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"Io, picchiato con la bombola del gas e cacciato di casa perché gay. La mamma mi diceva: fai schifo"

Il racconto di Giacomo: "Mia madre mi ha portato dallo psichiatra, non si faceva una ragione del fatto che fossi omosessuale. Mi spingeva verso le ragazze in ogni modo. Poi un giorno è esplosa la furia di mio zio. Meno male ho avuto l'appoggio di mio padre, che mi ha trovato una nuova casa"

Giacomo ha 28 anni, abita nel Valdarno aretino, e racconta una storia fatta di violenza, sia fisica che psicologica. Due anni fa ha deciso di fare coming out ("non farlo sarebbe stato mentire a me stesso"), raccontando alla madre di essere omosessuale, mai immaginando quel che sarebbe accaduto in seguito. "Ho subito una serie di vessazioni, culminate con un duro scontro con mio zio, che ha cercato di colpirmi con una bombola del gas. E sono stato cacciato di casa", dice.

Dopo il caso Malika

La decisione di raccontare pubblicamente quanto vissuto è maturata in questi giorni, dopo il caso ecaltante di Malika. "E' stata d'esempio - dice Giacomo - mi ha emozionato, trasmettendomi la forza per farmi avanti". Anche se, aggiunge, "io almeno ho avuto l'appoggio di mio padre. Mi ha aiutato a trovare una nuova casa e non mi ha fatto mai mancare il suo appoggio", dice oggi Giacomo.

Mesi d'inferno

Alcuni dettagli Giacomo li omette, c'è una vicenda giudiziaria che deve fare il proprio corso ("dopo tutto, sono stato anche denunciato per maltrattamenti e lesioni da mia madre", dice Giacomo che sostiene di aver fatto poi controdenuncia), ma a grandi linee, quello che il ragazzo considera l'inizio del suo inferno risale a un paio di anni fa. Il racconto parte dalla scelta di far partecipe la madre del suo orientamento sessuale ("cercai un approccio più pacato possibile"), parole che però sarebbero state accolte male, molto male. Giacomo viveva con lei, i suoi genitori erano da tempo divorziati. E poi c'è una figura, quella dello zio. "E' stato coinvolto da subito da mia madre e da parte di entrambi sono iniziate le violenze". Giacomo racconta di spintoni e ceffoni da un lato e tentativi di convincimento a rinunciare all'attrazione per i ragazzi dall'altro. "Mia madre voleva riportarmi sulla retta via", dice sorridendo.

Portato dallo psichiatra

Quello che più lo ha ferito sono state le offese ("Finocchio, fai schifo!", riferisce). Ma non solo. "Mia madre - racconta - mi dava del malato mentale, cercava di farmi 'guarire'. Mi ha portato dagli psichiatri". Secondo il racconto, l'atteggiamento sarebbe stato quello di chi non avrebbe voluto farsene una ragione. "Cercava di scegliere lei le mie amicizie. Mi spingeva verso le ragazze, come se un giorno mi potessi innamorare di una donna".

La cacciata di casa

Giacomo racconta di mesi e mesi di insulti, oggetti scagliati contro, botte e vessazioni ("Mio zio mi ha spaccato il pc in cui avevo tutti gli appunti del'università"), che sarebbero culminati con la cacciata di casa ad ottobre dello scorso anno. Nel novembre un episodio violentissimo, "che per me è ancora un trauma" dice Giacomo. Che racconta: "Ero tornato per recuperare alcune cose e mio zio ha preso una bombola del gas, me la agitava contro, ho avuto paura. Me l'ha tirata addosso più volte, sono riuscito a schivare alcuni affondi, ma mi ha colpito al braccio sinistro, facendomi finire al pronto soccorso. Da allora non ho avuto più contatti con loro, mia madre mi ha bloccato. Mi sono laureato da poco, ma ancora non ho un lavoro. Ha smesso di passarmi denaro. Mio padre ha rappresentato una salvezza per me, è sempre stato dalla mia parte, mi ha aiutato a trovare una nuova sistemazione, un bilocale. Grazie all'affetto delle persone che mi vogliono bene, sto cercando di ricostruire la mia vita". E conclude: "Io vorrei spronare tutte le persone che si trovano in una situazione analoga alla mia a farsi avanti. Rimanere nascosti e far finta di niente non serve".

La vicenda giudiziaria

Il ragazzo, come detto, è stato denunciato dalla mamma per lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Il legale del giovane, avvocato Antonio Panella, conferma la vicenda dal punto di vista legale, precisando che il 28enne "deve difendersi da queste accuse e ha deciso di rendere nota la sua storia per aiutare le persone che si trovano nelle sue stesse condizioni". La madre racconta tuttavia un'altra versione. Difesa penalmente dall'avvocato Francesca Molino, la signora nega categoricamente di aver mai allontanato da casa il figlio o di averlo malmenato, stesso discorso per il fratello, zio di Giacomo. Il cambio della serratura di casa dello scorso ottobre sarebbe stato motivato, sostiene le donna, dalla paura di essere aggredita dal figlio e, a conferma delle accuse la signora avrebbe anche un referto medico. Ad occuparsi del caso il pm Marco Dioni il quale, sostiene la difesa della donna, avrebbe inviato al giovane l'avviso di chiusura indagine.

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