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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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29 giugno: i giorni e gli eroi della Chiassa. La proposta: "Una serie tv su Mineo e Rosadi"

Per non dimenticare Gianni Mineo, Giuseppe Rosadi, Bruno Zanchi, Maximilian von Gablenz e gli altri – Il progetto di una serie tv

Una manciata di chilometri separa Civitella dalla Chiassa Superiore. Ma, nonostante la vicinanza, settantacinque anni fa il destino di quattrocento uomini e donne ha preso due direzioni completamente opposte.

Mentre in Valdichiana il 29 giugno 1944 è ricordato come il giorno dell'eccidio, gli abitanti dell'ultima frazione a nord di Arezzo celebrano il coraggio di due uomini, quello di Mineo e Rosadi. 

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Santino Gallorini, grande appassionato di storia locale, nel 2018 dopo un lungo lavoro di ricerca e di docomunentazione è riuscito a favorire la consegna della medaglia d'oro al valor militare ai due eroi della Chiassa ricostruendo una pagina di storia che in pochissimi conoscevano. 

Ed è sempre Gallorini a lanciare la proposta di realizzare una serie tv coprodotta da Italia e Germania per raccontare i fatti di quel 29 giugno di 75 anni fa. 

Lo stesso giorno del 29 giugno 1944 in cui i soldati nazifascisti uccidono 244 persone tra Civitella, Cornia e San Pancrazio, in una chiesa a pochi chilometri di distanza si sta consumando un altro analogo dramma.

Sta per scadere l’ultimatum di 48 ore del comando militare tedesco: “Se il Colonnello Maximilian Barone von Gablenz non viene restituito dai “ribelli” che lo hanno catturato, i 209 ostaggi rinchiusi nella chiesa della Chiassa Superiore, saranno fucilati e verranno bruciati i centri abitati di Anghiari, Montauto, la Chiassa e Borgo a Giovi”.

Tre giorni prima, una banda autonoma di “ribelli” (non inquadrata nella XXIII Brigata Partigiana Garibaldina “Pio Borri”, collegata al CLN) e comandata da un ex prigioniero russo, ha catturato l’Oberst Freiher Maximilian von Gablenz, assieme al suo aiutante. Von Gablenz, esponente di un’importante famiglia che ha dato molti alti ufficiali all’esercito germanico, è il fratello, di Carl-August von Gablenz, pioniere del volo e uno dei fondatori della Lufthansa. Il comando partigiano, della XXIII Brigata garibaldina “Pio Borri”, chiede al “comandante Russo” di liberare von Gablenz, ma lui, un ex prigioniero degli italiani fuggito da un campo di concentramento l’8 settembre 1943, è insensibile alla fucilazione degli ostaggi.

Quando l’ultimatum sta per scadere, tra la disperazione degli ostaggi e l’angoscia dei loro familiari, si presenta al comando tedesco, a rischio della vita, un giovane partigiano siciliano: Giovan Battista Mineo che tratta con i comandanti tedeschi e li convince a concedere una proroga di altre 24 ore. Ottenutolo, Mineo affronta il “russo” con il quale inizia un'estenuante e infruttuosa trattativa: “Anche se bruciare tutta Italia, io non cedere”, gli ripeteva freddamente il “russo”.

Alla fine, con grande furbizia e coraggio, Mineo riesce a farsi consegnare sia von Gablenz che il suo aiutante. Nonostante l’estrema urgenza e le poche ore alla scadenza dell’ultimatum, il ritorno con i due prigionieri al comando tedesco della Chiassa si trasforma in un lentissimo viaggio a causa dei problemi dell’ultrasessantenne colonnello menomato da una grave ferita ad un polmone. Il rischio di non arrivare prima che scada l’ultimatum è ormai una certezza, von Gablenz scrive un biglietto e lo consegna a Mineo che corre a perdifiato verso la Chiassa per consegnarlo ai comandanti tedeschi. Una corsa che risulta meno facile del previsto.

Quando Mineo arriva alla Chiassa, i primi ostaggi sono ormai schierati di fronte al plotone di esecuzione.

Mineo, quasi senza più fiato, si mette ad urlare con tutte le forze, alcuni soldati lo immobilizzano, lui agita il biglietto firmato dal loro colonnello e, dopo alcuni intensissimi momenti di incertezza, le fucilazioni vengono sospese in attesa che arrivi il colonnello. Un’attesa carica di enorme tensione nella quale lo stesso Mineo viene trattenuto anche lui come ostaggio.

Quando tutto sembra ormai perduto e il plotone d’esecuzione è ancora una volta schierato, ecco che appare allo stremo delle forze, accompagnato da un giovanissimo partigiano, Giuseppe Rosadi, Von Gablenz il quale rispettando gli impegni presi, ordina la liberazione immediata di tutti gli ostaggi imponendo la sua volontà agli ufficiali, che vogliono fucilare comunque una parte degli ostaggi in segno di punizione per il sequestro. Mentre viene restituita la libertà a tutti le campane della chiesa della Chiassa iniziano a suonare a festa.

Quale miglior sistema per farla conoscere di una Serie TV realizzata dal Regista Alberto Negrin, che magari venga coprodotta e trasmessa sia dalla Germania che dall’Italia?"

Santino Gallorini

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