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"Non è dedicato a lui, è solo un grosso malinteso". Gino Ciofini della Uisp spiega il Pallone per la Pace 2019

Non ci sono dediche personali quest'anno, quei nomi sono riferiti a molti anni fa. La chiusura costruttiva del caso con le parole di Tito

C'è solo un grosso malinteso dietro alla polemica innestata da Tito Anisuzzaman della'associaiozne Bangladesh oggi in concomitanza con l'edizione 2019 del Pallone per la Pace organizzato dalla Uisp.

Tito ha attaccato gli organizzatori pubblicamente per una dedica Aung San Suu Kyi, "premio Nobel per la pace, oggi Ministro dell’attuale governo, militare della Birmania che sta massacrando la minoranza musulmana presente nel loro Paese, il popolo Rohinya."

E' lo stesso presidente della Uisp Gino Ciofini a spiegare a tutti, Tito compreso, che c'è stato un malinteso da parte sua e che l'edizione di quest'anno non è dedicata affatto a quei nomi e tanto meno all'attuale ministro birmano.

"Quella è stata una dedica di alcuni anni fa quando fu insignito del premio Nobel per la pace, va contestualizzata a quel momento, non c'entra niente con l'edizione di ques'anno. Nella nostra comunicazione abbiamo soltanto voluto ricordare alcune edizioni passate, tra cui quelle dedicate a Papa Wojtyla e Ìngrid Betancourt."

"Sono molto dispiaciuto - ha detto Ciofini - perché anche quest'anno abbiamo voluto dedicare la manifestazione a qualcosa che ha a che fare con la stretta attualità, non ad un personaggio, ma al concetto di pacifica convivenza fra i popoli e alla costruzione di una società multietnica."

La spiegazione appare chiara, il problema dunque dovrebbe essere del tutto rientrato.

E infatti dopo una telefonata chiarificatrice è arrivata la chiusura costruttiva del caso con le ultime parole di Tito:

Voglio rispondere pubblicamente a Gino Ciofini, Presidente UISP Arezzo, perché abbiamo parlato per telefono e ci siamo capiti e di questo lo ringrazio perché ha dimostrato di essere una persona schietta e che tiene alla manifestazione, ai suoi valori e ai rapporti interpersonali, quanto ci tengo io. Il malinteso in parte è reale perché davvero avevo erroneamente capito che questa edizione 2019 fosse dedicata al ministro birmano, mentre Gino mi ha chiarito che non è così. Tuttavia, negli articoli che oggi sono girati per parlare di questa edizione del Pallone per la pace, il nome di Aung San Suu Kyi è stato citato tra coloro che lavorano per la pace nel mondo e questo l’ho trovato inaccettabile, al di là del fatto che l’edizione le sia stata dedicata quest’anno o qualche anno prima. Penso che questo piccolo fraintendimento abbia generato alcuni effetti positivi: da una parte, si è rivelata l’occasione per parlare di quello che sta succedendo in Birmania (e che pochi sanno), dall’altra, ha dato modo di sottolineare quanto ci sia profondamente bisogno di manifestazioni come il Pallone per la pace e che questi eventi debbano essere momenti di reale confronto tra persone provenienti da contesti, sensibilità, storie e percorsi diversi.

Senza dubbio la dedica di quest’anno alla pacifica convivenza tra i popoli e alla costruzione di una società multietnica, ha un grande valore che dimostra le buone intenzioni degli organizzatori del Pallone per la pace e segna un cammino di condivisione di idee e di punti di vista, anche diversi, che sono proprio alla base della società plurale che noi tutti auspichiamo.  

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