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Il monumento ai caduti e la scritta a 'singhiozzo'. L'appello: "Necessaria petizione popolare?"

"Sarà sufficiente fare il restauro senza tante chiacchiere?" La domanda è quella che si sono posti alcuni aretini all'indomani delle celebrazioni per il 25 aprile. In piazza Poggio del Sole, davanti al palazzo della prefettura, è stato eretto un...

"Sarà sufficiente fare il restauro senza tante chiacchiere?"

La domanda è quella che si sono posti alcuni aretini all'indomani delle celebrazioni per il 25 aprile. In piazza Poggio del Sole, davanti al palazzo della prefettura, è stato eretto un monumento che ricorda tutti i caduti e tutte le vittime della Resistenza. La statua, realizzata dall'artista brasiliano Bruno Giorgi nel 1975 su incarico dell'allora sindaco Aldo Ducci, riporta anche la scritta “Il popolo delle vallate aretine ai caduti per la resistenza”.

Nel tempo però le lettere che compongono la frase sono state saccheggiate. Sparite. E al loro posto restano soltanto le sagome dei caratteri.

Ieri, in occasione del 25 aprile, ecco che la piazza si è riempita di cittadini e di autorità, militari e civili, che hanno celebrato il 72° anniversario della Liberazione.

Una cerimonia semplice quanto solenne ma disturbata da quella scritta rovinata ed incompleta. La domanda che qualcuno si è posto è stata: "Si ritiene o no che il monumento in piazza Poggio del Sole faccia parte del decoro urbano (e di quello civile) della città? E in questo caso chi deve occuparsi del restauro della scritta sul suo basamento? Ci vorrà una petizione popolare, si risolverà con un atto di indirizzo del Consiglio Comunale o sarà sufficiente fare il restauro senza tante chiacchiere?" A proposito dell'artista Bruno Giorgi e dell'opera collocata in piazza Poggio del Sole Bruno Giorgi (Mococa, 13 agosto 1905 – Rio de Janeiro, 1993) è stato uno scultore brasiliano. Figlio di immigrati italiani, nel 1911, all'età di sei anni, tornò a Roma con la famiglia. Studiò disegno e scultura essendo in estate ospitato dalla grande bottega artigiana dei parenti di Ferentino, le fornaci Giorgi. Partecipò ai movimenti antifascisti e fu condannato dal regime a sette anni di carcere; sposò a Ponza Giuliana Segre, ebrea piemontese, figlia di Marco Segre, nipote di Claudio Treves e cugina di Carlo Levi. Grazie all'intervento dell'ambasciatore brasiliano in Italia, fu estradato verso il Brasile dopo quattro anni. Riuscì però a fermarsi a Parigi, dove nel 1937 frequentò le accademie "La Grande Chaumière" e "Ranson", e conobbe Aristide Maillol, Henry Moore, Marino Marini e Charles Despiau. Nel 1939, allo scoppio della guerra, rientrò a San Paolo dove lavorò con artisti del "Gruppo Santa Helena" e del gruppo "Famiglia Artistica Paolista". Nel 1943 trasferì il proprio atelier a Rio de Janeiro I suoi lavori sono esposti in numerosi luoghi del Brasile. Estratto da "Il Capitano Magro" di Enzo Gradassi Nel 1975 il Comune di Arezzo (sindaco Aldo Ducci) gli affida l’incarico per realizzare il Monumento alla Resistenza che per il figlio di emigrati, prigioniero, espulso costituisce certamente un momento di importante riconoscimento. Il risultato è la massa di un corpo inclinato con le mani tese nel vuoto in una forte tensione che suggerisce allo stesso tempo la disperazione nella caduta e la resistenza spirituale nell’ascesa indomabile dell’eroe.

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