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Giornata Mondiale per la lotta all’Aids: ad Arezzo 400 casi

Sono oltre 400 le persone con Aids conclamato o sieropositivi con Hiv, seguiti dalla unità operativa di Malattie Infettive dell’Ospedale San Donato di Arezzo. Ogni anni più di 20 nuovi casi. Quasi totalmente con infezione trasmessa da rapporti...

Sono oltre 400 le persone con Aids conclamato o sieropositivi con Hiv, seguiti dalla unità operativa di Malattie Infettive dell’Ospedale San Donato di Arezzo. Ogni anni più di 20 nuovi casi. Quasi totalmente con infezione trasmessa da rapporti sessuali. Vicino a zero la trasmissione fra tossicodipendenti.

L’Aids è una malattia che, pur se in molti casi non più mortale, è ancora da sconfiggere sul piano scientifico e ancor più su quello sociale.

In occasione del 1 dicembre giornata mondiale per la lotta all'AIDS, l'Associazione Aiuto Sieropositivi, in collaborazione con il Comune di Arezzo, presso l'Informagiovani in Piazza S. Agostino ad Arezzo, ha organizzato una mostra di manifesti sulla prevenzione dell'infezione da HIV: resterà aperta fino al 5 dicembre, con orario 15,00-19,00.

Martedì pomeriggio (1 dicembre) saranno presenti anche medici della Unità Operativa di Malattie Infettive a disposizione per dare informazioni specifiche a chiunque vorrà intervenire.

Quanti casi in Toscana... In 5 anni di sorveglianza delle nuove infezioni da HIV sono state notificate in Toscana 1.401 nuove diagnosi. L’andamento delle nuove diagnosi è costante negli anni: Il 79,1% dei casi notificati riguarda il genere maschile (rapporto maschi/femmina 3,8:1). Le femmine sono più giovani alla diagnosi (età mediana 34 anni contro 40 anni nei maschi), il 20% delle sieropositive scopre la propria condizione grazie allo screening offerto in gravidanza grazie al quale i casi con modalità di trasmissione verticale tra madre e figlio, sono divenuti eventi rari. Negli ultimi 5 anni i casi pediatrici sono stati 5. Nel contesto nazionale, la Toscana si colloca, per tasso di incidenza, al terzo posto insieme al Piemonte con 7,3 nuove diagnosi ogni 100 mila residenti, precedute da Lombardia (9,2) e Lazio (9,3); la media nazionale è di 6,0 nuove diagnosi ogni 100 mila abitanti. La maggioranza delle infezioni da HIV è attribuibile a contatti sessuali non protetti: i rapporti eterosessuali rappresentano la modalità di trasmissione nettamente più frequente per le donne (90,3%). Nei maschi il contagio è sia omosessuale (MSM: maschi che fanno sesso con maschi) che eterosessuale: 49,74% e 36,7% rispettivamente. Il 60% dei pazienti sieropositivi viene sottoposto a terapia antiretrovirale entro 90 giorni dalla diagnosi di sieropositività.

Un caso di HIV su 5 è già in AIDS conclamato al momento della diagnosi di sieropositività e il 57% è Late Presenter , ovvero si presenta alla prima diagnosi di sieropositività con un quadro immunologico già compromesso o con una patologia indicativa di AIDS. I late presenter sono più frequenti nei maschi, in persone con età più avanzata e tra gli eterosessuali (65,2% contro 465,7% nei MSM). Questo dato testimonia la scarsa percezione del rischio tra gli eterosessuali, che eseguono il test quando c’è già il sospetto di una patologia HIV-correlata. I pazienti con nazionalità straniera a cui viene diagnosticata una infezione da HIV sono 352 (il 25% del totale) ed hanno un tasso di notifica 3 volte superiore a quello degli italiani (20,9 per 100.000 residenti contro 6,2).

Nonostante un maggiore accesso alle terapie e alle cure, i dati indicano che il livello di attenzione deve rimanere elevato: secondo il Report di Unaids The Gap Report emerge che nel mondo ci sono circa 35 milioni di persone che vivono con l’infezione HIV. Tuttavia le nuove infezioni sono in calo: in dodici anni si è registrato un calo del 38%. Ma ogni anno nel mondo un milione e mezzo di persone muoiono per problemi correlati all’AIDS.

I giovani e il sesso sicuro

L'indagine dell'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza del 2013, condotta in ambito scolastico tra i ragazzi di età compresa tra 15 e 25 anni, segnala che il 73% dei giovani non conosce le 5 più famose malattie trasmesse sessualmente; il 33% non è capace di stimare il pericolo rappresentato da Hiv/Aids; solo il 29% dei ragazzi e il 35% delle ragazze usano il preservativo; il 19% dichiara di aver avuto il primo rapporot sessuali prima dei 14 anni. Per quanto riguarda la Toscana, i dati dell'indagine Edit condotta dall'Ars (Agenzia Regionale di Sanità) sulla popolazione studentesca rivelano che nel 2011 il 40% dei ragazzi sessualmente attivi non aveva usato il profilattico, il 25% aveva meno di 14 anni al primo rapporto e solo il 43% conosceva le modalità di trasmissione di Hiv/Aids. La terapia antiretrovirale In Toscana il 60% dei pazienti Hiv-positivo viene sottoposto a terapia antiretrovirale entro 90 giorni dalla diagnosi di sieropositività. Tra i casi di Aids invece solo il 29% dei pazienti era stato sottoposto a terapia antiretrovirale pre-Aids. Siamo comunque di fronte a un abbassamento del livello di guardia, legato alla scarsa conoscenza del problema e dei comportamenti a rischio. La conseguenza: una diffusione anche inconsapevole dell'infezione e un ritardo nell'accesso alle cure. Iniziare la terapia antiretrovirale precocemente è un vantaggio sia in termini di sopravvivenza che di qualità della vita. L’impegno della Regione nell’Africa Subsahariana Ridurre il tasso di mortalità e trasmissione dell'Hiv da madre a figlio in tre regioni rurali dell'Africa Subsahariana. E’ un progetto che vede fra i protagonisti la Regione Toscana tramite le proprie strutture sanitarie e i centri di ricerca, e che ha coinvolto 200.000 persone, tra donne, bambini, staff sanitario e parasanitario e rappresentanti delle autorità locali. Le attività di supporto e valorizzazione delle expertise tecniche, rafforzamento di partnership e messa in rete di attori con particolare competenza nelle aree di intervento hanno permesso di raggiungere risultati notevoli e trarre importanti lezioni dalla messa in opera dell'iniziativa, essenziali sia per il miglioramento delle condizioni socio-sanitarie delle popolazioni beneficiarie dell'intervento specifico, sia per le possibilità di replicazioni future in contesti differenti. Il budget complessivo del progetto era pari a 1.300.000 euro, di cui 975.000 da parte della Commissione Europea, 182.000 della Regione Toscana, e il restante da parte delle organizzazioni partner.

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