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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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La dipendenza “senza sostanza” legata alla tecnologia dilaga tra  i 25 e i 35 anni

È solo un esempio, ma potrebbe essere esteso ad altri aspetti legati al problema della dipendenza. Secondo uno studio compiuto dall'Associazione per la Cura e il Trattamento delle Dipendenze di Badajoz, sempre più persone si rivolgono al centro...

È solo un esempio, ma potrebbe essere esteso ad altri aspetti legati al problema della dipendenza. Secondo uno studio compiuto dall'Associazione per la Cura e il Trattamento delle Dipendenze di Badajoz, sempre più persone si rivolgono al centro per problemi di dipendenza con le nuove tecnologie, cellulare o internet. L'associazione, che segue centinaia di casi diretti ogni anno, era stata inizialmente creata per curare la dipendenza da sostanze. Maria Teresa Garcia, vice presidente dell'associazione, ha spiegato che questo tipo di dipendenza influisce negativamente su tutti gli ambiti della vita, in quanto limita il loro normale sviluppo. Ha inoltre dichiarato che la maggior parte degli affetti ha un’età compresa tra i 25 e i 35 anni.

Di recente, il presidente dell'Associazione Riojana per la cura delle persone con problemi di droga (ARAD), Jose Luis Rabadán, ha messo in guardia sull'emergere della dipendenza "senza sostanza" legata alla tecnologia e a strumenti di uso quotidiano come WhatsApp, Facebook e le piattaforme di giochi online.

Come spiegava Rabadán, le dipendenze emergono quando un comportamento normale, come ad esempio l'uso del telefono, la navigazione su Internet, il guardare la televisione o lo shopping, assumono un’importanza centrale nella vita della persona fino a portare ad una perdita del controllo che creano una situazione problematica. Aggiunge inoltre che in tutti i casi di dipendenza, esiste una predisposizione, un’alterazione del comportamento, legata all’isolamento o alla bassa autostima. Secondo l’ARAD, la lotta contro le dipendenze "senza sostanza" dovrebbe considerata allo stessa stregua della lotta contro le dipendenze da sostanze (eroina, alcool ...).

Rabadán riconosce che si tratta di una forma di dipendenza difficile da rilevare perché racchiude azioni legate al normale svolgimento della vita quotidiana. Inoltre, il suo modo di manifestarsi non è lo stesso di quello legato alla dipendenza da sostanze, in quanto si ha a che fare con strumenti che, se ben ben utilizzati, rendono la vita più facile. È l'abuso di un comportamento normale ciò che la differenzia dalla dipendenza da sostanze.

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La dipendenza dalle nuove tecnologie è così diffusa in tutto il mondo tanto che è stato coniato un termine per designarla: la "sindrome FOMO” (Fear of Missing Out, paura di perdere qualcosa), che definisce tutti coloro che temono l'esclusione "virtuale” legata in particolare ai social network. Questo problema affetta il 56% degli utenti, secondo un sondaggio condotto da MyLife nel luglio 2013. Il 27% degli intervistati ha dichiarato di consultare i social network appena sveglio.

Questa sindrome viene relazionata con la così detta nomofobia, termine con cui viene definita la paura e l’angoscia che colpisce la persona che dimentica il proprio telefono cellulare a casa o in ufficio. Tale malattia, come spiega uno studio compiuto dal blog Giochi di Slots, presenta diversi livelli di coinvolgimento, che vanno dalla sensazione di disagio causata dall'assenza di qualcosa, utile per svolgere una particolare attività, alla sensazione di disagio e ansia che emerge per l'impossibilità di utilizzare un qualcosa che è considerato come una necessità. Molti degli utenti si “sentono nudi” quando non hanno con sé lo smartphone o quando non hanno la possibilità di accedere a Internet e vengono assaliti dall’ansia quando perdeno il telefono cellulare, sono a corto di batteria o quando gli è impossibile connettersi.

Jose Luis Rabadán ha spiegato che quando si inviano 200 messaggi al giorno con WhatsApp si è costantemente in attesa, e raddoppia il numero di volte con cui controlliamo il telefono per verificare se i messaggi sono stati ricevuti. Questo atteggiamento patologico può portare alla comparsa della sindrome della Vibrazione Fantasma.

Il nome di questa sindrome detta della vibrazione fantasma è stato coniato da un gruppo di neuroscienziati provenienti da diverse università americane. Questi esperti hanno analizzato la sensazione che provano molte persone quando credono, erroneamente, che il loro cellulare ha vibrato e si precipitano a controllare chi ha chiamato o inviato loro un messaggio. Può accadere innumerevoli volte anche quando non si ha con sé il telefono o quando è spento. Secondo i dati rilevati, l’80% degli utenti soffre della sindrome della vibrazione fantasma.

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