai richiede un primo preventivo per la messa a dimora di 112 piante di tiglio americano (Tilia platyphyllos) che nel disegno esecutivo del 1931 sono sostituiti da lecci (Quercus ilex), pianta che il progettista utilizzerà moltissimo in tutta la sua carriera ed in questo caso, anche per sottolineare le mura cittadine. Il progetto è innovativo, perfetto per “ accogliere con volto ridente e dignitoso il visitatore o il turista” e riprende il tema degli squares en sequence realizzati lungo le vie di grande traffico nella seconda metà del 1800. Le aiuole all’italiana non hanno solo funzione estetica ma sono funzionali al passeggio ed alla fruizione del tempo libero dei cittadini; la geometria architettonica è stata mediata dalla nuova visione del verde urbano ed ha acquisito la valenza “sociale” d’Oltralpe, basti pensare che nel tratto tra Via V. Emanuele e il Bastione di Santo spirito era previsto un “giardino per fanciulli” dotato di sabbiera, giochi e panchine di legno e ghisa. Per quanto ci riguarda non risulterebbe corretto affermare che i tigli erano le piante presenti in origine, Il progetto che nel 1931 Pietro Porcinai, all’età di 21 anni, propone per i giardini della stazione di Arezzo è il primo e rimarrà uno dei pochi progetti che realizzerà per una amministrazione. E anche questo aspetto assume una rilevante importanza storica, considerato che il Porcinai viene ritenuto universalmente il più importante architetto paesaggista italiano del XX secolo.

Ci domandiamo e “lo chiederemo agli amministratori – conclude il Presidente WWF Arezzo – se tutti questi aspetti sono stati presi in debita considerazione e se l’amministrazione comunale abbia compreso che decidere di modificare pesantemente una parte del paesaggio storico aretino è una questione che deve essere oggetto della partecipazione popolare e non solo di un ristretto gruppo di tecnici”.

Su questo aspetto, se non saremo ricevuti o se dall’incontro non dovessimo uscire con risposte soddisfacenti, il Wwf è pronto a mobilitare le proprie forze ed a coinvolgere la popolazione, come avvenne all’epoca dello scellerato progetto che prevedeva la eradicazione di tutte le piante del Prato, cosa che, grazie al forte aiuto della cittadinanza, non avvenne, permettendo alla città di mantenere intatto il più importante parco cittadino.

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