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Eccidio delle Fosse Ardeatine, Arezzo dimentica Capitan Magro. Ancora attesa per una via intitolata all'eroe

A ripercorrere questa vicenda e a chiedere che Capitan Magro venga ricordato è lo storico Enzo Gradassi, autore del libro "Il Capitano Magro. L'avventura di un giovane aretino da Fiume alle Fosse Ardeatine"

C'era anche un aretino tra le 335 vittime delle Fosse Ardeatine. Lo chiamavano capitano Magro, ma al secolo era Mario Magrini, pluridecorato ufficiale dell'esercito, eroe della prima guerra mondiale e uno dei primi protagonisti dell'impresa di Fiume a fianco di Gabriele D'Annunzio. Ma anche militare mandato al confino dal 1926 al 1943, considerato «pericoloso all'ordine e alla sicurezza dello stato» fascista (fu accusato di complottare con la vite di Mussolini). Di lui, nel giorno in cui l'Italia ricorda le vittime dell'eccidio, poche restano le memorie. E molti sono ancora in attesa che venga a lui intitolata una strada o una piazza. Il 12 maggio del 2016 infatti, i consiglieri comunali Angelo Rossi e Donato Caporali presentarono una mozione con la quale si chiedeva di rendere omaggio a questo aretino: fu approvata con 23 voti favrevoli e 2 contrari. Al momento però nella cartina di Arezzo non compare nessuna indicazione.

A ripercorrere questa vicenda e a chiedere che Capitan Magro venga ricordato è lo storico Enzo Gradassi, autore del libro "Il Capitano Magro. L'avventura di un giovane aretino da Fiume alle Fosse Ardeatine" che ne ripercorre la vicenda storica e umana. Nel suo profilo Facebook Gradassi oggi ha scritto un post: "A 121 anni dalla nascita e a 74 anni dalla morte alle Fosse Ardeatine per mano nazifascista Mario Magri aspetta che si dia esecuzione alla decisione del Consiglio Comunale di Arezzo".

Chi era capitan Magro

Nato ad Arezzo nell'aprile del 1897 frequentò in città le scuole elementari e medie e il Liceo classico “F. Petrarca”. Non aveva ancora venti anni quando si arruolò volontario nella prima guerra mondiale: si distinse per valore arrivando al grado di maggiore di artiglieria. Durante il conflitto rimase ferito due volte e portò a termine imprese eroiche. Al termine della guerra fu per questo insignito di una medaglia d’argento ed una di bronzo oltre ad una Croce di guerra. Come detto, in seguito seguì Gabriele D’Annunzio nell'impresa di Fiume, diventandone aiutante di campo. In questo caso gli fu conferita una medaglia d’oro al valor militare. Poi di recò in Marocco per partecipare , come comandante dell’artiglieria, alla guerra d’indipendenza del sultano locale contro la Spagna.

Ben presto manifestò la sua avversione nei confronti del fascismo: amico di D'Annunzio, ufficiale pluridecorato fu comunque arrestato e inviato al confino dove rimase per ben 17 anni, venendo spostato in varie isole. Era infatti un personaggio scomodo, scomodissimo, per il regime. In seguito alla caduta del fascismo rientrò a Roma ed entrò nella Resistenza. Denunciato fu arrestato e portato in via Tasso.

Insieme agli altri 334 prigionieri, fu ucciso il 24 marzo del 1944 alle Fosse Ardeatine.
 

 
 

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