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Studenti vittima di gioco d'azzardo con le scommesse sportive

La piaga sociale raccontata dal delegato Anpi per le ludopatie Simona Neri

Uno studio di Espad Italia evidenzia che nel 2017 sono stati oltre 1 milione gli studenti che hanno giocato d’azzardo almeno una volta, mentre nel 2008 erano ben 1,4 milioni.

Così Simona Neri, Delegato Anci toscana in materie di ludopatia, ritorna su questo problema diventato una piaga sociale nel nostro Paese.

Si può tracciare un profilo “tipo” affermando che, come per l’età adulta, il gioco più diffuso è sempre il Gratta&Vinci e che la percentuale di studenti maschi che gioca è quasi doppia rispetto a quella delle coetanee. Tra i giovani giocatori “problematici” invece il gioco privilegiato è rappresentato dalle scommesse sportive. “Ma concentriamoci su un dato che ritengo particolarmente allarmante: nonostante nel nostro Paese sia illegale giocare per i minorenni, si stima che 580.000 studenti under 18 abbiano giocato d’azzardo nel corso dell’anno. Solo il 27% di essi riferisce di aver avuto problemi ad accedere al gioco in luoghi pubblici ed il 10% non sa neppure che l’azzardo è vietato ai minori.

"Un terzo degli studenti, prosegue la Neri, afferma di poter raggiungere un luogo dove giocare in meno di 5 minuti a piedi da scuola. Alcune tra le misure più diffuse dalle Regioni italiane per contrastare lo sviluppo della patologia sono appunto i “distanziometri” che delimitano fasce protette intorno a luoghi sensibili, come le scuole, dove non è più possibile aprire nuovi negozi di gioco. Salvaguardando però spesso l’esistente. L’assuefazione visiva dei giovani ai luoghi di gioco, o peggio ancora ai giocatori d’azzardo che fin dalle prime ore della mattina occupano le postazioni slot dei bar, contribuisce a fornire una visione “troppo” normale e quotidiana dell’azzardo, quando tra gli adolescenti sarebbe certamente preferibile promuovere un tipo di gioco sano e sociale. Fra gli studenti giocatori infatti i luoghi dove si gioca più frequentemente sono i Bar e i Tabacchi. Certamente rendere obbligatoria l’attivazione del gioco tramite tessera sanitaria (così come previsto dall’accordo raggiunto in Conferenza Unificata nel 2017 ma attualmente accantonato) aiuterebbe a contrastare l’accesso ai minori. Ma queste limitazioni “fisiche”, accanto all’eventuale regolamentazione degli orari di apertura degli esercizi non sono sufficienti, il problema di diffusione dell’azzardo patologico tra i giovani, che fortunatamente è in lieve diminuzione, va combattuto culturalmente e fin dalla tenera età.

Soluzioni? Simona Neri ricorda come sia necessario nell’immediato intensificare la sensibilizzazione dei giovani studenti ad un uso corretto e responsabile dello smartphone e quindi della “rete”, che rappresenta certamente un’opportunità ma anche un pericolo. Il gioco online è in diminuzione rispetto al 2015 ma il device più utilizzato per giocare online è appunto il telefonino, con il quale si può giocare e scommettere direttamente da casa. Il gioco quindi, non si “compra” solo recandosi nei luoghi fisici designati. Accanto a questo occorre promuovere ogni forma di gioco sano e sociale. Servono delle politiche specifiche ed adeguate a contrastare le tante forme di disagio giovanile che purtroppo si stanno diffondendo e che portano sempre più ragazzi all’emarginazione, all’isolamento. Occorre rafforzare il loro legame con la collettività e puntando a misure che tornino ad infondere fiducia sul proprio futuro. Quasi il 39% degli adolescenti infatti è convinto che sia possibile diventare ricchi se si è bravi al gioco, che ci si possa realizzare attraverso un colpo di fortuna piuttosto che contando sulle proprie capacità creative e professionali o sulla propria formazione.

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