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"Se porti la mascherina ti guardano e ridono". Ilaria dall'Olanda racconta il Coronavirus: "Abbiamo avviato una raccolta fondi"

Da Amsterdam la giovane aretina racconta la sua esperienza all'estero. I contatti con l'Italia e l'inizio dell'epidemia in Olanda: "Non hanno ancora compreso la pericolosità del virus"

"Solo negli ultimi dieci giorni il governo olandese ha preso provvedimenti più restrittivima se usciamo con la mascherina ci guardano e ridono". Ilaria Severi da quattro anni ha lasciato Arezzo per trasferirsi prima a Rotterdam, dove ha conseguito il master in 'media and business', e poi ad Amsterdam dove vive ormai da più di un anno e dove si è occupata della gestione di campagne social media e adesso di marketing e comunicazione. 

"E’ passato quasi un mese dal primo caso di Coronavirus in Olanda e soltanto negli ultimi dieci giorni il governo ha iniziato a prendere dei provvedimenti importanti, che sono poi diventati ancora più seri e restrittivi da lunedì scorso. Credo che le fasi del contagio in Olanda siano state un po' le stesse di quelle viste in Italia".

Come hai seguito quello che stava accadendo in Italia?

"La mia famiglia mi ha tenuta aggiornata sin dall’inizio della diffusione del virus - racconta Ilaria - viverlo da qua è stato bruttissimo: i casi in aumento, le difficoltà negli ospedali al nord. Erano gli argomenti principali su tutti i social media, quindi sarebbe stato comunque impossibile non venirne a conoscenza. All'inizio era come vedere un film dell’orrore nel quale il mio Paese veniva lacerato giorno dopo giorno. Qui in Olanda infatti la vita continuava come sempre e ancora non c’era stato nessun caso. Tra il primo caso emerso in Italia al primo caso in Olanda sono passate circa tre settimane. Sembrava di essere su due pianeti diversi. E' anche per questo motivo che insieme ad altri colleghi italiani abbiamo iniziato una raccolta fondi supportata dalla mia azienda rivolta alla Croce Rossa Italiana. Era l’unica cosa che potesse farci sentire in qualche modo di aiuto al nostro Paese: abbiamo donato 1.200 euro". 

In Olanda al momento come è la situazione?

"Soltanto negli ultimi dieci giorni sono stati presi dei provvedimenti che sono poi diventati ancora più seri e restrittivi da lunedì - prosegue Ilaria - la comunità italiana e quella spagnola hanno cercato di mettere tutti in guardia per far capire la gravità del problema, l’importanza di iniziare l’isolamento. Il primo provvedimento è arrivato il 12 marzo: aboliti tutti gli eventi con più di 100 persone, praticamente bloccati solo discoteche e grandi concerti. Le aziende intanto hanno iniziato ad attivare lo smart working invitando a lavorare da casa. La situazione è peggiorata velocemente e domenica 15 marzo il primo ministro Rutte ha imposto la chiusura di bar, ristoranti, hotel e palestre fino al 6 aprile, ma niente quarantena. Alcuni, specialmente gli stranieri, soprattutto italiani e spagnoli, hanno iniziato una sorta di autoisolamento. Gli olandesi, per la maggior parte, continuano le loro vite tranquilli e dato che palestre e centri di ricreazione sono chiusi, iniziano ad invadere parchi e luoghi dove si possa fare una camminata e un po' di esercizio. E' partita la corsa agli acquisti, soprattutto carta igienica. La quarantena secondo il governo olandese è una misura estrema: secondo i loro calcoli, circa il 70 per cento della popolazione si ammala comunque. Nonostante l'appello di restare a casa lo scorso weekend tutti hanno approfittato del bel tempo per uscire. Ecco perchè lunedì Rutte con un nuovo annuncio ha annullato tutti gli eventi fino al 1° giugno. Le persone possono uscire per una passeggiata o per comprare beni primari ma preferibilmente da soli o con un massimo di altre due persone. Se vengono trovati gruppi con più di tre persone scatta la multa. I negozi sono aperti ma devono adottare le misure di sicurezza molto rigide, altrimenti vengono chiusi".

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Gli olandesi cosa pensano del virus, e degli italiani?

"Se esci con la mascherina ti guardano e ridono. Non hanno ancora capito la gravità della situazione. E' stato anche comunicato che al momento ci sono sufficienti letti per accogliere i cittadini ammalati. Le persone non mantengono le distanze di sicurezza e per molti la reazione di noi italiani e spagnoli è esagerata. Lo stesso ministro Rutte aveva comunicato che secondo lui le misure prese da certi paesi erano un po' troppo drastiche. Alla fine, noi italiani siamo sempre visti come 'i re dei drammi'". 

Come vivi questi giorni, il tuo lavoro ne ha risentito?

"Non ti aspetteresti mai di dover affrontare, da sola, e lontano dalla famiglia, una pandemia globale. La situazione è quella che è: possiamo fare poco se non farci forza, vivere alla giornata e sperare che domani sia un giorno migliore. Ho sicuramente la fortuna di poter lavorare da casa per un’azienda il cui business è online e legato alla telefonia".

Cosa diresti alla tua famiglia e a tuoi amici rimasti in Italia? 

"A loro mando un grosso abbraccio, ma anche a tutta la mia città e a tutte quelle persone che lavorano duro per tutti noi e che non hanno il privilegio di lavorare da casa: a loro voglio augurare tanta forza e coraggio".

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