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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Etruria, due anni dalla risoluzione e sempre in prima pagina. La Stampa attacca, Renzi risponde

A distanza di due anni dalla risoluzione dell'istituto di credito (era il 22 novembre 2015), Etruria, piccola banca di provincia, continua a guadagnare spazi sulle prime pagine dei giornali nazionali. Ieri mattina un lungo e dettagliato articolo...

A distanza di due anni dalla risoluzione dell'istituto di credito (era il 22 novembre 2015), Etruria, piccola banca di provincia, continua a guadagnare spazi sulle prime pagine dei giornali nazionali. Ieri mattina un lungo e dettagliato articolo de La Stampa firmato da Marcello Sorgi, ex direttore del quotidiano e oggi editorialista, ha focalizzato il recente scontro tra Matteo Renzi, segretario del Partito Democratico, e Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia.

Nemmeno un mese fa, infatti, il Pd aveva chiesto attraverso una mozione alla Camera, che non fosse rinnovato il mandato di Visco, ormai in scadenza, sostituendo il governatore con una figura “più idonea a garantire fiducia”, in relazione al tema delle banche.

LE CRITICHE DI SORGI

Sorgi spiega in primo luogo perché Banca d'Italia avrebbe fatto il suo dovere:

Visco, dall’inizio del suo primo mandato, nel 2011, aveva cominciato inutilmente a bussare alle porte dei presidenti del consiglio per convincerli a trovare una soluzione al problema delle popolari: banche piccole, medie e grandi, con legami spesso equivoci con il territorio, e amministratori che facevano il bello e il cattivo tempo e spesso soprattutto gli affari loro. Tra il 2007 e il 2015 ben settantacinque banche sono state commissariate, chiuse o assorbite da altre banche con spalle più larghe, in grado di accollarsi situazioni assai difficili. E a parte Verdini, con il suo Credito cooperativo che gli ha portato una decina di capi di imputazione e una condanna a nove anni, chi ha mandato in galera o sotto processo Mussari di Monte Paschi, Berneschi di Carige, Consoli di Veneto Banca, Bianconi di Cassa Marche, De Matteo di Tercas, oltre a papà Boschi e all’intero consiglio di Banca Etruria? La vituperata Vigilanza di Bankitalia, processata giovedì nell’aula della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, ha fornito alle procure di mezza Italia l’elenco delle malversazioni di amministratori imbroglioni. (...) Ma se il quadro delle popolari era così desolante e carico di incognite per l’intero sistema del credito nazionale, perché da via Nazionale non uscì una pubblica denuncia, un messaggio di trasparenza che avrebbe potuto mettere in guardia i risparmiatori traditi? Perché un banchiere centrale non fa comizi e anzi è tenuto al riserbo, è la versione istituzionale.

Poi Sorgi spiega che, in un primo momento, ci fosse sintonia tra l'operato di Visco e Renzi. All'improvviso, poi, qualcosa è cambiato.

La logica (...) porta a dire che la rottura tra i due avvenne sul caso di Banca Etruria. La procedura per il commissariamento di una banca, che molto spesso è l’anticamera della chiusura o della vendita, è infatti molto rigida. Il Governatore, dopo un’istruttoria basata sulle ispezioni e sulle conclusioni della Vigilanza, quando raggiunge il convincimento che il salvataggio è impossibile, scrive di suo pugno una sorta di sentenza di morte, che viene consegnata personalmente al ministro dell’Economia. Il quale, in completa autonomia, firma il decreto di commissariamento. Come negli altri casi, anche per Banca Etruria, commissariata nel febbraio 2014 e «risolta», cioè chiusa e affidata in gestione a Ubi Banca nel novembre dello stesso anno, andò così. E Padoan, su indicazione di Visco, firmò senza proferire parola. Non è dato sapere se e quando Renzi fu avvertito, certo non prima delle decisioni. Nel gruppo delle quattro popolari del Centro Italia, quella che destava più preoccupazioni era la Banca Marche, non certo Etruria. Per il premier, invece, era proprio il contrario.

L'ARTICOLO INTEGRALE SU LA STAMPA

LA RISPOSTA DI RENZI

Dopo l'affondo di Sorgi, Renzi risponde oggi con una lettera a La Stampa. In questa missiva, in sostanza, l'ex presidente del Consiglio ribadisce che Bankitalia e Consob avrebbero dovuto fare di più per salvaguardare il mondo bancario nazionale.

La lettera si apre con un attacco senza mezzi termini all'editorialista, accusato di essersi fatto dettare l'articolo, parola per parola, dalla Banca d'Italia. Segue una lunga lista di smentite e precisazioni: ("Non è vero infatti che il Governo non sia stato informato per tempo dei commissariamenti delle banche in crisi, a cominciare da Banca Etruria. Ogni passaggio è stato concordato tra Palazzo Chigi e Mef"; "nessuna freddezza legata alle vicende di Banca Etruria, nessuna mancata collaborazione"; "nessun problema istituzionale. Nessuno"). E infine il cuore dell'intervento:

Il nostro giudizio politico è che in questi anni Banca d’Italia e Consob non abbiano garantito un sistema di controlli efficiente.

Poi un passaggio diretto su Etruria, considerata da Renzi un alibi:

Anziché continuare a evocare la vicenda Banca Etruria, su cui pure sarà interessante nelle prossime settimane ricostruire sul serio l’accaduto anziché usarla come comodo alibi per azzerare ogni critica, sarebbe interessante capire che cosa è accaduto nella vigilanza sugli istituti veneti e non solo. E non basterà cercare di scaricare in modo irresponsabile le colpe sui predecessori, più o meno autorevoli, come qualcuno potrebbe immaginare di fare, contro la nostra opinione.

Chiusura in aperta polemica con Bankitalia e Consob, accusate di chiacchierare con i giornalisti, piuttosto che interessate a portare avanti il proprio lavoro scrupolosamente.

Se in questi anni le autorità della vigilanza avessero passato il proprio tempo leggendo meglio i documenti dei loro colleghi anziché parlando coi giornalisti per raccontare discutibili retroscena, probabilmente il mondo del credito e della finanza oggi starebbe meglio.

LA REPLICA INTEGRALE DI MATTEO RENZI

In copertina un frame di La7 della trasmissione DiMartedì con ospite Matteo Renzi

@MattiaCialini

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