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Giovedì, 18 Aprile 2024

Il dormitorio di San Domenico apre prima. E c'è anche una nuova dimora Caritas per 8 persone

Si parte il 18 novembre, anziché i primi di dicembre. Collaborazione con Arezzo Casa per un progetto di co-housing

Qualche giorno fa le Acli di Arezzo avevano sollecitato l'assessore Lucia Tanti a riaprire quanto prima il dormitorio per i senzatetto in piazza San Domenico. Questa mattina è arrivata la risposta concreta del Comune che insieme a Caritas e ad Arezzo Casa ha annunciato l'apertura, anticipata di quasi un mese. Oltre ad altre novità.

Rischio freddo, l'assessore Tanti riapra il dormitorio per i senzatetto". L'appello delle Acli

Il dormitorio di piazza San Domenico aprirà le porte lunedì 18 novembre fino al 4 aprile 2020.

Arriva una nuova struttura

La grande novità di quest'anno riguarda però una nuova struttura, una vera e propria dimora che potrà accogliere fino ad un massimo di 8 persone con un'idea più ampia rispetto ad un semplice posto caldo dove passare la notte. La nuova dimora sarà nei locali di Caritas con cui si rafforza anno dopo anno il legame con il Comune. In questa struttura ci saranno servizi di screening medico, un regolamento interno e la cosa più importante, un percorso di recupero della socialità.

Chi e come può usufruire di un posto in dormitorio o nella dimora

L’accoglienza per i non residenti ad Arezzo è divisa in due filoni: chi ha una storicità di rapporti con la città, avrà accesso alle dimore invernali nei locali gestiti da Caritas a partire dal 18 novembre. Chi è solo di transito ad Arezzo, potrà usufruire di un pass di accesso al dormitorio valido per quindici giorni. 

L’assessore Lucia Tanti, in una dichiarazione congiunta con il sindaco Alessandro Ghinelli, ha spiegato:

Con queste importanti novità siamo riusciti a conciliare rigore e inclusione. L’obiettivo politico che ci eravamo prefissati, cioè “prima gli aretini”, è stato raggiunto ma senza trascurare chi aretino non è. Nessun residente ad Arezzo è fuori dalla rete di accoglienza, ampliata a un considerevole numero di persone che non risiedono in città ma che con la città hanno un legame consolidato e riconosciuto: a loro verrà garantito un tetto e un percorso rieducativo da condividere all’interno delle dimore di Caritas. Per chi invece non vuole avere rapporti stabili con la città, per motivi che possono essere i più disparati e comunque legittimi, offriremo un pass di quindici giorni per l’accesso al dormitorio. L’obiettivo è responsabilizzare le persone con diritti e doveri in cambio di un programma di reinserimento. Per il prossimo 22 ottobre abbiamo convocato tutti quei soggetti che operano in ambito sociale e associativo, compresi i quartieri della Giostra del Saracino, e che possono offrire forze di volontariato per il dormitorio.

In questo percorso è sempre fondamentale l'apporto di Caritas che mette a disposizione volontari per il dormitorio e da quest'anno una dimora nei propri locali per una finalità più ampia.

Gabriele Chianucci, operatore Caritas: “Tra un mese daremo avvio a un percorso nuovo, imperniato sulle dimore invernali. La finalità, tramite la coabitazione, il regolamento di convivenza, il monitoraggio medico e psicologico, è quella di accompagnare le persone, comprenderle e recuperarne la dignità”.

 Un concetto, questo, ripreso da don Giuliano Francioli: “Offrire un riparo e un pasto caldo non è sufficiente. Noi cittadini, tutti, dobbiamo ricominciare a educare. Le otto persone che verranno accolte nelle dimore sono poche in rapporto al problema generale ma sono abbastanza a cui offrire una prima, concreta soluzione. Ai giovani lancio un appello: spendete un po’ del vostro tempo per il volontariato al dormitorio. Arezzo è casa nostra, non possiamo non farci carico di certe responsabilità”.

Progetto di co-housing con Arezzo Casa

Un'altra grande novità di quest'anno è l'impegno di ArezzoCasa all'interno di un progetto di cohousing con cui assegnare delle case non sono per il periodo invernale, ma per tutto l'anno. 

“Edilizia residenziale pubblica significa anche pensare ai poveri. Abbiamo accettato di buon grado -  afferma Lorenzo Roggi, presidente di Arezzo Casa - il coinvolgimento in questo progetto di cohousing perché lo riteniamo innovativo e necessario. Dobbiamo ancora identificare strutture e firmare protocolli d’intesa, ma la strada è tracciata e si inserisce alla perfezione nei compiti di un amministratore, che sono quelli di lasciare la realtà in condizioni migliori di come l’ha trovata. Affrontare e tamponare le emergenze abitative non basta, la sfida vera è recuperare le persone”.

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